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5 Alfa Romeo spider a 2 posti da collezionare

Sognare con il “biscione” è sempre possibile, specie scegliendo i modelli giusti. La tradizione del marchio offre molte possibilità.

Alfa Romeo 8C Spider
L'Alfa Romeo 8C Spider nella vista di 3/4 anteriore.

Alfa Romeo ha una lunga tradizione di auto sportive scoperte, capaci di regalare emozioni speciali agli appassionati. Alcune di esse hanno un fascino iconico e travolgente. Oggi ne abbiamo raccolte alcune fra le più interessanti da collezionare. Non ci siamo spinti fino ai fantastici modelli anteguerra, ma abbiamo preferito concentrare le nostre attenzioni su vetture di epoca più recente, anche se in alcuni casi con diversi decenni di vita sulle spalle.

La ragione della scelta si lega alla maggiore fruibilità quotidiana di queste creature a quattro ruote, anche se tutto va visto in termini relativi, talvolta molto relativi. Volete conoscere le regine della lista odierna di ClubAlfa.it? Bene: non vi resta che proseguire la lettura del post, per scoprirne meglio le caratteristiche. Innestate la prima: si parte. Buon viaggio.

Alfa Romeo 8C Spider

Nacque come versione scoperta della 8C Competizione, rispetto alla quale è ancora più esclusiva. Forse è pure più gradevole alla vista, perché più snella nei suoi tratti somatici. L’Alfa Romeo 8C Spider è una meravigliosa creatura automobilistica, capace di sedurre con la qualità delle sue doti. Basta guardarla per innamorarsene. Il look è da top model.

Il lungo muso, la coda corta, il frontale basso e largo, la magnifica fluidità dei volumi: sono tutti elementi che concorrono al suo fascino prezioso e soave. Anche se il debutto avvenne al Salone di Ginevra del marzo 2008, ancora oggi è un’auto sportiva fresca nel design, che non teme il confronto con molte opere più recenti della galassia a quattro ruote più esclusiva.

Fluida e muscolosa, la sua carrozzeria profuma di grande romanticismo ed evoca, senza filtri, i ricordi della “Dolce Vita“. Viaggiare con lei, facendosi accarezzare i capelli da un alito di vento, lungo una strada panoramica che fiancheggia il mare, è un’emozione speciale, assolutamente da vivere. A regalare ulteriori note di piacere concorre il sound dell’unità propulsiva, identica a quella della versione chiusa, come il resto della meccanica.

Anima da purosangue

Qui ci sono la stessa architettura transaxle, con motore anteriore longitudinale e trazione e cambio al retrotreno, lo stesso motore V8 da 450 cavalli e lo stesso cambio robotizzato a sei rapporti della coupé. Per recuperare le quote di rigidità torsionale perse per l’assenza del tetto, il telaio è stato irrobustito, con ripercussioni sul peso, più alto di quello fatto segnare alla bilancia dalla sorella chiusa.

Come ci ricorda FCA Heritage, il parabrezza è assicurato alla scocca con un robustissimo ma leggero anello in fibra di carbonio costruito in un unico pezzo monolitico, che disegna la sua cornice, conferendo robustezza all’insieme. L’otto cilindri da 4.7 litri dell’Alfa Romeo 8C Spider consente all’auto di spingersi verso livelli prestazionali di alta gamma: accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.5 secondi, velocità massima di 292 km/h.

Qui le emozioni dinamiche possono essere assaporate a cielo aperto. A coprire l’auto, quando se ne avverte la necessità, ci pensa la soluzione più romantica: una leggera capote in tela, con due strati sovrapposti. Anche da chiusa, questa vettura ha un fascino straordinario e fuori dal comune. Innamorarsene è molto facile.

Alfa Romeo RZ

La sigla è l’acronimo di Roadster Zagato: quanto basta per capire due sue grandi caratteristiche, come il design Zagato e la carrozzeria scoperta. Questa vettura sportiva è stata prodotta dal 1992 al 1993. Purtroppo i numeri commerciali non la premiarono. In gran parte la causa è ascrivibile a un basso interesse, per quella tipologia di prodotto, nel periodo storico in cui prese forma.

Per onestà intellettuale bisogna però dire che il quadro prestazionale non era perfettamente intonato al look da supercar. Questo incise sul gradimento del pubblico e sull’inclinazione all’acquisto da parte dei potenziali acquirenti. In totale l’Alfa Romeo RZ prese forma in soli 278 esemplari, tutti numerati, che furono venduti faticosamente, con una dilazione temporale molto ampia sul calo del sipario produttivo.

