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Dazi auto Usa: “Non colpiranno l’Europa”

Lo spera il Ross Wilbur, segretario al Commercio

Dazi auto

Gli Stati Uniti potrebbero non dover più imporre nuovi dazi sulle auto importate, dopo alcuni “ottimi colloqui” con costruttori nell’UE, in Giappone e altrove. A dichiararlo Ross Wilbur, il segretario al Commercio. “La nostra speranza – ha spiegato a Bloomberg Television – è che le trattative che abbiamo avuto con le singole società in merito ai loro piani di investimento di capitale possano dare abbastanza frutti da non poter essere necessarie, per avviare la cosiddetta Sezione 232. La sezione del Trade Expansion Act del 1962 permette di introdurre tariffe nel momento in cui la sicurezza nazionale è a repentaglio.

Dazi auto punitivi del 25 per cento

A Bangkok, presente al meeting annuale dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico), Ross ha aggiunto: “Abbiamo avuto ottime conversazioni con i nostri amici europei, con i nostri amici giapponesi, con i nostri amici coreani”. Nel 2018 l’amministrazione Trump ha minacciato una tassa del 25 per cento sulle importazioni di automobili per difendere l’industria americana. Rinviato il discorso a maggio, Trump prenderà a metà novembre una decisione, che andrebbe a incidere sulle vetture costruite nei Paesi dell’Unione Europea. E soprattutto la Germania esprime timore.

Qualora andasse in porto, la manovra alimenterebbe lo scontro commerciale tra Bruxelles e Washington, Solo poche settimane fa gli Usa hanno sancito nuove imposte punitive sui prodotti europei per un valore di 7,5 miliardi di dollari. L’Organizzazione Mondiale del Commercio aveva riconosciuto a Washington il diritto di adottare misure commerciali, come ritorsione contro l’Ue per i sussidi al colosso aerospaziale europeo Airbus.

Conflitto commerciale per Airbus e Boeing

Nel 2004 gli States accusarono le allora Comunità europee e certi Stati membri (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) di aver sovvenzionato Airbus – per 22 miliardi di dollari – fin dagli anni Settanta con contribuiti non legittimi secondo quanto indicato nelle disposizioni Gatt (Accordo generale delle tariffe doganali e sul commercio) del 1994 e di avere pertanto provocato un danno a Boeing, la propria compagnia che fabbrica aerei. Del resto, il 2004, come segnalato dal Financial Times, è il primo anno in cui Airbus ha superato Boeing nelle vendite. La Comunità europea ha ripagato della stessa moneta nel 2005; presentando un ricorso contro gli aiuti illegittimi che gli Stati Uniti avrebbero concesso – per 23 miliardi di dollari – a Boeing.

Le due questioni giudiziarie, proseguite in parallelo davanti al Wto negli anni successivi, hanno segnalato violazioni delle regole comuni da ambo le parti. Restava esclusivamente da quantificare i danni subiti, che autorizzano dazi equivalenti. Il Wto ha stimato in 7,5 miliardi di dollari i dazi punitivi legittimamente applicabili dagli Usa ai prodotti europei. Di contro, secondo la stampa nei primi mesi del 2020 verrà emanata un’analoga sentenza sul caso Boeing. Dunque, l’Europa potrà rincarare le tasse contro prodotti americani.

Il nuovo giro di tariffe allargherebbe una ferita ancora aperta, per l’imposizione della presidenza Trump nel 2018 di imporre i dazi sull’acciaio e sull’alluminio europeo. I prodotti di acciaio e alluminio importati negli Usa da Europa, Messico e Canada “sono così tanti ed entrano in tali circostanze che minacciano di indebolire la sicurezza nazionale“, la spiegazione fornita dal capo della Casa Bianca. Il carico fiscale ammonta al 25% sull’acciaio e al 10% sull’alluminio.

La Commissione europea pronta a prendere provvedimenti

Il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato: “Si tratta di puro e semplice protezionismo. Prendendo di mira chi non ha alcuna colpa per gli eccessi di capacità, gli Stati Uniti fanno il gioco dei veri responsabili del problema Gli Stati Uniti non ci lasciano ora alcuna scelta se non quella di aprire una procedura di risoluzione delle controversie in sede OMC e di imporre dazi supplementari su una serie di importazioni provenienti dagli Stati Uniti. Difenderemo gli interessi dell’Unione, in piena conformità con il diritto commerciale internazionale.”

La Commissaria responsabile per il Commercio, Cecilia Malmström, ha a sua volta commentato: “Abbiamo cercato in tutti i modi di scongiurare questo scenario. Durante i negoziati degli ultimi mesi gli USA hanno cercato di utilizzare la minaccia di restrizioni commerciali come leva per ottenere concessioni da parte dell’UE. Non è questo il modo in cui noi affrontiamo le questioni commerciali, tanto meno tra partner di lunga data, amici, alleati. Ora che abbiamo chiarezza, la risposta dell’Unione europea sarà proporzionata e in linea con le norme dell’OMC. Avvieremo una procedura di risoluzione delle controversie in sede OMC. Inoltre imporremo misure di riequilibrio e procederemo ai passi necessari per proteggere il mercato dell’UE dalle deviazioni degli scambi causate dalle restrizioni degli Stati Uniti.”

