Il think tank Agora Verkehrswende ha messo insieme un’interessantissima e approfondita panoramica sul Cile, un caso di studio che dimostra come una coerenza politica a lungo termine sia la chiave per la decarbonizzazione dei trasporti. Il tutto senza interminabili dibattiti e battibecchi politici (soprattutto interni) tra autorità, nazionali e sovranazionali, da una parte all’altra del mondo occidentale.
Il successo cileno affonda le radici nella “Politica Energetica 2050” del 2016 e nella pionieristica “Strategia Nazionale per l’Elettromobilità” del 2017, che ha fissato obiettivi vincolanti. Si parlava infatti del 40% di veicoli elettrici privati e 100% per il trasporto pubblico entro il 2050.

L’accelerazione è arrivata dopo il 2020, culminando con l’introduzione di leggi sull’efficienza che, entro il 2022, hanno imposto l’obiettivo emissioni zero entro il 2035 per tutti i taxi e i veicoli del trasporto pubblico. La ricercatrice Linda Cáceres Leal sottolinea che la chiave è stata senza dubbio la pianificazione a lungo termine e l’affidabilità. I produttori, a differenza di quanto accade in Germania o nell’Ue, sanno già che i requisiti non cambieranno con il ciclo politico.
Un vantaggio, tornando al Paese sudamericano, è l’assenza di un’industria automobilistica nazionale in Cile, che ha “facilitato la transizione” non dovendo affrontare resistenze o ristrutturazioni industriali.
Il Cile ha implementato strumenti finanziari innovativi. La separazione tra proprietà degli asset e le operazioni (supportata da sussidi nazionali) ha ridotto l’incertezza degli investitori. Inoltre, le riforme tariffarie energetiche consentono agli operatori di risparmiare fino al 22% sui costi, mentre gli standard di risparmio di carburante penalizzano le fonti inquinanti.

Non tutto è perfetto, ovviamente, dato che il modello cileno resta sbilanciato. Santiago, la capitale, detiene il 95% degli autobus elettrici e il 75% delle infrastrutture di ricarica pubbliche, lasciando il resto del Paese con “notevoli lacune infrastrutturali”. E non basta elettrificare gli autobus: la lenta adozione di veicoli elettrici privati e per il trasporto merci (con una penetrazione di appena il 2,5% per i privati) rischia di bloccare il progresso dell’intero settore.
I ricercatori evidenziano che l’elettrificazione deve essere affiancata dalla micromobilità e dalla riforma della pianificazione urbana per ridurre la congestione. Certamente, il successo di Santiago ha creato un “effetto a catena” in America Latina, e il Cile è un valido caso da prendere ad esempio su come si possa accelerare il cambiamento anche in contesti molto più ampi.
