Ottobre, per Lamborghini, non è un proprio mese come gli altri. A Sant’Agata Bolognese hanno deciso che sarà dedicato al Centro Stile Lamborghini, il laboratorio creativo dove da vent’anni nascono le linee più aggressive e inconfondibili del panorama automobilistico mondiale.
Per celebrare degnamente questo anniversario, la casa del Toro ha tirato fuori dal cilindro qualcosa che solo lei poteva concepire: la Lamborghini Manifesto Design Sculpture, una sorta di concept car travestita da opera d’arte contemporanea. Del resto, Lamborghini non è certo famosa per la discrezione. Da sempre ama rompere gli schemi e far parlare di sé, e questa volta ha superato sé stessa.

Il Centro Stile, fondato nel 2005 come primo reparto interno di design dedicato alle supersportive, ha definito un linguaggio visivo che tutti, ma proprio tutti, hanno poi cercato di imitare. Da allora, ogni modello, special edition e one-off è passato per le mani dei designer di Sant’Agata, i veri artefici di quello stile “spigoloso e cattivo” che ha reso immortali modelli come Aventador, Huracán e Urus.

Sotto la guida del designer tedesco Mitja Borkert, in carica dal 2016, il team ha affinato un DNA estetico riconoscibile anche a fari spenti. E per il ventesimo compleanno, non si sono limitati a tagliare la torta ma hanno creato la Lamborghini più potente di sempre, la Fenomeno da 1.065 cavalli, e soprattutto questa Manifesto Design Sculpture.

La Manifesto, un nome che non può che essere portatore dello splendore del brand, è un ibrido tra opera futurista e astronave su ruote. La carrozzeria mantiene il classico profilo a cuneo e il frontale da squalo, ma con dettagli che sembrano usciti da un film di Batman. Ci sono un tetto in vetro a doppia bolla da caccia militare, un diffusore posteriore “a zanne” e pneumatici che gridano “non provo pietà”. È un esercizio di stile, certo, non ha nemmeno un parabrezza, ma incarna perfettamente la filosofia Lamborghini: esagerare è un dovere e non un’opzione.