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3 Lancia stradali a 4 cilindri che hanno fatto sognare con la loro esuberanza

Hanno un frazionamento basso, ma queste auto riescono a suonarle a vetture più blasonate.

auto lancia rally 037 stradale
Foto FCA Heritage

I motori a quattro cilindri, come ci ricordano i colleghi di carscoops, hanno alimentato ogni tipo di auto sportiva, dalle supercar a motore centrale alle roadster leggere. In poche occasioni, però, sono entrati nel cuore della gente. Fra le vetture italiane più apprezzate, spinte da un’unità propulsiva con questo frazionamento, c’è la Lancia Fulvia HF. Più esuberanti di lei, anche per un fatto cronologico, sono state però le successive Rally 037 Stradale, Delta S4 Stradale, Delta HF Integrale.

Sono loro le protagoniste del nostro articolo. Prima di passarle in rassegna, torniamo all’analisi generale del motore a quattro cilindri e delle sue applicazioni migliori. I nomi che vengono subito in mente sono quelli della piccola Mazda MX-5 e della potente Lotus Esprit Turbo, che ha spinto il vigore energetico della specie verso livelli mai visti prima del suo avvento. I riferimenti assoluti sono stati fissati però dalla successiva Mercedes-AMG C63 da 680 cavalli. Anche qui l’assenza di un cuore con più cilindri si è fatta sentire, se non altro in termini sonori, di carattere e di rotondità di funzionamento.

Come non citare, poi, la strepitosa Honda S2000 o le Porsche 356, 912, 914, 924, 944, 968 e le più recenti Boxster, Cayman e Macan T? Anch’esse appartengono alla specie, come le fantastiche BMW E30 M3, Mercedes 190E 2.5-16, Subaru Impreza e Mitsubishi Evo. Molte altre vetture meriterebbero uno spazio in questo contesto narrativo, ma le nostre attenzioni, per affinità tematica con Clubalfa.it, si concentrano oggi su tre Lancia d’eccezione, dotate di un motore con questo frazionamento. Si tratta delle già citate Rally 037 Stradale, Delta S4 Stradale e HF Integrale. Passiamole in rassegna.

Lancia Rally 037 Stradale

Lancia Rally 037 Stradale
Foto Stellantis

Questa vettura ha un DNA racing. La sua nascita si lega alla necessità di fornire la base omologativa per la versione da corsa, destinata al Campionato del Mondo Rally. Il capitolato della FIA prevedeva infatti 200 esemplari per l’ingresso in gruppo B, punta di diamante di quella specialità, nel suo periodo storico. La Lancia Rally 037 Stradale fu presentata al Salone dell’Auto di Torino del 1982. A fare da base per il suo sviluppo ci pensò la Beta Montecarlo, come si evince dalle somiglianze stilistiche del padiglione. Per il resto era una vettura completamente diversa. Lo si notava già dal look, ben più aggressivo e corsaiolo.

Qui la tecnologie era di altissimo livello, per cercare di imporsi nel complesso mondo del motorsport, in una sfida difficile contro le rivali a trazione integrale. Sul piano ingegneristico si era al top, anche se le due sole ruote motrici compromisero in parte gli sforzi dei tecnici, impedendo di conseguire quei risultati potenzialmente accessibili a un’auto di simile qualità progettuale.

Il telaio della Lancia Rally 037 era a struttura mista: monoscocca e tubolare. Questo forniva un’impalcatura solida, dove ancorare la carrozzeria in poliestere, con rinforzi in vetroresina. L’ampio cofano posteriore dava protezione a un motore a quattro cilindri con 16 valvole, da 2 litri di cilindrata, rinvigorito da un compressore a lobi denominato “Volumex”. Il livello di potenza massima si spingeva a quota 205 cavalli, per uno scatto da 0 a 100 km/h in meno di 7 secondi e una punta velocistica di oltre 220 km/h.

