Le auto in commercio oggi sono diventate sensibilmente più care rispetto al passato, e non si tratta soltanto di un’impressione. A incidere sul loro prezzo non è soltanto il miglioramento tecnologico, ma soprattutto l’impatto delle normative europee in materia di emissioni e sicurezza, che hanno imposto ai costruttori continui adeguamenti tecnici e investimenti miliardari.
I costi si riflettono inevitabilmente sul prezzo finale pagato dai consumatori, rendendo oggi molto più oneroso l’acquisto di una vettura, anche di piccole dimensioni. Basta confrontare la situazione attuale con quella del 2019, l’anno immediatamente precedente alla pandemia. Già allora i modelli di nuova immatricolazione dovevano rispettare la normativa Euro 6, entrata in vigore nel 2015. Tuttavia, l’Unione Europea ha scelto di intervenire con aggiornamenti progressivi senza attendere l’arrivo dell’Euro 7, introducendo diverse varianti contrassegnate da lettere aggiuntive.

Dal 2016 si sono succedute le norme Euro 6a, 6b e 6c, che hanno via via imposto limiti sempre più severi per ossidi di azoto e particolato, estendendo l’obbligo dei filtri antiparticolato anche ai motori a benzina. Nel 2018, inoltre, è stato adottato il protocollo WLTP, più realistico rispetto ai precedenti test di laboratorio. Il 2019 ha visto l’arrivo della Euro 6D, prima in versione “Temp” e poi, dal 2021, come “Final”, che ha introdotto le prove RDE su strada, imponendo che lo scarto tra i valori di laboratorio e quelli reali non superi il 50%.
Dal 2026 scatterà lo standard Euro 7, che pur mantenendo limiti simili all’Euro 6 porterà novità significative, come il monitoraggio delle emissioni non legate al motore ma a freni e pneumatici. Questo significa che persino i veicoli elettrici dovranno rispettare valori precisi, mantenuti per 10 anni o 200.000 km.

Oltre all’aspetto ambientale, la sicurezza è diventata un pilastro imprescindibile. Dal luglio 2024, infatti, tutte le nuove auto vendute in Europa devono essere equipaggiate con sistemi di assistenza alla guida avanzati (Adas), imposti dal Regolamento UE 2019/2144. Anche utilitarie come la Fiat Panda sono oggi dotate di frenata automatica d’emergenza, riconoscimento dei limiti di velocità, sistemi di mantenimento corsia, rilevamento della stanchezza del conducente, telecamere posteriori e persino una scatola nera. A ciò si aggiunge l’obbligo, dal 2019, di dotare i veicoli elettrici e ibridi di sistemi sonori artificiali per avvisare i pedoni della loro presenza a basse velocità. Tutti obblighi che hanno fatto lievitare i costi.
Jean Philippe Imparato, dirigente di Stellantis, ha stimato in circa 2.000 euro il sovrapprezzo necessario per omologare un’utilitaria secondo le regole attuali. Il risultato è evidente: se nel 2019 esistevano 49 modelli con un prezzo inferiore a 15.000 euro, oggi ne rimane praticamente solo uno. Le city car, un tempo simbolo di accessibilità, sono ormai diventate beni costosi, difficili da permettersi per il potere d’acquisto medio delle famiglie europee.