Dieci anni dopo lo scandalo Dieselgate, che ha profondamente scosso la fiducia dei consumatori e messo in discussione le pratiche delle case automobilistiche, l’Europa si trova oggi al centro di una rivoluzione industriale senza precedenti. Secondo il nuovo rapporto “EV Transition Check” dell’International Council on Clean Transportation (ICCT), lo stesso ente che smascherò le frodi sulle emissioni nel 2015, il continente sta accelerando con decisione sulla strada della mobilità elettrica, arrivando a risultati che fino a pochi anni fa sembravano irraggiungibili.
Dal 2015 a oggi, la produzione di auto completamente elettriche nell’Unione Europea è passata da circa 80.000 unità a oltre 2,3 milioni, rendendo l’Europa il secondo polo produttivo mondiale e un esportatore netto di veicoli a batteria. Nel primo semestre del 2025, le BEV (auto a batteria) hanno raggiunto una quota record del 17% del mercato europeo, confermando una tendenza che appare irreversibile.

Il dottor Peter Mock, direttore dell’ICCT Europa, sottolinea che i costruttori si trovano “a soli 9 grammi di distanza” dal prossimo obiettivo di CO2 fissato per il 2027. Il percorso più rapido per centrare il target resta la vendita massiva di auto elettriche, resa possibile dal calo costante dei costi delle batterie, dall’espansione delle colonnine di ricarica e dal miglioramento dell’impatto ambientale dei veicoli.
Nonostante le pressioni dei mercati e le esitazioni politiche, l’industria europea appare molto più vicina a un modello “a zero emissioni” rispetto a dieci anni fa. Gli standard comunitari hanno avuto un ruolo determinante: dal 2009 le emissioni medie delle auto sono scese del 42%. Oggi, un veicolo elettrico venduto in Europa emette il 73% in meno di gas serra rispetto a un’auto a benzina nell’intero ciclo di vita, e risulta anche più conveniente da guidare: 7,43 euro ogni 100 km, contro gli oltre 11 euro necessari per un’auto a benzina.
Un tema cruciale rimane quello delle infrastrutture. Secondo il rapporto, il numero di stazioni di ricarica pubbliche nell’Ue cresce a un ritmo superiore al previsto (considerando, però, che si partiva praticamente da zero): +45% medio annuo dal 2020, con oltre un milione di punti disponibili a luglio 2025, contro il +14% annuo necessario per rispettare i target al 2035. Secondo il rapporto, restano differenze significative tra i Paesi, ma nel complesso la rete regge il passo con la domanda.
L’ICCT evidenzia la necessità strategica di rafforzare una filiera europea delle batterie. Oggi circa la metà delle auto elettriche prodotte nell’Unione monta già accumulatori costruiti localmente, ma la crescita della domanda offre margini enormi per consolidare la leadership industriale e ridurre la dipendenza da fornitori extraeuropei (neanche a dirlo, la Cina).

L'”EV Transition Check” è stato supportato da think tank e associazioni di consumatori europei, insieme per una valutazione completa e basata sui dati della transizione ai veicoli elettrici.