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Auto elettriche: prendono più facilmente fuoco? La verità in uno studio

Se rapportate a quelle termiche, le auto elettriche tendono davvero ad andare a fuoco più facilmente? Una compagnia assicurativa dà i numeri.

Auto a fuoco

Le auto elettriche tendono ad andare più facilmente a fuoco di quelle tradizionali? Dei recenti casi di cronaca hanno riacceso un tema che si protrae da ormai diverso tempo a questa parte, senza una risposta definitiva. Sui social sussiste una vera e propria spaccatura tra gli utenti, tra chi sostiene il “sì” e chi il “no”. Una risposta definitiva non arriva anche perché è facile fare del sensazionalismo. Di certo, ci sono stati dei recenti episodi, dove una vettura a batteria va letteralmente in fiamme, che hanno scosso la sensibilità di molti.

Il fattore emotivo incide, di certo, in misura rilevante sul parere del popolo, a discapito di un’analisi più oggettiva, basata sui numeri anziché sulle opinioni provate nel vedere determinate immagini. Per avere una risposta più attendibile occorre andare a prendere in mano i dati diffusi dalle compagnie di assicurazione.

La loro tesi è attendibile, poiché hanno il vero interesse nel valutare l’effettivo grado di rischio, così da fissare delle tariffe congrue alla rispettiva clientela. Come andremo a vedere la situazione differisce dal messaggio che, in alcune circostanze, le parti cercano di veicolare. Ma senza correre troppo andiamo a vedere cosa dicono le indagini degli operatori di settore.

Auto elettriche e il rischio incendi: le rilevazioni di una compagnia assicurativa

Auto in fiamme

La società americana Autoinsurance EZ ha deciso di vederci chiaro sulla questione. Di conseguenza, ha passato in rassegna l’archivio dati per pronunciarsi in merito. Ebbene, a differenza dell’opinione di una larga fetta della comunità di automobilisti, gli esemplari a trazione 100 per cento elettrica assicurerebbero degli standard di sicurezza notevolmente superiore rispetto alla controparte endotermica. A correre principalmente il rischio di incendio sarebbero i mezzi ibridi, poiché a bordo presentano numerosi elementi elettronici e meccanici.

La struttura innalza in misura importante le probabilità di incorrervi. Su un totale di 100 mila vetture, le ibride che vanno a fuoco sono 3.474, le termiche (benzina e diesel) 1.529 e le bev 25,1. A onor del vero, l’indagine eseguita da Autoinsurance  EZ è uscita lo scorso anno, sui dati raccolti nel 2021. Un aspetto non secondario, poiché negli ultimi tempi i pacchi batteria hanno registrato degli enormi progressi, dati gli importanti investimenti profusi dagli operatori della filiera. In termini di resistenza si sono riscontrati dei miglioramenti degni di nota.

La variabile di pericolo permane a prescindere da qualunque tipologia di alimentazione si scelga, pur ribadendo il netto gap. A determinare le complicazioni sono, di norma, cortocircuiti improvvisi e imprevedibili. Salvo rare eccezioni lo stabiliscono incidenti isolati, che non hanno nulla a che vedere con la solidità di un modello o di una categoria.

Ovviamente, serviranno ulteriori verifiche da parte di altre realtà qualificate in materia, ma dalle stime di Autoinsurance EZ delle presunte verità vanno attribuite a pregiudizi. Sembra, insomma, di essere in presenza di preconcetti, dettati forse pure dalla scarsa conoscenza in materia. L’elettrificazione della gamma è, del resto, figlia del recente corso dei marchi delle quattro ruote. Un passaggio sollecitato dalla Commissione Europea, la quale ha disposto che per il 2035 le auto a combustione interna saranno bandite. Le vendite delle full electric nel Vecchio Continente sono trascinate dalla Germania, in cui se ne contano un milione circolanti su strada.

Ad averlo consentito la politica uniforme adottate dalle autorità politiche tedesche. Che hanno stanziato degli incentivi davvero interessanti per il ricambio del parco circolante in favore delle bev. In parallelo, le istituzioni si sono prodigate a installare abbastanza colonnine di ricarica. Una questione sulla quale la nostra Penisola accusa un grosso ritardo: le bev in Italia ammontano ad appena 68 mila e gli ecobonus lasciano a desiderare. Per la seconda volta consecutiva, gli aiuti economici accordati per le auto aventi tra i 61 e i 135 g/km di anidride carbonica emessa nell’ambiente si sono prosciugati nel giro di qualche settimana. Nel mentre, il tesoretto destinato alle bev e alle ibride è stato impiegato giusto in minima parte.

Pompiere spegne incendio auto

Un secondo aspetto fondamentale verte sui mezzi tecnici occorrenti per spegnere gli incendi. I pacchi batteria hanno al loro interno delle precise peculiarità chimiche. Così c’è la seria eventualità di riportare dei danni ingenti a bordo di traghetti. In proposito, la Havila Voyages ha negato l’accesso alle auto elettriche sui relativi traghetti, una volta constatati i pericoli associati. Dietro la scelta assunta vi è la consapevolezza del team di non avere abbastanza risorse da affrontare in maniera tempestiva ed efficace possibili emergenza.

Qualora delle bev andassero a fuoco non vi sarebbe altra soluzione se non quella di interpellare enti esterni. I rischi sobbarcati non lasciano dormire sonni tranquilli agli operatore e per tale ragione è giunta una presa di posizione categorica. Un intervento anche controproducente sotto il profilo economico, in quanto la Norvegia, dove l’azienda ha la sua sede, è il Paese con il maggior numero di elettrificate nei confini europei. Verso la mobilità green vi è apertura e, anzi, la transizione viene vista di buon occhio. La stessa Havila Voyages è molto ben attrezzata, disponendo sul suo traghetto ibrido-elettrico dell’accumulatore più potente in assoluto, di ben 6 MWh.

Interpellati dal magazine CarScoops, i portavoce della compagnia hanno spiegato che nel suo caso il battery package è tenuto a debita distanza di sicurezza dal resto, in un comparto stagno al 100 per cento ignifugo, provvisto di evoluti sistemi antincendio. Il medesimo grado di protezione proposto non è raggiungibile con le auto elettriche, ragion per cui, pure a costo di rimetterci in termini di introiti derivanti dall’attività, si rifiuta di caricare a bordo delle bev.

Le componenti delle quali sono composte invitano a tenere la soglia di attenzione parecchio alta e rende pericoloso spostarle mediante un traghetto. L’auspicio condiviso da ogni portatore di interesse è di appurare un significativo delle auto elettriche. Nel frattempo, il verdetto finale è di parziale successo. Il lato positivo è da ricercarsi dalla propensione decisamente ridotta a prendere fuoco in confronto alle termiche e ancor più alle ibride. Quello negativo è da individuarsi appunto nei problemi di far rientrare l’allarme, laddove la sfortunata eventualità abbia luogo.

Il maggiore fattore scatenante sono i cortocircuiti, degli eventi impossibili da prevedere e da scongiurare sul nascere. Gli investimenti della comunità dell’industria prospettano una tangibile evoluzione nell’arco dei prossimi anni. Al di là delle ormai poche eccezioni (tra cui l’Italia, dove a gennaio hanno costituito una quota mercato del 2,6 per cento), le bev hanno smesso di essere una nicchia.

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