Il 31 gennaio 2019 la Commissione europea ha predisposto misure di salvaguardia definitive sulle importazioni di determinati prodotti di acciaio nell’Unione europea. A differenza dei precedenti contingenti tariffari globali (provvisori) introdotti in reazione ai dazi supplementari degli Usa, per quelle definitive, pari al 25% sui prodotti fuori quota, sono stabiliti interventi specifici ai Paesi. Così facendo l’Ue desidera proteggersi da importazioni di acciaio aventi bassa qualità convogliato nel Vecchio Continente appunto perché il mercato a stelle e strisce impone dazi aggiuntivi.

La decisione il 13 novembre

La politica sulle materie prime e prodotti lavorati è un’arma che l’amministrazione Trump utilizza su diversi fronti, senza escludere neppure il settore automobilistico. Una questione delicata inerente a veicoli e componentistica di produzione europea, giapponese e coreana. Lo scorso inverno i vertici della Casa Bianca hanno spiegato di prendere in considerazione tariffe maggiorate sull’import auto. E, secondo i piani iniziali, sarebbero dovute entrare in vigore lo scorso maggio. Data poi posticipata di sei mesi: il 13 novembre è, quindi, prevista la decisione in merito.

Tuttavia, il Segretario al commercio americano Wilbur Ross sembra allontanare il rischio nelle dichiarazioni rilasciate a Bloomberg Television. “La nostra speranza – ha affermato – è che le trattative che abbiamo avuto con le singole aziende automobilistiche in merito ai loro piani di investimento possano dare abbastanza frutti da rendere impossibile la messa in atto dei dazi, e potrebbe non essere necessario metterli in atto neppure parzialmente”.

Dazi auto: Europa esentata dopo la Corea?

Ross ha poi puntualizzato di aver intrattenuto “ottime conversazioni” con costruttori e istituzioni europee, giapponesi e coreane. I veicoli “made in Corea” hanno già ottenuto l’esenzione definitiva in virtù dell’Accordo Korus, rinegoziato nel 2018. Attualmente pure per i brand europei si aprono concreti spiragli: secondo quanto riporta Bloomberg, per gli Usa non costituiscono un problema di sicurezza nazionale. Si tratterebbe di una buona notizia poiché, stando a uno studio elaborato dal Center for Automotive Research dell’Università di Duisburg-Essen, i dazi sulle automobili europei provocherebbero perdite fino a 700 miliardi da qui al 2024, oltre ad un calo della produzione di 35 milioni di unità.

Occhio di riguardo per l’Italia

Secondo il direttore del centro, Ferdinand Dudenhöffer, la guerra commerciale ha rappresentato una delle “ragioni principali del calo delle vendite registrato dall’industria automobilistica mondiale. Poiché il mercato cinese risulta fondamentale per l’industria automobilistica tedesca, il comparto è stato gravemente danneggiato dalla politica doganale degli Stati Uniti“, ha sottolineato Dudenhöffer. “Il comportamento di Washington rappresenta quindi l’opposto della politica delle alleanze”.

Presso l’ambasciata italiana sui rapporti tra Usa e Italia Donald Trump ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lawrence Kudlow, consigliere economico di Trump, ha spiegato che le automobili europee non rientrano nella lista per non danneggiare l’Italia.”Il mio presidente ieri ha detto a Mattarella che gli Usa non vogliono imporre tariffe sulle auto europee, distruggerebbero in particolare l’economia tedesca ma danneggerebbero anche quella italiana. Ho preso nota perché è la prima volta che l’ho sentito dire con chiarezza”, ha dichiarato Kudlow.

“Puntiamo alla definizione di soluzioni negoziali in grado di rafforzare le nostre relazioni. Le tensioni commerciali non giovano ad alcuno. Riteniamo che una reciproca imposizione di dazi sia controproducente e dannosa per entrambe le nostre economie. Vorrei aggiungere che condividiamo con gli Stati Uniti la convinzione dell’opportunità che l’Organizzazione Mondiale del Commercio venga riformata per renderla più efficiente e più efficace”, ha dichiarato il Presidente Mattarella. Le istituzioni comunitarie hanno dialogato sulla questione nel corso dell’incontro con Lighthizer, funzionario del governo federale americano e attuale rappresentante commerciale degli Stati Uniti.

Malmstrom ottimista sui dazi auto: “Non li applicheranno all’Ue”

La commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, al termine di una riunione informale dei ministri dei 28 a Bucarest, predica ottimismo: “Presumiamo che se i dazi auto dovessero accadere, non si applicherebbero all’Unione europea. Non abbiamo ricevuto garanzie che il governo di Trump non applicherà queste tariffe al settore automobilistico, ma lavoriamo partendo dal presupposto che non ci saranno tariffe aggiuntive per nessuna delle parti”. Altrimenti, “se dovessero esserci dazi su auto a componenti automobilistiche” da parte dell’amministrazione Trump, la Commissione Ue ha “iniziato a preparare internamente una lista di misure di riequilibrio” come rappresaglia, come accaduto nel settore dell’acciaio e alluminio.

Se dovessero esserci dazi sulle auto “pubblicheremo questa lista per consultazione formale, come richiesto dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e come accaduto per acciaio e alluminio. Lo abbiamo detto agli Usa”, dice Malmstrom. Inoltre, in caso di dazi sui modelli di auto dell’Unione Europea, cesserebbero pure i possibili negoziati su un accordo di libero scambio nel segmento dei prodotti industriali, conclude Malmstrom.

 

 

 

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