L’euforia per le immatricolazioni di auto elettriche a novembre, che hanno portato la quota di veicoli a batteria al 12% (sfiorando il 20% con le ibride plug-in), è destinata a spegnersi rapidamente. Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, non usa mezzi termini rispondendo alle domande di Quattroruote. Esaurita l’onda lunga degli incentivi, il mercato retrocederà le elettriche alla sua quota naturale, un modesto 5%.
Il dato italiano, anche nella fase boom, era pur sempre poco più della metà rispetto al resto d’Europa. La politica, in tutto questo, non aiuta. Sullo sfondo resta la sospensione sulla possibile riforma del phase-out europeo, il bando ai motori endotermici dal 2035, una decisione attesa, forse, per il 10 dicembre.

Questa incertezza, secondo il direttore Unrae, sta creando un equivoco dannoso che coinvolge persino i consumatori. A furia di cavalcare la narrazione di questa “Europa cattiva che ci toglie il rombo del motore”, si è generato uno stato di sospensione ingiustificato anche per l’uomo della strada.
Per il consumatore che acquista oggi, il bando al 2035 non cambia nulla sulla circolazione o sul valore residuo a dieci anni. Ma la confusione prospera. Sulla questione incentivi, l’ipotesi di fondi europei per il rinnovo del parco auto è considerata auspicabile, ma forse ingenua.
Cardinali sottolinea che non esiste alcuna omogeneità in Europa: aliquote IVA, costi di messa su strada, tassazione del fringe benefit e tariffe di ricarica sono tutti diversi. “Dovendo uniformare qualcosa, io comincerei dalle regole che disciplinano l’automobile, prima degli incentivi”. Bruxelles non ha competenza sul fisco, quindi al massimo si potrebbe immaginare un fondo europeo per finanziare schemi nazionali.

Riguardo al phase-out, la possibilità di un rinvio o di una deroga è concreta. Nel momento in cui il Partito Popolare Europeo, insieme ai governi tedesco e italiano, spinge per derogare al divieto per plug-in e range extender e consentire i carburanti carbon neutral, è lecito presumere che la Commissione possa fare una proposta in quella direzione. L’industria, che fa programmi di investimento decennali, osserva l’annuncio della prossima settimana con il fiato sospeso.
