L’Eldorado delle Porsche, il paradiso abbandonato che addolorerà tanti appassionati

E nel caos di Porsche, spunta persino una Mercedes 170 rossa, sopravvissuta del dopoguerra, un intruso che aggiunge persino poesia alla scena.
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In Belgio, nascosta dietro vetrate annerite e polvere accumulata come in una biblioteca dimenticata, esiste una concessionaria che più che un salone auto sembra la scenografia di un film distopico. Qui, Porsche leggendarie e altre rarità dormono da anni in una vera capsula del tempo automobilistica.

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La scoperta porta la firma di Colin Smith, urban explorer britannico che su YouTube e TikTok, come Bearded Explorer, ha da anni trasformato l’arte di curiosare in posti dimenticati in un mestiere a tempo pieno. Case, ospedali, fabbriche, e ora anche un punto vendita abbandonato. Lo YouTuber, imbattutosi quasi per caso nella concessionaria, ha raccontato di aver provato la sensazione di guardare dentro un fermo immagine: ragnatele, luce filtrata da vetri sporchi e sagome addormentate sotto teli sbiaditi.

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Tra le protagoniste silenziose spicca una Porsche 356, la prima nata dalla matita di Ferdinand Porsche, sorella nobile del Maggiolino Volkswagen. Una coupé oggi osannata dai collezionisti, qui ridotta a un relitto impolverato. Poco più in là, una 911 GT3 RS con le sue curve che brillano ancora (forse come gli occhi di chi resta fuori da questo tempio decaduto), ma il suo rombo è muto. Ancora più struggente la visione di una 928 da corsa dorata, regina delle endurance che chissà da quanto non vede una bandiera a scacchi.

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E come se non bastasse tutto questo, sotto un telo affiora la silhouette di una DeLorean DMC-12. Ironia della sorte, l’auto simbolo del viaggio nel tempo resta bloccata in eterno a 0 km/h (invece che alle iconiche 88 miglia orarie), prigioniera della polvere.

Non tutte le Porsche e le bellezze presenti, però, hanno retto al peso degli anni. Una Carrera 4 mutilata e un progetto di restauro lasciato a metà raccontano storie di meccanici spariti di colpo. E nel caos di Porsche, spunta persino una Mercedes 170 rossa, sopravvissuta del dopoguerra, un intruso che aggiunge poesia all’assurdo. Gli scaffali con i ricambi sono ancora lì, come in attesa di mani che, però, probabilmente, non torneranno.