Nel mercato globale delle batterie per veicoli elettrici, un fatto emerge con la sottile certezza di una sentenza: CATL domina, BYD insegue, e gli altri tentano di stare a galla. Tra gennaio e agosto 2025, infatti, le installazioni mondiali hanno toccato 691,3 GWh, con un balzo del 34,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.
In questo mare in espansione, CATL e BYD hanno piazzato 379,3 GWh congiunti, accaparrandosi il 54,8% del totale. Un’alleanza implicita, senz’altro silenziosa, che spazza via molta concorrenza.

CATL, campione indiscusso, ha installato 254,5 GWh, crescendo del 31,9% anno su anno, e confermandosi il solo fornitore con quote sopra il 30% (36,8%). È un leggero calo rispetto al 37,7 % del 2024, ma in un mercato in cui le quote fluttuano come barchette sull’oceano, restare così alto significa abbondantemente non affondare. BYD, dal canto suo, ha fatto meglio del solito: 124,8 GWh installati, +50,3 % rispetto all’anno prima, e quota salita all’18 %. Si tratta di un balzo da spettatore a protagonista.
Poi c’è la “terza ruota” del podio, LG Energy Solution, che con 67,4 GWh raggiunge il 9,7 %, in calo rispetto al 11,6 % dell’anno precedente, ma ancora lì, con la medaglia del terzo posto ben stretta. Quarta piazza per CALB (4,6 %), quindi SK On, Panasonic e via via altri nomi che suonano bene a galla con percentuali minori: Gotion High-tech, Samsung SDI, Eve Energy, Svolt.
È un mondo in cui le batterie sono diventate armi strategiche, e il campo di battaglia è il mercato globale. Il ritmo è serrato, se non tieni il passo, vieni schiacciato. CATL e BYD non stanno semplicemente vincendo, stanno ridisegnando le regole del gioco. E il fatto che gli altri quattro o cinque nomi “secondari” siano sparsi tra il 4 % e il 2 % rende l’impressione di una sorta di oligarchia “energivora”.

Da un punto di vista geopolitico, questa concentrazione ha implicazioni monumentali. Si parla di interessi come il controllo delle catene di approvvigionamento del litio, del cobalto, della grafite diventa terreno di battaglia fra nazioni e blocchi economici. Le politiche industriali e i dazi, se non addirittura le normative ambientali, si trasformano quindi in armi non convenzionali. Se i paesi occidentali vorranno restare in partita, non basta investire: serve costruire alleanze, rompere monopoli e alzare la posta anche diplomaticamente.
Un mercato che cresce del 35% in un anno, dominato da due nomi, con gli altri che arrancano, è come una serie TV in cui i protagonisti monopolizzano ogni scena, mentre i comprimari restano in ombra sperando in un pochino di visibilità. Ma in questo show, la puntata successiva si scrive con materia prima, brevetti, sovvenzioni statali e progetti strategici.