Il colosso automobilistico Jaguar Land Rover si trova nel mezzo di una delle crisi più complesse della sua storia recente. Dallo scorso 1 settembre, infatti, il gruppo è stato vittima di un dannoso attacco hacker che ha costretto l’azienda a sospendere la produzione in tutti gli stabilimenti a livello globale, bloccando anche la rete dei concessionari e creando gravi difficoltà nell’evasione degli ordini di ricambi. A rivendicare l’operazione è stato lo stesso gruppo che nei mesi precedenti aveva colpito Marks & Spencer, confermando la propria capacità di mettere in ginocchio aziende di portata internazionale.
Le conseguenze economiche di questo cyberattacco sono pesantissime. Secondo alcune stime, il danno per Jaguar potrebbe arrivare fino a 5 milioni di sterline al giorno. La situazione ha inoltre aperto il timore che parte dei dati sensibili, probabilmente quelli dei clienti, siano stati sottratti, anche se l’azienda non ha ancora ufficializzato l’entità esatta della violazione.

La paralisi non coinvolge soltanto i dipendenti Jaguar Land Rover, ma anche la sua ampia catena di fornitura. Alcuni partner commerciali rischiano addirittura il fallimento a causa della prolungata inattività, e diversi fornitori hanno già iniziato a ridurre il personale. Secondo l’ex CEO di Aston Martin, Andy Palmer, questa dinamica potrebbe intensificarsi nelle prossime settimane, trasformando una perdita temporanea in una vera e propria emorragia occupazionale.
Per scongiurare effetti devastanti sull’occupazione, si moltiplicano le richieste di un intervento governativo. Esponenti politici britannici come Liam Byrne, presidente della Commissione per gli affari e il commercio della Camera dei Comuni, hanno sottolineato la necessità di un programma di congedo forzato simile a quello introdotto durante la pandemia di Covid-19, così da sostenere i lavoratori e garantire liquidità alle aziende della filiera. Anche i sindacati, con la segretaria generale di Unite Sharon Graham in prima linea, chiedono azioni rapide per proteggere migliaia di posti di lavoro.

Intanto, Jaguar Land Rover continua a collaborare con le forze dell’ordine e con esperti di cybersecurity per ripristinare i propri sistemi in maniera sicura e controllata. L’azienda ha confermato che parte dei dati è stata “compromessa”, ma resta il silenzio sulla possibile richiesta di riscatto o sull’esatta natura delle informazioni rubate. Quel che è certo è che la più grande sfida per JLR non è soltanto tornare a produrre auto, ma ristabilire la fiducia di clienti, investitori e partner.