Sono trascorsi ormai otto anni dalla clamorosa promessa di Tesla di lanciare la nuova Roadster, eppure l’attesa continua a protrarsi senza un reale traguardo. Presentata nel 2017 come la supercar elettrica capace di ridefinire gli standard di prestazioni, la Roadster avrebbe dovuto debuttare nel 2020. Si chiude il sipario.
Nel frattempo, in tutti questi anni di promesse, ciò che resta è una manciata di rendering, qualche prototipo avvistato e gli aggiornamenti altalenanti condivisi sul profilo X di Elon Musk. Tesla, al momento dei primi ambiziosi annunci, riuscì a conquistare la fiducia di migliaia di appassionati che versarono 5.000 dollari di prenotazione, seguiti da ulteriori 45.000 dollari di deposito per garantirsi un posto in lista. Un bel gruzzolo scommesso per accaparrarsi la propria Roadster elettrica dei sogni. Un impegno economico notevole, con la convinzione che la produzione fosse imminente.

Oggi, invece, molti di quei clienti si trovano a fare i conti con una domanda semplice e spinosa: come si ottiene il rimborso? La risposta è arrivata solo di recente grazie allo YouTuber Marques Brownlee (noto anche come MKBHD), che in un podcast ha raccontato la sua personale esperienza con la cancellazione dell’ordine.
Dopo aver versato 50.000 dollari nel 2017, Brownlee decise di rinunciare all’acquisto. La procedura tramite app lo portò a un numero telefonico che, inizialmente, lo dirottava solo verso una segreteria. Dopo vari tentativi, parlando con un operatore, scoprì che nemmeno il personale Tesla sapeva con precisione come annullare un ordine di Roadster.
Dopo diversi passaggi burocratici, l’azienda gli confermò il rimborso del deposito da 45.000 dollari, ma non della quota iniziale da 5.000. Tuttavia, pochi giorni dopo, probabilmente anche a seguito della sua visibilità mediatica, Tesla gli restituì l’intera somma, compresi i 5.000 dollari che sul sito ufficiale vengono dichiarati “completamente rimborsabili”.

Eppure, oltre alla scommessa strapersa della Roadster “prenotata” alla modica cifra di 50mila dollari, ci sono altri interrogativi che potrebbero far dormire molto male tanti scommettitori che hanno creduto a Elon Musk diversi anni fa. A cosa sono serviti quei milioni versati dai clienti negli anni? Sono stati utilizzati per finanziare i costi di sviluppo della Roadster e di altri progetti Tesla?
L’ipotesi che fa (molto) male resta però un’altra. Se Brownlee, e chiunque altro al tempo, avesse investito i suoi 50.000 dollari in azioni Tesla nel 2017, quando il titolo valeva circa 22 dollari, oggi si troverebbe con un capitale superiore a 1 milione di dollari, dato che fino a questa settimana le azioni sono state scambiate a 454 dollari l’una. Una bella mazzata al morale.