Batterie auto elettriche: missione impossibile liberarsi da Pechino

Si fa quel che si può per tagliare i ponti con le forniture cinesi, ridurre i costi e garantire autonomia. Ma le batterie arrivano ancora da Oriente.
batterie cinesi batterie cinesi

Riuscire a produrre auto elettriche senza il supporto della Cina si sta rivelando un’impresa quasi impossibile. Lo hanno compreso bene colossi come Ford e General Motors (GM), che a inizio estate hanno annunciato con entusiasmo lo sviluppo di nuove batterie al litio-manganese (LMR) per i futuri veicoli elettrici. Si fa quel che si può per tagliare i ponti con le forniture cinesi, ridurre i costi e garantire autonomia tecnologica in un settore sempre più strategico.

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Il progetto di Ford, però, si è rapidamente scontrato con la realtà. Le politiche dell’amministrazione Trump, unite alla guerra commerciale e ai dazi sulle importazioni, hanno rallentato ogni piano di indipendenza. A complicare la situazione, la cancellazione delle normative sulle emissioni, che avrebbe dovuto accelerare la transizione verso la mobilità a zero emissioni. Di conseguenza, Ford e gli altri costruttori americani si trovano oggi in difficoltà nel mantenere la redditività dei loro elettrici, soprattutto per via del costo delle batterie e della quasi totale supremazia cinese nella supply chain globale.

ford batterie LMR
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La tecnologia LMR era stata vista come una possibile soluzione per abbassare il prezzo finale delle auto elettriche senza sacrificare autonomia e prestazioni. Tuttavia, con i crediti d’imposta federali destinati a scadere già il 30 settembre, molte case automobilistiche, tra cui anche BMW, hanno scelto di tornare a puntare sulle più economiche batterie cinesi.

BMW, infatti, si trova nella stessa posizione: il suo fornitore AESC, pur essendo giapponese, ha stabilimenti principalmente in Cina e ha sospeso la costruzione di due impianti negli Stati Uniti a causa delle incertezze politiche.

batterie bmw-AESC

Le batterie cinesi saranno soggette a dazi vicini all’80%, ma l’esperienza e la scala produttiva di CATL le rendono comunque competitive. Alternative esistono, come la coreana LG Energy Solution, che ha in programma la produzione di batterie LFP in Tennessee, ma il sito non sarà pienamente operativo prima del 2027.

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Ford, nel frattempo, ha scelto una via pragmatica: concedere la licenza della tecnologia LFP a CATL per accelerare il trasferimento di competenze e mantenere viva la produzione nazionale. Una decisione che conferma quanto sia difficile, e costoso, sganciarsi dall’influenza di Pechino.

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