Jaguar Land Rover, il parziale riavvio delle attività non sta andando molto bene

Jaguar ha fatto sapere che il centro logistico globale dei ricambi sta tornando alla piena operatività. Ma si fatica, e tanto, su diversi fronti.
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Jaguar Land Rover (JLR) ha annunciato l’avvio di un “riavvio graduale” delle proprie attività, ripristinando alcune funzioni del sistema informatico e rendendo operative diverse aree IT dopo l’attacco hacker di agosto che aveva costretto l’azienda a disconnettere completamente le sue reti. L’azienda ha spiegato che questo passaggio è fondamentale per smaltire un arretrato di pagamenti ai fornitori, visto che la capacità di elaborazione delle fatture era stata temporaneamente limitata.

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Le linee di produzione, ferme da settimane, resteranno chiuse almeno fino al prossimo mese. La chiusura ha avuto un effetto a catena sulla filiera: circa 30.000 dipendenti nei tre stabilimenti di Solihull, Wolverhampton e Halewood sono rimasti a casa, mentre altre 100.000 persone impiegate nelle aziende fornitrici rischiano gravi perdite di fatturato. Alcune di queste realtà lavorano esclusivamente per Jaguar Land Rover, rendendo la situazione ancora più delicata.

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Il governo britannico ha dichiarato di lavorare 24 ore su 24 per supportare i fornitori e prevenire fallimenti a catena, ma finora nessun pacchetto concreto è stato finalizzato. Il primo ministro Sir Keir Starmer ha sottolineato l’urgenza della situazione, mentre il ministro delle Imprese, Peter Kyle, e il ministro dell’Industria, Chris McDonald, hanno confermato che il dialogo con l’azienda è costante, pur escludendo “programmi di congedo” stile Covid per questioni di costi.

Nel frattempo, Jaguar ha fatto sapere che il centro logistico globale dei ricambi sta tornando alla piena operatività, permettendo di gestire più velocemente la vendita e la registrazione dei veicoli e generando flussi di cassa essenziali.

L’azienda ha però ribadito che la situazione rimane difficile per tutti coloro che dipendono dalle sue linee produttive, evidenziando la fragilità della filiera automobilistica contemporanea, dove un attacco digitale può bloccare migliaia di persone e creare stress economico diffuso. Tra le ipotesi sul tavolo per sostenere i fornitori ci sono l’acquisto governativo di componenti e prestiti garantiti dallo Stato, anche se entrambe le soluzioni presentano sfide logistiche e finanziarie non trascurabili.

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Alcuni fornitori, scettici sulla reale efficacia di questi piani, hanno commentato alla BBC che “non servono promesse, serve aiuto concreto”, sottolineando l’urgenza di un intervento rapido prima che il danno diventi irreversibile. Lo abbiamo già detto: è questo il ritratto di come un attacco informatico possa trasformarsi in un effetto domino industriale capace di scuotere molto più di una fabbrica.