Renault Espace F1, si torna a parlare del minivan selvaggio

È il momento di un ritorno epico. Parliamo della Renault Espace F1 in Gran Turismo 7 Spec III: potenza estrema, storia leggendaria e velocità assurda.
Renault Espace F1 Renault Espace F1

Uno dei classici più amati nella storia di Gran Turismo sta tornando: la ridicola Renault Espace F1 è stata confermata per l’aggiornamento Gran Turismo 7 Spec III, dopo 25 anni di assenza dal franchise. La sua brevissima apparizione in un teaser del circuito di Yas Marina è stata definita l’apparizione di quattro secondi più emozionante dell’anno. Ma di che monovolume parliamo? Non una qualunque, a vedere il nome che trasuda potenza estrema.

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A prima vista, questo monovolume sembra un normale veicolo familiare, con la silhouette funzionale di un Espace di seconda generazione. Ma sotto i pannelli della carrozzeria si nasconde un esperimento che ha spinto i limiti del buon senso.

Renault Espace F1
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Costruita nel 1994 in collaborazione con Matra e Williams F1 per celebrare il dominio di Renault in Formula 1 (la vittoria nel 1993 con Alain Prost), l’Espace fu trasformata in un mostro a motore centrale. Sotto il cofano il motore RS5 V10 da 3,5 litri, lo stesso che urlava nelle monoposto, portato a ben 789 cavalli a 13.000 giri/min e abbinato a un cambio semiautomatico a sei marce. Invece di una monoposto ribassata, come è evidente, il powertrain era alloggiato praticamente in un furgone.

Le prestazioni erano sbalorditive: 0-100 km/h in soli 2,8 secondi, quarto di miglio in meno di 11 secondi e una velocità massima di quasi 312 km/h. Grazie a una scocca in fibra di carbonio e a una struttura leggera (solo 1.075 kg), la Espace F1 poteva affrontare le curve con un’enorme deportanza e aerodinamica attiva, frenando con efficienza grazie ai rotori in carbonio-ceramica presi in prestito dalla F1.

Renault Espace F1

L’interno, ovviamente, non aveva più nulla di familiare. Niente portabicchieri ma sedili avvolgenti, per un abitacolo essenziale e dotato di un sistema antincendio. Non ci sono nemmeno le portiere laterali apribili.

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Questa vettura fu un progetto evidentemente unico, mai destinato alla produzione di massa a causa dei costi proibitivi (d’altronde parliamo di una monoscocca in carbonio su misura) e della complessità ingegneristica. Fu una pura vetrina tecnica e una trovata pubblicitaria geniale che servì a rafforzare le credenziali di Renault Sport, anticipando follie ancora oggi amate come la Clio V6.