Un decennio fa l’idea di un’auto capace di muoversi da sola apparteneva ancora alla fantascienza. Oggi, invece, flotte di test percorrono ogni settimana migliaia di chilometri, raccogliendo una quantità enorme di dati. A sostenere questa corsa c’è la convinzione che la guida autonoma diventerà un business colossale, capace di rivoluzionare non solo il modo in cui acquistiamo un’auto, ma l’intero sistema dei servizi come taxi e logistica, per menzionarne alcuni.
È qui che entra in gioco Tesla, che da anni tratta le sue auto come un prodotto digitale in continua evoluzione. Autopilot e Full Self-Driving sono la base della sua strategia: ogni vettura invia dati, che a loro volta affinano il software e, una volta affinato, gli aggiornamenti arrivano direttamente all’utente. Una visione che punta quasi esclusivamente sull’uso delle telecamere e che ha diviso il settore. Secondo Tesla, interpretare il mondo tramite video è la via più “umana”, anche se implica rinunciare a sensori come il LiDAR. La rapidità dello sviluppo ha però un prezzo: ogni errore catturato in un video diventa virale in pochi minuti, riaccendendo il dibattito sui limiti del sistema e sulle responsabilità del conducente.
Sulla guida autonoma ci sono Tesla e Google: chi avrà la meglio?

Nel frattempo Google segue una strada diametralmente opposta con Waymo, preferendo meno clamore e più risultati concreti. I suoi robotaxi circolano già in aree selezionate di diverse città americane senza nessuno al volante. La tecnologia è basata su un mix di telecamere, radar e LiDAR, che restituisce una lettura estremamente precisa dell’ambiente. La vera forza, però, sta nelle mappe ultra-dettagliate, potenza di calcolo cloud e una gestione dei dati che pochi possono permettersi.
Attorno a questi due giganti si muovono case automobilistiche che cercano alleanze per restare competitivi, startup che puntano su soluzioni radicali e fornitori che si sono reinventati passando dalla produzione di componenti meccanici allo sviluppo di piattaforme IA, chip dedicati o software chiavi in mano. Ognuno tenta di ritagliarsi un ruolo in un mercato che cresce più velocemente.
I moderni sistemi riconoscono pattern, prevedono comportamenti e intercettano rischi prima che diventino un problema. I risultati, per ora, si traducono in assistenti alla guida molto più sofisticati. Tuttavia, con il progresso arrivano però nuovi interrogativi: chi è responsabile in caso di incidente? Come si verifica la correttezza delle decisioni del software? Quali controlli devono essere imposti ai modelli IA?

Se i robotaxi e i servizi di guida autonoma dovessero davvero affermarsi, l’idea stessa di possedere un’auto cambierebbe profondamente. Molti potrebbero scegliere di rinunciare al veicolo di proprietà e affidarsi a questi servizi, pensati, almeno secondo la visione di Tesla, per costare quanto un semplice biglietto dell’autobus, ma con il vantaggio di essere prelevati e accompagnati esattamente dove si desidera.
Tesla, Google e tutti gli altri protagonisti sanno che chi conquisterà questo settore avrà un ruolo centrale nella mobilità della prossima decade. Ecco perché la corsa continua, con più test, più dati e sistemi sempre meno dipendenti dall’essere umano. La rivoluzione è già iniziata.
