Osservando un settore sempre più dominato da termini altisonanti e slogan “verdi”, Toyota ha deciso di mettere i puntini sulle “i”. Secondo Sean Hanley, responsabile vendite e marketing del marchio in Australia, la proliferazione di sistemi mild-hybrid presentati come veri ibridi sta creando un’enorme confusione tra i clienti. E, per usare le sue parole, “è ora di fare chiarezza”.
Toyota, del resto, non è nuova all’argomento. Dal lancio della Prius nel lontano 2001, la casa giapponese ha fatto dell’ibrido una bandiera, sviluppando sistemi capaci di combinare motore termico ed elettrico in modo intelligente, alternandone o combinandone l’uso per massimizzare l’efficienza. Negli ultimi anni ha persino differenziato la propria offerta: oltre ai classici Efficiency Hybrid, pensati per ridurre i consumi, ha introdotto i Performance Hybrid, che invece puntano tutto sulla potenza.

Il problema, sostiene Hanley, è che molti marchi, tra cui Mazda, Suzuki e Alfa Romeo, stanno promuovendo sistemi a 48 volt come “ibridi”, quando in realtà si tratta di semplici mild-hybrid. Questi ibridi giudicati “ingannevoli” non sono altro che tecnologie che aiutano il motore a benzina solo in minima parte, senza mai muovere l’auto in modo autonomo. “Un sistema a 48 volt non è un ibrido. Non lo è nemmeno da lontano”, ha dichiarato Hanley con la tipica franchezza australiana.
Toyota stessa utilizza questa tecnologia, ma (almeno nelle parole del manager australiano) senza confondere le acque: i modelli HiLux e Prado con sistema a 48 volt vengono venduti sotto il nome “V Active”, non “Hybrid”. Che, comunque, non è che riduca l’enigma, dato che tutto si gioca nella comunicazione nel suo complesso più che in una sigla. Per Toyota, però, non è un dettaglio da poco, perché secondo Hanley “i costruttori hanno il dovere morale di dire chiaramente ai clienti cosa stanno comprando”.

Per Toyota bisogna evitare che chi entra in concessionaria creda di portarsi a casa una vera ibrida, quando in realtà ha acquistato qualcosa di molto più “soft”. E anche se il termine “ibrido” non è legalmente protetto (e ci mancherebbe che venga brevettato a uso esclusivo anche questo aggettivo), Toyota rivendica con orgoglio il suo primato tecnologico: “Abbiamo inventato l’ibrido, lo sviluppiamo da 24 anni e sappiamo bene cosa significa. Non mi interessa cosa fanno gli altri, ma i nostri clienti meritano trasparenza”. Toyota dichiara guerra alla confusione linguistica del mercato. Però, diciamolo al colosso giapponese: anche meno.