Due anni fa, il futuro dell’auto sembrava scritto nelle batterie. I costruttori si lanciavano a capofitto verso l’elettrificazione totale, le istituzioni fissavano scadenze epocali (vedi il fatidico 2035) e noi dovevamo semplicemente adeguarci. Oggi, la realtà dell’auto elettrica ha tirato il freno a mano con decisione.
L’ultimo rapporto di Ernst & Young sancisce una durissima verità sulla transizione energetica. Metà degli acquirenti di auto a livello globale prevede di acquistare un veicolo con motore a combustione interna, nuovo o usato che sia, nei prossimi 24 mesi. Si tratta di un aumento di ben 13 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Il pistone è ufficialmente tornato di moda.
Contemporaneamente, l’interesse per l’auto elettrica al 100% è crollato di 10 punti percentuali, attestandosi al 14%, e persino le ibride sono scese al 16%. La disillusione è amara e complessa. Il prezzo di acquisto rimane elevato, l’infrastruttura di ricarica è percepita come insufficiente (o troppo complessa) e l’incertezza sul valore di rivendita delle auto elettriche è il fantasma che tormenta il sonno dei consumatori.

Il responsabile globale di EY, Constantin Gall, parla di una transizione “più lenta del previsto”. Il consumatore, fondamentalmente, non è contro la tutela ambientale, ma si rifiuta di lasciare che questa comprometta la sua libertà di movimento o il suo potere d’acquisto.
Il clima geopolitico non aiuta. Quasi il 36% dei potenziali acquirenti aperti a un’auto elettrica ammette di riconsiderare o rimandare l’acquisto a causa dell’instabilità globale. A questo si aggiungono i segnali politici ambigui, come la ripresa delle politiche pro-petrolio negli Stati Uniti con Donald Trump e le esitazioni di Bruxelles sulla scadenza del 2035.
C’è anche una netta divisione culturale. Se i consumatori cinesi comprano veicoli elettrici in massa, non lo fanno per una profonda convinzione ambientalista. Gall osserva che, per il cliente cinese, la fonte di energia è secondaria. Ciò che conta è l’integrazione digitale, gli schermi e la connettività, vedendo l’auto come un’estensione dello smartphone. Se i veicoli a combustione offrissero la stessa experience, li comprerebbero con la stessa prontezza.

In Occidente, invece, le case automobilistiche sono intrappolate. Devono vendere subito auto con motore a combustione interna per finanziare il costoso sviluppo dei veicoli elettrici, dove si concentrano margini e volumi di vendita. L’Europa, imponendo troppo in fretta il full electric, rischia di aver indebolito la propria base industriale. Il mercato, però, sta riaffermando la propria superiorità sulle normative.
