Far tornare in vita un’auto storica dopo decenni di immobilità non è solo una sfida meccanica, ma, per un appassionato, è un vero e proprio viaggio nel tempo. È il caso di questa Fiat 1100, rimasta in stato di abbandono per oltre 30 anni, completamente esposta a ogni agente naturale per almeno 15 anni. La storica Fiat, però, si è resa finalmente protagonista di un tentativo di riavvio, tra ruggine, ricordi e passione.
Prodotta a partire dagli anni Trenta e successivamente riprogettata nel dopoguerra con numerose evoluzioni fino agli anni Sessanta, la Fiat 1100 è stata per l’Italia una vera e propria utilitaria di classe media, amata per la sua affidabilità, la linea elegante e la facilità di manutenzione.
Motorizzata con un quattro cilindri da 1.089 centimetri cubici, sviluppava inizialmente una potenza di circa 30-40 CV, sufficiente per muoversi agilmente sia in città che sulle (allora, pensate) prime autostrade italiane. Con un peso contenuto, interni sobri ma curati e un comportamento stradale apprezzabile, divenne simbolo della motorizzazione popolare del boom economico.
L’esemplare protagonista di questa storia narrata in un accurato video di Ego Reficio su YouTube, come anticipato, è rimasto inattivo per circa tre decenni, inizialmente custodito gelosamente da un proprietario che lo usava raramente ma con grande affetto. Dopo la sua scomparsa, questa Fiat 1100 è stata trascurata e parzialmente cannibalizzata, perdendo alcuni componenti fondamentali. Non è difficile immaginare che il lavoro per la riaccensione di questo rudere (a tutti gli effetti) abbia necessitato qualche componente qua e là, oltre che un’operazione di pulizia molto approfondita.
Ritrovata per caso durante i lavori di ristrutturazione di una vecchia abitazione, risulta acquistata e trasferita su un vicolo, dove è rimasta esposta alle intemperie, subendo (come si può notare) i danni del tempo e dell’umidità. Il risultato disastroso è testimoniato dai lamierati corrosi, i sedili marci, le guarnizioni indurite e un motore che sembra muto da un’era troppo lontana.
Ma la speranza di sentirlo tornare a “ruggire” è più forte della ruggine. Il tentativo di accensione rappresenta un atto di amore verso un pezzo importante della storia automobilistica italiana. Ogni cigolio, ogni scatto del motorino d’avviamento è un richiamo al passato.
Così, pezzo dopo pezzo, componente dopo componente passato per la amorevoli mani di Ego Reficio, l’auto torna a “respirare” per davvero. Anche se, a dirla tutta, sempre quasi un commosso saluto dall’oltretomba.