A guardare gli interni delle auto moderne, tra pelle eco e Alcantara in tonalità di grigio e nero, si potrebbe subito pensare che la noia regna sovrana. Fortunatamente, negli anni Sessanta e Settanta la storia era molto diversa, specialmente per chi acquistava una Porsche.
Per contrastare l’odiosa ondata di imitazioni di qualità inferiore che hanno tentato di replicare il suo stile e per la gioia dei proprietari (specie di tedesche d’epoca), la divisione Porsche Classic ha rispolverato e riproposto alcuni dei suoi tessuti per interni più leggendari, modernizzandoli. Come afferma Ulrike Lutz, direttrice di Porsche Classic, l’obiettivo è offrire “un’alternativa originale e collaudata” che non perda il suo aspetto dopo poco tempo, come invece accade per le repliche.

Forse il più famoso tra i motivi rieditati è il Pasha. Introdotto per la prima volta sulla 928 nel 1977, questo pattern riprende il tradizionale disegno a scacchi bianchi e neri distorcendolo per dare una dinamica impressione di movimento sventolante. Di recente, è persino riapparso sulla nuova 911 Spirit 70, una special edition che omaggia il decennio del disco e della fibra di vetro.
Poi c’è il Pepita a scacchi diagonali. Il suo nome, curiosamente, deriva da una ballerina spagnola del XIX secolo. Il tessuto fu introdotto non da Porsche, ma dallo stilista Christian Dior nella sua collezione del 1947, prima di apparire per la prima volta su un’auto di Stoccarda, la 356 del 1963.

Anche due tessuti tartan, quelli che hanno debuttato sulla 911 Turbo originale del 1974, stanno tornando. A questi si aggiungono i materiali che facevano impazzire gli anni Ottanta, inclusi un elegante velluto a righe verticali e un paio di motivi che ostentano fieramente la scritta Porsche.
Ora non resta che sperare che la casa automobilistica trovi un modo per rendere questi fantastici e audaci tessuti interni disponibili anche su un maggior numero di Porsche nuove.
