La Dodge Viper non è mai stata una semplice automobile. Questa auentica creatura infernale americana è stata un’esplosione di pura potenza e caos, celata dietro alcune cinture di sicurezza. Audace e a tratti quasi irriverente, la Viper ha incarnato per un quarto di secolo la quintessenza della muscle car senza compromessi. Con il suo motore incastonato in un telaio spoglio, ha ignorato ogni idea di moderazione o raffinatezza, sfidando il mondo con un rombo spaventoso. Poi, nel 2017, la sua corsa si è interrotta.
Non è stato, però, un fragoroso addio, ma un silenzioso problema burocratico. Nessun ultimo colpo di scena, nessun’epica uscita di scena. La Viper è semplicemente sparita dal mercato. Non per scandali o cataclismi, ma per una combinazione di vendite deludenti, la spietata concorrenza della Corvette C7 e un vincolo normativo particolarmente fastidioso in quanto impossibile da rispettare.
La stessa Viper che un tempo metteva a rischio le costole di ogni conducente, è stata abbattuta dall’impossibilità di integrare dispositivi di sicurezza obbligatori, degli airbag a tendina. Così, una vettura definita dall’istinto e dal disordine è stata piegata dalla sicurezza.
Non fu solo colpa dell’airbag “maledetto” (o benedetto, dipende dai punti di vista). Nonostante l’adorazione della stampa specializzata, le vendite erano sempre state modeste. Negli ultimi anni la Viper arrancava con meno di 800 unità vendute annualmente, toccando appena 585 nel 2017. La muscle car, con il suo motore V10 da 645 cavalli e un abitacolo più stretto di una pentola a pressione, non riusciva più a conquistare il grande pubblico. Il vero colpo fatale, inoltre, è arrivato dalla Chevrolet Corvette C7 Z06, con i suoi 650 cavalli e un prezzo più accessibile, che ha letteralmente rubato la scena e i clienti.
Tornando al dettaglio che ha causato il grosso del dramma Viper, dobbiamo spiegare cosa accadde con la norma federale statunitense sulla sicurezza che richiedeva airbag laterali in ogni nuova vettura. Nella Viper, già dal design angusto, non c’era spazio per montare questi dispositivi senza una costosa riprogettazione. Con vendite così basse, l’investimento non era giustificabile e l’allora CEO Sergio Marchionne lo ammise senza mezzi termini: non ci sarebbe stata una nuova Viper. Purtroppo, proprio quando sembrava aver raggiunto la sua forma definitiva, la muscle car sparì in una nuvola di fumo. Lasciava dietro di sé un’eredità di potenza, caos e occasioni mancate.