Rispetto alla versione coupé, da cui deriva, ha un’impronta stilistica più armonica, con meno forzature. Sconta, però, 132 chilogrammi di handicap in termini di peso, dovuti alla necessità di irrobustire la struttura, per la mancanza del tetto. L’energia dinamica giunge da un motore V6 da 2959 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 210 cavalli a 6200 giri al minuto. Il dato non è, di suo, irrilevante, ma risulta poco allineato alla presa scenica del modello, che si concede allo sguardo con un carattere espressivo molto forte. Anche le performance non fanno scatenare l’apparato emotivo, almeno in relazione alla tipologia di prodotto.

Prestazioni non al top ma buon handling

L’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede 7.8 secondi, mentre la velocità massima si spinge a quota 228 km/h: niente di strabiliante. A favore dell’Alfa Romeo RZ gioca la trazione posteriore, che regala il feedback cercato dagli appassionati di guida. Ottima la tenuta di strada, per raggiungere alti standard dinamici in un quadro di grande sicurezza. La manovrabilità del cambio a cinque rapporti è degna delle aspettative.

Dicevamo della forza del suo carattere stilistico, ma la bellezza è tutta un’altra cosa. Qui non si ravvisano segnali della sua presenza. L’auto in esame, però, vanta una grande forza narrativa, che la rende unica e inconfondibile. Dura e senza leziosità stilistiche, si distingue dalla massa. A mio avviso, la vista frontale è la parte migliore della sua carrozzeria, mentre la coda è troppo massiccia per entrare nel cuore di chi ha un minimo di senso del gusto.

Va meglio nel profilo laterale, ma la linea di cintura alta appesantisce la tela dialettica, indebolendo la classe del modello, che non ha le credenziali giuste per vincere la sfida dell’armonia stilistica. Del resto, gli autori, quando hanno dato vita al suo progetto, non volevano partorire una vettura delicata e raffinata nell’esecuzione del suo design.

Alfa Romeo 4C Spider

Questa vettura declina in versione aperta il concetto di supercar in scala introdotto dall’omonima coupé. Non si tratta di una spider in senso stretto, ma di una vettura targa, con tettuccio asportabile, come le vecchie e meravigliose Ferrari 308 GTS, giusto per fare un esempio.

Per sopperire al taglio della parte superiore della carrozzeria, si è fatto ricorso ad alcune soluzioni di irrobustimento strutturale, come la cornice del parabrezza in fibra di carbonio, stesso materiale scelto per la monoscocca in compositi, fiore all’occhiello di questo modello. L’Alfa Romeo 4C Spider è una bella tentazione per gli appassionati. Anche se il suo look non è elegantissimo, vanta una grande presa scenica.

L’impressione, al suo cospetto, è di avere a che fare con un modello di fascia più alta, per il taglio esotico della sua carrozzeria che, specie nello specchio di coda, non teme il confronto con sportive ben più costose. Muscolosa e possente, questa vettura del “biscione” regala un piacere di guida autentico, nel solco della migliore tradizione del marchio milanese che, grazie a lei, ha confermato l’orgoglio sportivo già recuperato con la 8C Competizione.

Poco indicata per la Prima della Scala

La 4C Spider non è l’auto adatta per chi cerca il lusso: qui tutto è votato al minimalismo. C’è solo quello che serve per divertirsi, ma le finiture non sono certo scadenti. La guidabilità del modello è all’altezza della versione chiusa, nonostante l’aggravio di peso connesso agli interventi di irrobustimento strutturale. Il modello ha fatto il suo debutto al Salone dell’Auto di Detroit del 2015. Da qualche tempo è fuori listino, ma continua a fare gola agli appassionati, specie a quelli col “biscione” inciso nel cuore.

Anima viva del modello è un motore a quattro cilindri in linea sovralimentato, da 1750 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 240 cavalli. Anche se la scuderia non sembra estrema come il look, rapportata al peso contenuto della vettura determina un quadro prestazionale di alta gamma.

L’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 4.5 secondi, mentre la velocità massima si spinge nel territorio dei 258 km/h. Buono il supporto del cambio a doppia frizione. Un po’ meno gradevole, nell’uso quotidiano, lo sterzo privo di servoassistenza, che rende macchinose e faticose le manovre, specie in ambito urbano. Una scelta estrema alla quale, forse, si poteva ovviare.

Alfa Romeo Giulietta Spider

Quando si pensa ad una vettura del “biscione” perfetta per la “Dolce Vita”, il primo pensiero corre a lei. L’Alfa Romeo Giulietta Spider è infatti un’icona a quattro ruote, perfetta per un lifestyle spensierato e dedito ai piaceri mondani. Il merito è delle meravigliose alchimie della sua carrozzeria scoperta, frutto del genio creativo di Pininfarina, dal cui cappello sono usciti alcuni dei più grandi capolavori del comparto automobilistico.

