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Ferrari: le 3 più belle plasmate da Sergio Scaglietti

Negli anni romantici dell’automobilismo, alcune delle Ferrari più entusiasmanti hanno preso forma da Scaglietti.

Ferrari 250 GTO
Una Ferrari 250 GTO sulle strade siciliane

Sergio Scaglietti è stato uno dei più grandi personaggi dell’automobilismo. A lui si deve la nascita di alcune delle Ferrari più affascinanti di sempre. Uomo dal carattere schivo e riservato, lavorava lontano dalle luci dei riflettori, ma avrebbe meritato di averle molto più di tanti altri. Il 20 novembre 2011 è venuto a mancare. Restano però i segni del suo passaggio terreno.

Gli appassionati lo ricordano per le sue creature a quattro ruote, alle quali dava forma con processi artigianali di cui era grande maestro. Doveroso riconoscergli anche un senso del gusto molto spiccato. Le Ferrari che hanno preso forma nel suo atelier stanno a dimostrarlo. Si tratta di alcune delle “rosse” più belle di sempre.

Alcuni nomi? Eccovi serviti: 250 GTO, 250 GT California, 250 Testa Rossa, solo per dare qualche riferimento. Credo che bastino, perché sono tre delle opere del “cavallino rampante” più amate di tutti tempi. Modelli entrati nel cuore della gente e dei collezionisti che, nelle aste internazionali, se li contendono a suon di rilanci milionari. Parlare di capolavori assoluti è appropriato oltre che doveroso.

Le “rosse” più iconiche nate dal genio di Scaglietti

La passione di Sergio Scaglietti per le auto sbocciò in giovanissima età. Nel 1939 avvenne il suo primo incontro con Enzo Ferrari. Quest’ultimo capitò per caso nell’officina dove lui prestava servizio, rimanendo affascinato da una sua opera. Fra i due nacque presto una sincera amicizia. Alcuni anni dopo, quando Enzo Ferrari cominciò a produrre dei modelli con il marchio del “cavallino rampante”, gli commissionò dei lavori, che si dimostrano superbi, come al solito. Il legame divenne più solido.

L’arte di Sergio Scaglietti si affinò nel tempo, conducendolo verso risultati di raffinata sartoria automobilistica, ammirati e apprezzati in ogni angolo del mondo. A lui va il merito di aver disegnato e plasmato nel senso materiale del termine alcune delle Ferrari più entusiasmanti di tutti i tempi. Nel 2004, l’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo, per celebrare il felice connubio con la casa di Maranello, gli dedicò una granturismo a 12 cilindri: la 612 Scaglietti.

Ferrari 250 GT California (1957)

La Ferrari 250 GT California è stata prodotta dal 1957 al 1963. Il modello più affascinante è quello a passo corto, noto come SWB. Questa vettura è un capolavoro di eleganza, che mette in risalto il senso del gusto di Sergio Scaglietti. Al grande maestro emiliano va riconosciuta la capacità di unire al meglio l’armonia dialettica e la sportività. Secondo me, si tratta della spider più bella fra quelle classiche e di una delle più belle in assoluto. Forse è la più raffinata di sempre.

Due le serie in cui prese forma: quella a passo lungo, o Long Wheel Base, prodotta fino al 1960, e quella con interasse ridotto, o Short Wheel Base, sbocciata nelle linee produttive dal 1960 al 1963. Quest’ultima è, come già scritto, la più seducente della famiglia sul piano stilistico. All’origine del progetto ci fu una spinta che giunse dagli Stati Uniti d’America, per soddisfare una specifica richiesta. Onore al merito di chi seppe tradurla così brillantemente in realtà.

Guardando le immagini qualcuno potrebbe muovere un appunto, rimproverando l’uso improprio del termine spider. L’osservazione è giusta e a Maranello erano perfettamente consapevoli di ciò, ma bisognava distinguere questa vettura scoperta dall’altra cabriolet su base 250 presente in listino in quel periodo storico. A Sergio Scaglietti fu assegnato il compito di progettarla e costruirla. Il risultato lasciò tutti a bocca aperta. Impossibile plasmare meglio la materia su una vettura da godere en plein air.

Cuore pulsante del modello è un V12 da 3 litri di cilindrata, che erogava 240 cavalli nella versione a passo lungo. Su quella a passo corto, più sportiva nell’indole e nell’estetica, la potenza massima crebbe a quota 280 cavalli, per un quadro prestazionale ancora più incisivo. La bellissima carrozzeria della Ferrari 250 GT California veste un telaio tubolare in acciaio, figlio di una nobile tradizione radicata a Maranello. Sul modello, i freni erano inizialmente a tamburo. Poi giunsero quelli a disco. Impossibile non innamorarsi di questa sublime creatura. Un’opera d’arte, un capolavoro assoluto.

