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Le 3 Ferrari degne di stare al Louvre accanto alla Gioconda

Quando si parla di Ferrari, non si fa riferimento a banali mezzi per spostarsi tra due punti diversi.

Ferrari 250 GTO
Una Ferrari 250 GTO sulle strade siciliane

Le Ferrari sono delle opere d’arte. Il fatto che alcuni esemplari siano stati esposti al MoMA di New York rafforza la tesi, ma bastano le emozioni prodotte nei cultori della bellezza per rendersi conto di quanto sia forte il loro fascino. Tante “rosse” si sono imposte nei più importanti concorsi d’eleganza del mondo, guadagnando l’ammirazione dei giurati e del pubblico. Lunghissima la lista dei premi di design messi a segno nel corso degli anni.

Quando si parla delle auto del “cavallino rampante”, viene naturale paragonarle a delle sculture a quattro ruote. Del resto, si tratta di autentici capolavori, che vanno oltre la dimensione dei mezzi di trasporto, per elevarsi ad oggetti di piacere, da vivere e contemplare, anche nella dimensione artistica. Col vantaggio di una fruibilità dinamica che proietta in una dimensione emotiva straordinaria, impossibile da descrivere.

Le Ferrari scatenano sensazioni forti, uniche nel loro genere. Solo vivendole si possono capire. Oggi ho scelto per voi 3 “rosse” che, a mio avviso, meriterebbero un posto al Louvre di Parigi, accanto alla Gioconda. In realtà l’elenco dovrebbe essere molto più lungo, ma per non stendere un lungo trattato filosofico, ho pensato di ridurlo a pochi modelli, che interpretano al meglio l’estro creativo e la magia delle creature di Maranello. Se vi va, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.

Ferrari 250 GTO

Lei è la regina delle “rosse”, l’auto più iconica della specie. Questa vettura ha scritto pagine memorabili di storia. Oggi è la dominatrice delle aste internazionali. Nelle rare occasioni in cui un esemplare viene messo in vendita, le quotazioni vanno alle stelle. Ciò che più conta, però, non è il valore economico, ma quello storico e culturale del modello. Qui c’è l’essenza dello spirito Ferrari, la rappresentazione più alta dei suoi nobili principi. Impossibile non farsi sedurre da un simile gioiello. Basta guardare le sue forme, anche in foto, per restare ammaliati.

L’energia dinamica giunge da un motore V12 da 3 litri di cilindrata, che eroga 300 cavalli della migliore specie, su 880 chilogrammi di peso a vuoto. Ad accompagnarli nella loro corsa ci pensa un rombo meraviglioso: non semplici battiti di freddi incastri meccanici, ma note seducenti di un prezioso Stradivari, la cui melodia entra nel cuore. Gli acuti della Ferrari 250 GTO sono da antologia. Anche le performance sono al massimo livello. Ci pensa il palmares a confermarlo.

Questa vettura ha vinto tutto ciò che si poteva vincere. Il merito è di un progetto molto curato nei suoi aspetti funzionali, che ha visto entrare in scena grandi personaggi. Volete i nomi? Eccovi serviti: Carlo Chiti, Giotto Bizzarrini, Mauro Forghieri e Sergio Scaglietti. Ricordiamo che la Ferrari 250 GTO è l’essenza del mito Ferrari, la sintesi del suo spirito. La bellezza conturbante del modello si lega ad un curriculum di altissimo livello, sintetizzato da tre titoli mondiali raccolti tra il 1962 e il 1964. Qui l’arte si lega all’ingegneria, alla passione e alla potenza, in un quadro emotivo al top.

Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, questa vettura manipola a suo piacimento il DNA degli appassionati, che trovano in essa una sirena irresistibile, nata da un processo genetico Made in Maranello. La Ferrari 250 GTO è un’opera d’arte viva ed è il frutto meraviglioso dell’estro e della competenza di uomini veri, cresciuti a pane e motori. Innamorarsi di lei è un fatto naturale, a prescindere delle etnie e dagli status sociali. Questa “rossa” incanta tutti, senza distinzioni.

Ferrari 330 P4

Questa è, senza ombra di dubbio, la più bella auto da corsa di tutti i tempi. I suoi tratti sinuosi disegnano una carrozzeria che sembra plasmata da Michelangelo. Nella versione Spider è assolutamente perfetta. Mai, prima e dopo di lei, si è vista una vettura da gara così seducente. Qualcuno, senza sbagliare, ne parla come di una top model. Splendido l’equilibrio fra i volumi, come il bilanciamento dei dettagli compositivi, che partoriscono una tela inebriante, sotto tutti gli aspetti.

Il frontale è di una bellezza disarmante. A dominare la scena ci pensano i vistosi passaruota, che inglobano i fari, spingendosi fin quasi al suolo. L’aspetto è sensuale e aggressivo. Impeccabile il profilo laterale, con le sue proporzioni da manuale d’arte. Lo specchio di coda completa degnamente l’opera, regalando altri colpi da maestro.

