Mercedes ha chiuso il primo semestre del 2025 con un forte calo dei profitti, penalizzata da dazi, costi straordinari e un contesto economico sfavorevole. L’utile netto si è ridotto del 56%, passando da 6,1 a 2,7 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche il fatturato è diminuito, attestandosi a 66,4 miliardi di euro, pari a un calo del 9%.
Mercedes: utili giù del 56% nel primo semestre 2025

Tra le principali cause del peggioramento figurano gli elevati dazi d’importazione negli Stati Uniti e oneri straordinari per un valore complessivo di 715 milioni di euro. Questi includono le indennità previste dal piano di riduzione costi “Next Level Performance” e la cessione di un impianto in Argentina.
Nonostante il quadro negativo, il CEO Ola Källenius ha parlato di risultati “ancora solidi” considerando le difficili condizioni. Il free cash flow industriale è salito da 3,9 a 4,2 miliardi di euro, segnale, secondo il manager, di una stabilità operativa di fondo. La strategia, ha affermato, resta quella di puntare su “prodotti desiderabili e una rigorosa disciplina sui costi”.
Un esempio è l’investimento previsto per trasformare la sede storica di Stuttgart-Untertürkheim, dove Mercedes continuerà a produrre sia motori elettrici che termici nel prossimo decennio.

Le difficoltà sono emerse in modo marcato nella divisione autovetture, dove l’utile operativo è crollato da 5,2 a 2,5 miliardi di euro, con una riduzione del margine dal 9,9% al 5%. Al netto delle voci straordinarie, la redditività si attesta al 6,2%. Ancora più netto il calo nella divisione veicoli commerciali, che ha visto l’utile operativo scendere da 1,8 a 0,5 miliardi di euro (–72%). Il margine rettificato rimane però elevato all’11%.
Alla luce di questa situazione, Mercedes ha rivisto al ribasso le stime per il 2025: ora prevede margini tra il 4% e il 6% per le autovetture e tra l’8% e il 10% per i furgoni, ben al di sotto degli 8,1% e 15% registrati nel 2024.
Nel primo semestre sono stati venduti 180.766 veicoli elettrificati, in linea con l’anno precedente. I modelli 100% elettrici (BEV) sono calati del 19% (75.733 unità), mentre le ibride plug-in (PHEV) sono cresciute del 21% (105.033 unità). Un risultato che, seppur in parte bilanciato dalle PHEV, riflette le crescenti difficoltà del marchio in un’Europa dove concorrenti come BYD avanzano rapidamente e il valore percepito del brand rischia di indebolirsi tra i nuovi acquirenti.