Elon Musk, amministratore delegato di Tesla, ha costruito gran parte della sua immagine di visionario sul concetto di robotaxi, definendo questa tecnologia come la chiave per trasformare Tesla nella “compagnia più preziosa al mondo”. L’idea è quella di una rete globale di veicoli elettrici autonomi, capaci di offrire servizi di ride-sharing e di generare profitti anche per i singoli proprietari che potrebbero mettere a disposizione le proprie auto quando non le utilizzano.
Questa visione è stata alimentata da eventi spettacolari, come la presentazione del Cybercab lo scorso ottobre, e supportata da voci autorevoli secondo cui i robotaxi potrebbero spingere la valutazione di Tesla fino a 5.000 miliardi di dollari. Nonostante le aspettative trionfali, però, i progressi concreti sono stati (molto) più lenti del previsto.

La flotta sperimentale lanciata ad Austin, in Texas, è passata da una dozzina di unità iniziali a circa 30 veicoli entro la fine dell’estate, ma da allora Musk ha ridotto drasticamente le dichiarazioni pubbliche su questo progetto.
Di recente, però, l’imprenditore ha spostato l’attenzione su un’altra iniziativa futuristica, quella che effettivamente potrebbe salvare Tesla, come brand pioniere di tecnologia, per come lo abbiamo conosciuto negli scorsi anni. La risposta sarebbe dunque Optimus, il robot umanoide di Tesla.
In un post sulla sua piattaforma X, Musk ha affermato che l’80% del valore dell’azienda, in futuro, sarà legato proprio a questo progetto, lasciando intendere che i robotaxi potrebbero non rappresentare più la priorità assoluta. Gli investitori, tuttavia, sanno bene che le previsioni di Musk sono spesso un mix di entusiasmo e marketing più che di scadenze realistiche. Non è raro che utilizzi promesse futuristiche per spostare l’attenzione da difficoltà operative o da obiettivi non raggiunti.

Tesla, intanto, ha ottenuto l’autorizzazione per avviare il servizio di robotaxi nella Bay Area, anche se con la presenza obbligatoria di un conducente di sicurezza. Musk aveva ipotizzato che entro la fine dell’anno il servizio potesse coprire metà della popolazione americana, ma tale obiettivo appare ormai lontano. Inoltre, la concorrenza non sta a guardare: Waymo di Alphabet continua a consolidare il proprio vantaggio tecnologico, mentre Zoox, sostenuta da Amazon, ha appena debuttato a Las Vegas con un progetto ambizioso. Il futuro glorioso dei robotaxi Tesla resta dunque quantomeno incerto.
