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Fiat 850 Coupé: 60 anni per l’auto che era un sogno in scala

Le sue forme intriganti crearono passioni intense per questo modello, che occupa ancora un posto nel cuore degli appassionati.

Fiat 850 Coupé
Foto Stellantis Heritage

Nelle scorse settimane ci siamo occupati del sessantesimo compleanno della 850 Spider. Oggi celebriamo la stessa ricorrenza anagrafica per la Fiat 850 Coupé, presentata come la sorella scoperta al Salone dell’Auto di Torino, nel mese di marzo del 1965. Notevole il suo successo commerciale, testimoniato dai 385 mila esemplari prodotti, contro i 131 mila dell’altra, rispetto alla quale ebbe un ciclo più breve in listino. Qui la catena di montaggio fu smantellata nel 1971.

Le cifre superarono le più rosee aspettative del management, imponendo una revisione strategica. Buone avvisaglie, sul fronte della richiesta, giunsero dalla cornice espositiva piemontese, dove il modello fu accolto con grande calore dal pubblico. Questo fece da prologo alla richiesta molto sostenuta, che diede un positivo apporto alle casse aziendali.

La Fiat 850 Coupé aveva un look di carattere, nonostante le dimensioni contenute: 3608 mm di lunghezza, 1500 mm di larghezza, 1300 mm di altezza, 2027 mm di passo. Diciamo che questa piccola GT sapeva farsi notare, per il suo taglio sportivo, creato con gusto. Il merito del risultato va ascritto a Mario Boano, capo del centro stile interno, che ebbe una felice ispirazione nel tratteggiarne la silhouette.

Alla qualità dell’opera, sul piano ingegneristico, concorse il mitico Dante Giacosa, autore del progetto. Con una firma del genere non c’erano dubbi sulla riuscita dell’auto. Benché fosse una “semplice” utilitaria sportiva, la Fiat 850 Coupé sapeva far sognare, anche se in piccola scala. Chi non aveva le risorse economiche per lanciarsi verso prodotti di fascia più alta, riusciva in qualche modo, con lei, a soddisfare una parte degli appetiti. Ciò diede impulso alle vendite.

Fra i punti di forza del modello, meritano di essere menzionati i costi di manutenzione particolarmente bassi, che non precludevano la prospettiva dello shopping a quanti vivevano di un reddito normale e non molto alto. Il debutto in società della Fiat 850 Coupé giunse a pochi mesi dal lancio della berlina torinese caratterizzata dalla stessa sigla numerica. La parentela non era soltanto nelle cifre, ma si ritrovava anche nei contenuti. Il pianale era infatti condiviso, pur se adattato alla nuova architettura.

Uguale pure il motore, leggermente rinvigorito. Qui il quattro cilindri in linea da 843 centimetri cubi produceva una potenza massima di 47 cavalli a 6.500 giri al minuto, con un picco di coppia di 6 kgm DIN a 3.600 giri al minuto, per una punta velocistica nell’ordine dei 135 km/h. Il risultato fu reso possibile da una serie di interventi meccanici, che diedero un taglio più sportivo al suo temperamento.

Una Fiat intrigante e gradevole

Fiat 850 Coupé
Foto Stellantis Heritage

Tornando allo stile, si apprezza il modo in cui è stato preservato l’abitacolo a quattro posti, nonostante il profilo posteriore digradante della carrozzeria. Buona anche la capienza del bagagliaio anteriore. Con la Fiat 850 Coupé le trasferte familiari non erano precluse. Del resto, questa vettura non nacque come mezzo da weekend, per andare a prendere il caffé in centro. Non stupisce, pertanto, la qualità dell’allestimento interno, illuminato dalle finiture in legno del cruscotto e dal taglio sportivo della tela strumentale. I sedili davano l’impressione di trovarsi su un’auto di indole più prestazionale della sua, ma erano comodi.

L’attento studio della distribuzione dei pesi, l’assetto affinato e lo sterzo più preciso resero le sue dinamiche ben più gradevoli di quelle della berlina da cui derivava, onorando così meglio il suo stile “muscolare”. L’impianto frenante fu adattato alla nuova missione. Al Salone dell’Auto di Ginevra del 1968, per distanziare il modello, sul piano delle performance, dalla nuova e più potente berlina 850 Special, fu lanciata la nuova Fiat 850 Sport Coupé.

In questa veste, la cilindrata fu portata a 903 centimetri cubici, ottenendone in cambio una potenza massima di 52 cavalli a 6.500 giri al minuto, con un picco di coppia di 6.6 kgm DIN a 3.800 giri al minuto, per una punta velocistica di oltre 140 km/h. A rendere riconoscibile l’allestimento, sin dal primo sguardo, ci pensavano alcune vistose modifiche estetiche apportate dai designer aziendali. Nel frontale spiccavano i fari gemellati, assenti sulla serie iniziale.

Spuntarono anche dei rostri gommati nei paraurti. Diverso anche il profilo laterale, con una linea di cintura più alta nella parte posteriore. Il padiglione guadagnò geografie espressive differenti, con effetti benefici sulla veste aerodinamica. Modifiche di dettaglio presero forma anche nello specchio di coda, con diverse alchimie dei gruppi ottici posteriori. L’abitacolo ebbe la sua dose di revisioni, ma in modo non troppo appariscente.

Nel 1971 un piccolo restyling investì il frontale, con interventi di piccola chirurgia estetica, poco invasivi, ma comunque in grado di fare la differenza, almeno agli occhi degli appassionati e dei cultori della Fiat 850 Coupé che, ancora oggi, continua ad essere apprezzata dalla sua schiera di ammiratori. La sua presenza è ricorrente nei raduni di auto storiche, dove riesce sempre a guadagnare una buona dose di sguardi, senza invidia, ma con simpatia. Una sana reazione, prodotta dalle linee del modello e della sua raffinata umiltà.

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