In questo caso, il maestro piemontese ha saputo ottenere il massimo da una base dimensionale non particolarmente generosa. Ciò esalta ulteriormente la qualità del risultato. La vettura scoperta di cui ci stiamo occupando in questo post si offre alla vista con una presenza scenica mozzafiato. I volumi, perfettamente proporzionati, si intrecciano in modo sublime, dando una rappresentazione plastica della bellezza. L’Alfa Romeo Giulietta Spider esprime il suo fascino con linee scultoree di immediata presa. Questa creatura del “biscione”, a due posti secchi, è una delle auto scoperte più belle di sempre.

La sua costruzione prese forma dal 1955 al 1962, in oltre 17 mila esemplari. A volere fortemente il modello fu Max Hoffman, importatore delle vetture del marchio negli Stati Uniti d’America. Lui, con una brillante intuizione, capì il potenziale di mercato di un’auto del genere in quel bacino di sbocco. Con il suo carisma, cercò di convincere i vertici aziendali a sposare il progetto. Assunse anche l’impegno ad acquistarne subito 2500 esemplari, per superare le resistenze residue del management. L’impresa andò in porto e fu una grande fortuna per l’immagine del marchio.

Una signora di classe

Elegante e sportiva, l’Alfa Romeo Giulietta Spider entrò subito nel cuore di tutti. La scommessa di Hoffman diede vita ad un modello iconico. Per animarne le danze fu scelto un motore a quattro cilindri in linea da 1.3 litri di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima di 65 cavalli. L’immagine sportiva del modello, però, richiedeva un cuore più vigoroso, così, nel 1958, la potenza crebbe a 80 cavalli, grazie ad alcuni affinamenti.

Non si tratta di un valore energetico mostruoso, ma su un peso di 852 chilogrammi garantiva performance adeguate alla presenza scenica dell’auto, non pensata per affrontare i cordoli delle piste. Nella veste più vigorosa, la velocità massima si spingeva a 165 km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 14.8 secondi e da 0 a 1000 metri in 35.8 secondi. Ai freni a tamburo il compito di smorzarne la danze.

Di questa vettura c’è stata pure una versione Veloce, con oltre 90 cavalli all’attivo. Qui la velocità massima si spingeva verso i 180 km/h, con un’accelerazione molto più tonica: 11 secondi per il passaggio da 0 a 100 km/h e 33 secondi per raggiungere il chilometro con partenza da fermo. La concorrenza era costretta ad inseguire, pure su questo fronte.

Alfa Romeo Duetto “Osso di seppia”

Altra auto del “biscione” che fa sognare a cielo aperto, regalando le emozioni di un romanticismo nobile, è l’Alfa Romeo Spider, nota come “Duetto”. Una vettura molto apprezzata e dalla carriera particolarmente longeva. La sua permanenza sul mercato è stata lunghissima: dal 1966 al 1994. Ovviamente sottoponendosi a lifting e cambiamenti, ma senza tradire troppo la fisionomia iniziale, che è stata preservata nelle sue grandi linee.

Quattro le serie in cui ha preso forma. La più coinvolgente, sul piano estetico, è la prima, nota al grande pubblico come “Osso di seppia”, per la particolare fisionomia della coda. In questa veste rimase sul mercato per soli tre anni, ma la brevità del periodo non fu il riflesso di un insuccesso.

Del resto, se è l’interpretazione più iconica della sua famiglia, un motivo deve pur esserci. Inizialmente la scelta motoristica cadde sul quattro cilindri 1600 della Giulia Sprint GT Veloce, alimentato da due carburatori doppio corpo, che metteva sul piatto 109 cavalli di potenza massima.

Gamma in aggiornamento

Nel 1967, come abbiamo messo in evidenza in altre occasioni, giunse anche una versione con il propulsore della serie 1750, con 118 cavalli all’attivo, ma con un aggravio alla bilancia di 50 chilogrammi sulla “sorella minore”. L’anno dopo fu il turno della Spider 1300 Junior. Questa erogava 89 cavalli, in virtù della cilindrata di 1.3 litri. Alcune modifiche estetiche la distinguevano dalle vetture più grosse della stessa famiglia, ma si trattava di interventi di piccolo taglio.

All’affermazione dell’Alfa Romeo Spider “Duetto” ha concorso, in modo importante, la presenza sul set, grazie alle imprese compiute da Dustin Hoffman nel film “Il Laureato”. A vestirla ci pensò una grande firma dello stile italiano: Pininfarina. Molti uomini del mondo dello spettacolo furono coinvolti nella sua campagna promozionale.

Il rapporto del modello con la settima arte durò a lungo. Pare che l’auto sia stata usata in circa 300 film. La sua è stata un’inclinazione naturale verso la galassia cinematografica. Del resto, una vettura a due posti, scoperta e ricca di carattere come questa, non poteva lasciare indifferenti i registi e gli attori. Ancora oggi è un’icona di bellezza, molto ricercata dagli appassionati che vogliono distinguersi nel segno dello stile e del glamour.

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