Mentre il mondo si prepara per l’assemblea generale di Tesla ad Austin di giovedì 6 novembre, l’aria è densa di tensione finanziaria e drammi degni più di una superstar che del CEO del più grande brand di auto elettriche al mondo. Al centro della contesa c’è l’ingente pacchetto di compensi promesso a Elon Musk, un premio in azioni valutato in un assurdo 1.000 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni.
A far sentire la sua voce, con il peso di un’intera nazione, è il Fondo sovrano norvegese, uno dei maggiori azionisti di Tesla, che detiene l’1,14% del capitale e vanta un patrimonio superiore a 17,9 trilioni di euro. Il Fondo ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di votare contro il piano, non tanto per la miseria dei ricavi, quanto per il loro importo “assolutamente folle”.

Il piano di remunerazione, pur essendo una “carota d’oro” che dovrebbe invogliare il miliardario a investire di più nel futuro di Tesla, resta comunque coperto di difficoltà. Nonostante il premio sia solo “sulla carta”, richiedendo a Musk di raggiungere 20 traguardi finanziari, commerciali e tecnologici, alcuni dei quali sono definiti “praticamente impossibili”, la Norvegia non intende rischiare. La preoccupazione è triplice: l’importo esorbitante, il rischio di diluizione per gli azionisti e, soprattutto, la palese dipendenza da un singolo individuo.
Il fondo, guidato da Nicolai Tangen, ha dichiarato: “Sebbene riconosciamo il notevole valore creato sotto la leadership visionaria del signor Musk, siamo preoccupati per il pacchetto di compensazione complessivo, la diluizione e la mancanza di misure per mitigare il rischio associato a una persona chiave”.

Il paradosso finale risiede nell’ultimatum lanciato dallo stesso Elon Musk: se questo piano di compensazione, il più grande nella storia di una società quotata in borsa, fosse respinto, egli potrebbe lasciare Tesla. Un ricatto aziendale mascherato da motivazione, che mette gli azionisti davanti a una scelta drammatica.
Non è la prima volta che la Norvegia si oppone. Già nel giugno 2024, il fondo aveva votato contro un altro massiccio piano di Musk, una mossa che allora non aveva trovato riscontro tra gli altri potenti azionisti di Tesla. Il fondo persiste nella sua battaglia per la moralità finanziaria contro l’eccentricità del miliardario, cercando un “dialogo costruttivo” che è improbabile migliori a breve.
