La Thailandia si è trasformata in un campo di battaglia silenzioso dove l’ambizione di sviluppare una filiera locale per i veicoli elettrici si scontra frontalmente con lo spirito “estremamente parsimonioso” delle case automobilistiche cinesi. Mentre quasi dieci stabilimenti cinesi sorgono nel Paese, l’occupazione nel settore automobilistico crolla da 600.000 a 400.000 unità a causa della crescente dipendenza dalle importazioni.
Ora, i produttori cinesi stanno facendo pressione sull’ente nazionale per la produzione di elettriche per ottenere un’estensione delle norme che consentono di utilizzare liberamente le celle per batterie importate. Il motivo è semplice: controllare i costi di produzione e ridurre la dipendenza dai componenti locali. Quasi un’umiliazione, con i produttori cinesi che sostengono apertamente che i fornitori thailandesi sono più lenti e costosi dei loro omologhi cinesi.

Nonostante l’impegno a utilizzare più del 40% di contenuti locali (come richiesto dalle norme), la realtà, confermata dai fornitori e dalla Federation of Thai Industries (FTI), è che i marchi cinesi utilizzano molti meno componenti di fabbricazione thailandese rispetto ai loro storici rivali giapponesi. Nawa Chantanasurakon, vicepresidente dell’FTI, sferra un colpo critico: sostenere i produttori locali rafforza la fiducia, l’occupazione e la percezione pubblica, una lezione che i nuovi arrivati cinesi sembrano ignorare.
Il punto critico è la scadenza imminente. Fino alla fine del 2025, una misura temporanea permette che le celle importate possano essere conteggiate fino al 15% del valore della produzione nazionale di elettriche. Senza questa esenzione, a partire dal 2026, i marchi cinesi saranno costretti a integrare più componenti locali, con un conseguente e temuto aumento dei costi di produzione.

La Cina, ovviamente, vuole continuare a fare dumping sulla componentistica per mantenere i prezzi competitivi. Il governo thailandese, dal canto suo, ha l’obiettivo finale di attrarre investimenti nella produzione di celle a monte, il segmento più avanzato e ad alto valore aggiunto, offrendo incentivi fiscali da sogno (come, appunto, esenzioni fiscali e zero dazi sulle materie prime). Tuttavia, la maggior parte degli investimenti attuali si è fermata all’assemblaggio di pacchi batteria.