Il perfetto equilibrio espressivo emerge in tutte le prospettive d’osservazione: nel 3/4 anteriore, nel 3/4 posteriore, nella vista dall’alto. Roba da ipotetico Premio Oscar per la bellezza. E pensare che il suo progetto era tutto orientato agli aspetti funzionali. Qui, più che su ogni altro mezzo, ha trovato conferma quel detto aeronautico secondo cui ciò che funziona è anche piacevole alla vista. La Ferrari 330 P4, come abbiamo visto, è senz’altro bella, ma è efficace nella stessa misura. I risultati raccolti in pista lo confermano.

Cuore pulsante del modello è un motore V12 da 4 litri di cilindrata, curato da Franco Rocchi, con 450 cavalli di potenza a 8000 giri al minuto. Tale propulsore, con funzione portante, segnò l’esordio delle tre valvole per cilindro e di altri significativi affinamenti, nati dall’esperienza acquisita in Formula 1. Il peso, di 792 chilogrammi, aiutava lo splendido profilo prestazionale. Nuova la trasmissione, interamente costruita dalla factory emiliana.

La Ferrari 330 P4 si rivelò molto più incisiva della progenitrice (la 330 P3). Grazie ad essa si aprì un nuovo e intenso capitolo nella lotta col gigante Ford. Indimenticabile la tripletta conseguita alla 24 Ore di Daytona del 1967, con tre “rosse” al comando, allineate sulla linea del traguardo. La foto dell’arrivo in parata è entrata nell’antologia del motorsport. Questa creatura prese forma in quattro esemplari, uno dei quali in configurazione spider.

Ferrari F40

Qui le lancette del tempo si spingono verso una più stretta attualità, anche se l’auto in esame risale al 1987. Tutti la considerano la supercar per antonomasia, la vettura sportiva più iconica e seducente dell’era moderna. Pininfarina, con la Ferrari F40, ha trovato la migliore ispirazione. Il risultato degli sforzi creativi? Un capolavoro assoluto, destinato all’eternità. Le sue linee sono ancora attuali e mettono in crisi le espressioni più recenti del design automobilistico. Alla vista della Ferrari F40 si resta senza fiato. Oggi come ieri.

Sembra un prodotto giunto da un universo parallelo, tanto è lo stacco con le banali lamiere delle altre opere ruotate che si incrociano per strada. Questo missile alato ha l’aspetto scenico di un prototipo scappato dalla pista di Le Mans, ma la sua aggressività si esprime in una tela grafica armonica e di immensa fluidità. Il linguaggio estremo dei volumi si concede allo sguardo con grande naturalezza, per l’equilibrio degli elementi estetici e funzionali, miscelati in modo mirabile.

La Ferrari F40 conquista sin dal primo sguardo. I suoi flussi emotivi, una volta raggiunto il cuore, non lo lasciano più, occupandone lo spazio centrale. Tutti la sognano. Alcuni hanno avuto la fortuna di mettere un esemplare in garage. Noi comuni mortali ci siamo dovuti accontentare di un modellino in scala o di un poster in casa. Nessuna “rossa” dopo di lei è riuscita a guadagnare lo stesso livello d’amore che si è scatenato nei suoi confronti. Qui si parla di un vulcano di piacere, visivo e dinamico. Al look esplosivo si abbinano delle dinamiche altrettanto coinvolgenti.

Indescrivibili le scariche di adrenalina che giungono dal motore V8 biturbo da 2936 centimetri cubi, che eroga 478 cavalli a 7000 giri al minuto, con un picco di coppia di 577 Nm a 4000 giri al minuto. I numeri possono sembrare bassi rispetto a quelli offerti dalle fuoriserie attuali, ma anche oggi la Ferrari F40 non avverte alcun complesso di inferiorità, specie in termini di emozioni, tema dove continua a fare scuola. Basta provare la spinta del suo cuore con due turbocompressori IHI per restare incollati al sedile, con il sorriso stampato sul volto.

Gli aspetti dinamici sono straordinariamente coinvolgenti, ma non bisogna esagerare se non si è all’altezza. La Ferrari F40 dona tutto il suo potenziale solo a chi ci sa fare. Gli altri è meglio che non cerchino il limite. Del resto, un’opera d’arte può essere capita appieno solo da chi conosce bene la materia. Gli altri possono gustarla a uno stadio inferiore, comunque esaltante. Enzo Ferrari ne era orgoglioso. Fu l’ultima creatura del suo marchio ad essere svelata quando lui era ancora in vita. Si può considerare una sorta di testamento spirituale del Drake.

Questa fuoriserie è un mito nel mito del “cavallino rampante”. La sua personalità esuberante lascia il segno. Basta vederla una volta per non dimenticarla più. Credo sia l’essenza dell’auto sportiva, la leggenda dell’era moderna. Impossibile trovare le parole giuste per esprimere il suo fascino dirompente. La Ferrari F40 è arte, poesia, emozioni, magia, forza, meraviglia. Ogni volta, rivederla è come ammirarla per la prima volta.

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