Ferrari 250 Testa Rossa (1957)

La Ferrari 250 Testa Rossa più bella è quella delle origini, con le profonde feritoie di raffreddamento dei tamburi, che le conferiscono una spiccata personalità, in un quadro generale votato all’armonia e alla purezza dialettica. Sembra nata per essere una regina di bellezza, ma la sua essenza è quella di un’auto da corsa. Anche in questo caso Sergio Scaglietti ha saputo coniugare al meglio le variabili, per consegnare alla storia un altro capolavoro.

Il modello prese forma nel 1957 ed era il frutto delle evoluzioni regolamentari previste per la stagione successiva, che miravano a ridimensionare le prestazioni, per evitare gli eccessi dei bolidi più grossi. L’autorità sportiva internazionale riteneva che una buona strategia per raggiungere lo scopo fosse la riduzione a 3 litri della cilindrata delle Sport. Da Maranello giunse con grande tempismo questa pungente arma, in sintonia col rigore delle nuove norme. Il suo debutto in gara avvenne il 26 maggio del 1957 alla 1000 km del Nurburgring, a stagione già iniziata. Fu la fase di apprendistato.

Nel 1958, la Ferrari Testa Rossa, già matura, scese in pista a tempo pieno, mietendo successi. La prima vittoria arrivò nel gennaio del 1958, alla 1000 km di Buenos Aires. Qui ottenne una magnifica doppietta, con Hill e Collins primi, seguiti da Von Trips, Gendebien e Musso, giunti alle loro spalle. Anche il resto della stagione fu molto luminoso. Il Mondiale Costruttori di quell’anno fu messo in cassa.

La spinta della Ferrari 250 Testa Rossa era affidata a un motore V12 da 2953 centimetri cubi di cilindrata, dissetato da 6 carburatori Weber doppio corpo. La sua potenza massima era nell’ordine dei 300 cavalli, a 7200 giri al minuto. Questa scuderia di purosangue di razza muoveva con grande vigore la vettura, il cui peso alla bilancia era di circa 800 chilogrammi. La barchetta da corsa della casa di Maranello aveva un look molto seducente e prestazioni da sogno, confermate dai successi in pista. Nel suo palmares ci sono anche i mondiali marche del 1960 e 1961, ottenuti però con una veste estetica diversa.

Ferrari 250 GTO (1962)

La Ferrari 250 GTO è il mito per antonomasia. Questa creatura viene considerata da molti come il capolavoro assoluto della casa di Maranello. L’auto definitiva. Quella che l’Unesco dovrebbe tutelare per farla conoscere alle generazioni future, come icona del genio creativo umano. Non c’è angolo del mondo in cui l’amore viscerale per questa opera d’arte a quattro ruote non venga a galla. Il suo debutto in società avvenne nel 1962.

L’incantevole sagoma sgorgò dal nudo metallo grazie alle magiche virtù del grande Scaglietti. Questa “rossa” è la perfezione fatta materia. A spingerla ci pensava un classico 12 cilindri di 3 litri, disposto longitudinalmente. Un’evoluzione dell’unità Testa Rossa, che tante gioie regalò alla casa emiliana. La sua potenza era nell’ordine dei 300 cavalli, per una velocità massima di circa 290 km/h. L’energia veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio a 5 rapporti sincronizzati. Ai quattro potenti dischi il compito di smorzarne la corsa.

Ricordiamo che la 250 GTO è l’essenza Ferrari, la sintesi del suo spirito. La bellezza conturbante del modello si lega ad un palmares di altissimo livello, sintetizzato da tre titoli mondiali raccolti tra il 1962 e il 1964. Qui l’arte si lega all’ingegneria, alla passione e alla potenza, in un quadro emotivo al top. Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, questa vettura manipola a suo piacimento il DNA degli appassionati, che trovano in essa una sirena irresistibile, nata da un processo genetico Made in Maranello.

La Ferrari 250 GTO è un’opera d’arte viva ed è il frutto meraviglioso dell’estro e della competenza di uomini veri, cresciuti a pane e motori. Il compito di sviluppare l’auto, progettata da Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini, fu affidato al giovane Mauro Forghieri. Nomi che, insieme a quello di Sergio Scaglietti, fanno vibrare le corde emotive degli appassionati. La splendida carrozzeria è ancorata a un telaio tubolare in acciaio, di tipo aeronautico, molto più solido di quello della 250 SWB. Bassi i numeri produttivi: la 250 GTO fu prodotta in 39 esemplari: 32 con carrozzeria prima serie e 7 con carrozzeria seconda serie (GTO ’64).

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