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Crisi delle batterie dopo la carenza dei chip? Allarme

La crescita impetuosa delle vetture alla spina può avere un effetto collaterale: dopo la mancanza dei semiconduttori, la crisi delle batterie

Crisi delle batterie

Tutti conoscono la crisi dei chip per i Gruppi auto, la mancanza di semiconduttori, perché i fornitori di Taiwan preferiscono vendere ai big dell’elettronica da quando è esplosa la pandemia di Covid: in futuro, può arrivare la crisi delle batterie per auto elettriche e ibride plug-in. In questo caso, il coronavirus non c’entra.

E allora, quale può essere la causa di una possibile crisi delle batterie? Una richiesta enorme da parte dei Gruppi auto. La previsione è questa: la produzione di BEV (elettriche al 100%) e PHEV (ibride plug-in) crescerà si 6 volte fra il 2021 e il 2025.

Per tenere questo ritmo, serve una quantità mostruosa di batterie. Per sfornare le batterie, occorrono a loro volta le Gigafactory. E qui casca l’asino. Sono poche. Oltretutto, la burocrazia è un freno nell’Unione Europea. Per fare un esempio. Tesla vuole costruire una Gigafactory a Berlino. Gli ambientalisti frenano, fanno da tappo. In più, servono le rinnovabili, per evitare che l’elettricità venga creata dal fossile: in questo caso, il problema sarebbe a monte, con la base inquinante e le auto pulite.

Un cortocircuito. Da una parte, i “verdi” premono per l’auto elettrica. Dall’altra, stoppano la costruzione di Gigafactory in determinate zone. Chissà, forse nel 2030 un numero sufficiente di fabbriche che costruiscono batterie potrà essere raggiunto.

La Commissione Europea intanto pressa parecchio: propone che le Case producano solo elettriche dal 2035. Idea al vaglio degli altri organi UE. E al Cop26 si punta a mettere al bando le termiche (benzina e diesel) nel mondo nel 2040.

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Crisi delle batterie: possibile scenario

In parallelo, andrà anche affrontata la questione NIMBY: Not In My Back Yard. “Non nel mio cortile sul retro”. Continua la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante, come le fabbriche di un certo tipo e le Gigafactory. O come le opere per creare energie rinnovabili. Chi abita in una certa zona chiede che si vada a costruire in un’altra area. A loro volta, gli abitanti di quest’area rimettono il problema in circolo, esigendo che le opere siano fatte in un terzo “cortile sul retro”, non nel loro.

Sullo sfondo, da capire l’evoluzione dei prezzi di alcuni elementi base della batteria: carbonato di litio, il solfato di cobalto, il rame e altri materiali grezzi. Quanto costeranno in futuro?

Opportuno ascoliare anche il rapporto di dicembre 2020 intitolato “The Battery Paradox”, curato dal centro di ricerca indipendente sulle multinazionali SOMO: l’aumento senza precedenti della domanda di litio, cobalto e altre materie prime pone gravi rischi connessi ai diritti umani e all’ambiente. E solleva la questione di quanto sia realmente sostenibile ed equa una transizione basata sulla diffusione di massa dei veicoli elettrici.

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