Mantenere la batteria di un’auto elettrica alla temperatura ideale è la vera, costosissima sfida dei costruttori. Se le celle si surriscaldano (e possono toccare i 56 gradi quando spinte al limite), l’intero pacco è costretto a limitare la potenza in entrata o in uscita, rendendo la ricarica rapida più simile a una snervante attesa.
L’attuale approccio, con una semplice piastra di raffreddamento sopra o sotto i moduli, non basta. Alcune celle, troppo lontane dal refrigerante, finiscono per surriscaldarsi e sabotare l’efficienza complessiva. Ma c’è chi crede di aver trovato la soluzione a una frazione del costo di sviluppo di un pacco completamente nuovo.

Stiamo parlando della Dectravalve, prodotta dalla startup britannica Hydrohertz. Questo dispositivo compatto promette un controllo termico “incredibilmente preciso” della batteria. Il genio starebbe proprio nella semplicità. Dectravalve utilizza un singolo ingresso per il refrigerante ma può controllare in modo indipendente fino a quattro zone. Senza il bisogno di valvole attuatrici multiple o tubazioni complesse, il dispositivo è in grado di indirizzare e isolare il riscaldamento o il raffreddamento esattamente dove serve, senza flussi incrociati.
I test indipendenti condotti dal Warwick Manufacturing Group (WMG) su una batteria LFP da 100 kWh sono stati a dir poco impressionanti. Durante la ricarica rapida, la cella più calda del pacco non ha superato i 44,5 gradi, mantenendo la differenza di temperatura tra le celle a soli 2,6 gradi.

Il risultato pratico è evidente. Secondo Hydrohertz, Dectravalve ha dimostrato la capacità di ridurre i tempi di ricarica fino al 68%. Ciò significa trasformare una sosta di 30 minuti in una di circa 10 minuti. Ma non solo: il mantenimento di una temperatura ottimale si traduce anche in un aumento dell’autonomia di guida fino al 10% e in un rallentamento del degrado, aumentando la durata della batteria a lungo termine.
Il direttore tecnico Martyn Talbot riassume il lavoro svolto con una rassicurazione: “non esiste un circuito condiviso” che possa causare un “effetto domino” termico. Sembra l’uovo di Colombo dell’elettrico, ma come per tutte le innovazioni rivoluzionarie, tutto dipende dalla volontà delle case automobilistiche di adottare la soluzione esterna.
