In un’epoca in cui ogni nuova vettura viene valutata attraverso rigidi parametri economici, Hyundai N, la divisione ad alte prestazioni del colosso coreano, ha scelto un approccio decisamente controcorrente. Lanciando lo sviluppo della Ioniq 6 N, una berlina sportiva completamente elettrica, la casa madre ha dimostrato che il coraggio ingegneristico e la passione per la guida possono ancora prevalere sul freddo calcolo finanziario.
In un’intervista rilasciata a Drive, Manfred Harrer, responsabile del reparto Performance Development Tech di Hyundai ed ex figura chiave in Porsche, ha spiegato la filosofia dietro il progetto. Pur consapevole delle vendite limitate della Ioniq 6 standard, Harrer ha affermato che la versione N non è stata concepita per battere record di mercato, ma per incarnare lo spirito più autentico del marchio.

“Normalmente si parte dal business case, costi, ROI, volumi attesi, ma questa volta abbiamo fatto l’opposto. Se c’era un’idea valida per migliorare prestazioni, guida o dinamica, l’abbiamo implementata” ha raccontato Harrer.
In pratica, gli ingegneri hanno ricevuto carta bianca per creare un’auto capace di emozionare, senza compromessi. Nonostante la Ioniq 6 abbia registrato vendite piuttosto modeste (circa 6.300 unità nella prima metà dell’anno nell’immenso mercato degli Stati Uniti), rispetto alle oltre 19.000 Ioniq 5 consegnate nello stesso periodo, Hyundai ha scelto comunque di investire in un modello di nicchia, dimostrando che la passione per la performance può ancora prevalere sull’analisi di bilancio.

“È un’auto a basso volume con modifiche profonde. Ovviamente questo aumenta i costi, ma ciò che conta è l’aura che crea attorno al brand,” ha aggiunto Harrer. In altri termini, la Ioniq 6 N non punta solo alla pista, ma mira a rafforzare l’identità del marchio, proprio come un tempo fecero BMW M o Mercedes-AMG.
Anche se il rischio economico non è trascurabile, il Hyundai Motor Group, grazie alla sua imponente rete globale, può permettersi questo tipo di operazioni. A noi, invece, non resta che ringraziare il brand, anzi, la divisione ad alte prestazioni, per aver mantenuto viva quella tradizione d’eccellenza tecnica che sempre più spesso viene sacrificata per tenere d’occhio solo il profitto.