Lancia Delta S4 Stradale

Lancia Delta S4 Stradale

Anche lei è una figlia d’oro degli esuberanti anni ’80, dove il politicamente corretto (per fortuna) non si sapeva nemmeno cosa fosse. Il suo look, anche se vagamente imparentato con quello della normale Delta, aveva delle alchimie molto particolari, che ne facevano un modello completamente diverso, pure sul piano visivo. La sua presa scenica è feroce. Guardandola, si ha subito la percezione di essere al cospetto di una creatura selvaggia, strappata dalle prove speciali. Facile immaginare l’effetto “wow” nelle uscite in centro città, che rientrano nel suo range operativo.

Come per la vettura precedentemente passata al setaccio, anche questa nacque per fornire la base omologativa alla mostruosa versione da gara destinata al Gruppo B. Qui c’erano però due ruote motrici in più e una tecnologia più sofisticata. Come riferito in altre circostanze, lo stile non si concede leziosità e bada al sodo. Nessun dubbio sul fatto che sia nata per le corse. Sotto l’enorme cofano posteriore libera il suo vigore un motore a 4 cilindri da 1.8 litri, con turbocompressore e compressore volumetrico, che copre con un tiro pieno tutti i regimi di rotazione.

La potenza massima si spinge a quota 250 cavalli, erogati a 6750 giri al minuto. Particolari le sue note di scarico, che gli appassionati non hanno mai dimenticato. Notevole il quadro prestazionale di questa Lancia, anche nella versione stradale, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6 secondi e una velocità di punta nell’ordine dei 225 km/h. Stupisce il fatto che un’auto così selvaggia e intimamente legata col mondo delle corse abbia un abitacolo civilizzato, quasi da vettura sfiziosa, pur se di impronta sportiva. I sedili ed altri elementi avvolti da preziosa Alcantara danno la misura del concetto prima espresso. Oggi la Delta S4 Stradale è una perla molto ricercata sul mercato collezionistico.

Lancia Delta HF Integrale EVO 2

Lancia Delta HF Integrale
Foto da profilo Facebook RM Sotheby’s

Questa muscolosa berlina a due volumi della casa torinese è entrata nel cuore di tanta gente, per i successi a raffica maturati dalla versione da corsa di gruppo A, nel Campionato del Mondo Rally. Incredibile il dominio in gara, durante la sua parentesi agonistica, che prese forma in modo ufficiale dal 1988 al 1993. Partendo da una compassata berlina due volumi, con la HF 4WD e la successiva Delta HF Integrale, il marchio Lancia riuscì a creare la più vincente vettura da rally di tutti i tempi, capace di dominare le scene mondiali per sei anni di seguito.

L’Integrale prima serie, giunta nel 1988, si distingueva esteticamente dalle antesignane per i passaruota allargati, in grado di ospitare gomme più larghe, e per le prese d’aria frontali maggiorate. Nuovo il cambio a 6 marce. Rinforzata e alleggerita, esprimeva un vigore dinamico di riferimento, specie nella versione a 16 valvole, come quella di cui ci stiamo occupando. A distinguerla anche la vistosa “gobba” sul cofano anteriore, imposta dalla nuova testata.

Qui facciamo un breve ripasso della Evoluzione II, che sublima l’eccellenza tecnica del modello stradale, in cima ai sogni di molti appassionati, in ogni angolo del mondo. Sul piano propulsivo, la spinta è affidata a un 4 cilindri da 2.0 litri, con 215 cavalli al servizio del piacere. Lo scatto da 0 a 100 km/h viene liquidato in 5.7 secondi, mentre la punta velocistica si spinge nel territorio dei 220 km/h. Molto efficace il suo handling. Si vede che l’eccellenza della vettura da gara non è casuale. Un po’ tozzo l’abitacolo, reso più gradevole dai sedili racing, dai materiali nobili come l’Alcantara e dalla strumentazione sportiva, che dà il senso della sua natura. Questa emerge, in modo brutale, quando si preme con energia sul pedale del gas. Su strada bisogna fare molta attenzione, per la propria ed altrui sicurezza ed anche per il rischio di vedersi stracciare la patente.