L’UE punta sulla plastica riciclata nelle auto ma frena sugli obiettivi

Bruxelles concede più tempo ai costruttori: plastica riciclata al 15% entro sei anni, passo indietro verso un’economia circolare più sostenibile.
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Sotto la spinta sempre più forte dell’industria automobilistica, Bruxelles ha deciso di concedere più tempo ai costruttori per adeguarsi all’obbligo di utilizzare materiali riciclati nei veicoli di nuova produzione. L’Unione europea ha infatti chiuso uno dei dossier più delicati per il futuro del settore auto, raggiungendo un compromesso che ridimensiona in modo evidente le ambizioni iniziali della Commissione.

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L’accordo, approvato venerdì scorso da Stati membri e Parlamento europeo, stabilisce che le auto nuove dovranno contenere una quota minima di plastica riciclata, ma con obiettivi molto più graduali rispetto a quanto previsto in origine. L’asticella, che Bruxelles voleva fissare al 25 per cento entro sei anni, scende al 15 per cento nello stesso arco temporale. Per arrivare alla soglia del 25 per cento sarà necessario attendere circa dieci anni. Una scelta che rappresenta una chiara concessione ai costruttori, protagonisti di un’intensa attività di pressione durante le trattative.

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Il testo introduce comunque un vincolo aggiuntivo. Almeno il 20 per cento della plastica riciclata dovrà provenire da un sistema a ciclo chiuso, quindi recuperata direttamente da veicoli giunti a fine vita. Un tentativo di rafforzare il concetto di economia circolare, pur all’interno di un quadro più morbido rispetto alle aspettative iniziali.

Per Magnus Heunicke, ministro danese dell’Ambiente e rappresentante del Paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione, l’intesa segna un passo avanti verso un modello più sostenibile per l’industria automobilistica europea. Un giudizio che però non trova pieno riscontro tra le associazioni ambientaliste.

Le ONG parlano apertamente di occasione mancata. Secondo Fynn Hauschke dell’EEB, l’accordo rappresenta l’ennesimo esempio di arretramento politico di fronte alle richieste dell’industria. La critica non riguarda solo le percentuali o le tempistiche, ma soprattutto l’assenza di interventi strutturali più incisivi.

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In particolare, viene contestato il fatto che il provvedimento non affronti il tema della crescita dimensionale dei veicoli. La continua diffusione di SUV sempre più grandi e pesanti finisce infatti per annullare buona parte dei benefici ambientali, aumentando il consumo di materie prime e l’impatto complessivo del settore.

I numeri aiutano a capire la portata del problema. L’industria dell’auto assorbe circa il 10 per cento di tutta la plastica utilizzata nell’Unione europea e quasi un quinto della domanda rivolta alla siderurgia continentale.

Il compromesso sul riciclo arriva inoltre in un momento politicamente delicato. Nei prossimi giorni l’UE sarà chiamata a riesaminare il divieto di vendita di auto con motori termici dal 2035. E anche su questo fronte si moltiplicano i segnali di possibile ammorbidimento.

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Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo, ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild che la Commissione sarebbe pronta a rivedere gli obiettivi, passando da una riduzione totale delle emissioni al 90 per cento per le nuove immatricolazioni nel 2035. Una mossa che, di fatto, rimetterebbe in discussione il bando assoluto dei motori a combustione. Da Bruxelles, per ora, arriva solo un invito alla cautela. Nulla è stato deciso ufficialmente, ma il clima sembra indicare che il confronto è tutt’altro che chiuso.