Il nodo della competitività torna al centro del dibattito industriale e il messaggio, questa volta, è di quelli che pesano. Energia sempre più costosa, un costo del lavoro non allineato ai principali competitor internazionali e filiere produttive esposte a fragilità strutturali: è qui che, secondo il CEO di Stellantis Antonio Filosa, affonda le radici del problema italiano. Un problema che non consente rinvii, perché nel mondo dell’industria le scelte seguono una logica implacabile, quella della convenienza. E se il divario non viene colmato, il rischio è evidente: gli investimenti potrebbero orientarsi altrove.
Antonio Filosa: in Italia c’è un grosso problema di competitività
La fotografia scattata da Filosa è nitida, anche se scomoda. L’Italia soffre un gap competitivo che si amplia a ogni oscillazione dei costi energetici e a ogni tensione nelle catene di fornitura globali. Per questo, l’appello è rivolto a un intervento deciso, capace di rafforzare l’ecosistema industriale e di stabilizzare le condizioni di produzione. Senza un contesto più favorevole, avverte, sarà difficile garantire continuità e attrattività.
Eppure, negli ultimi mesi, un risultato significativo è stato raggiunto. Parlando durante l’assemblea di Anfia il numero uno di Stellantis ha affermato: «Nell’ultimo anno abbiamo lavorato insieme per rilanciare il Piano Italia e ricostruire un equilibrio nella catena del valore dell’automotive, che coinvolge centri di ricerca, ingegneria, impianti e migliaia di lavoratori. Senza questa collaborazione non sarebbe stato possibile», ha dichiarato Filosa. Il manager ha poi sottolineato la conferma degli impegni assunti: «Abbiamo ribadito la centralità dell’Italia, confermando gli investimenti di circa 2 miliardi di euro negli stabilimenti italiani e superando le attese con oltre 7 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti nel nostro Paese».

Ed è proprio questo il dato più rilevante: un miliardo in più rispetto a quanto annunciato in precedenza, inclusa la recente presentazione della Fiat 500 Ibrida. Un segnale di fiducia che non cancella le criticità, ma che indica una strada possibile, a condizione che il sistema Paese faccia la sua parte.
