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3 Ferrari con le portiere belle e scenografiche

Per accedere all’interno di queste Ferrari si devono sollevare delle portiere sorprendenti e dal fascino iconico.

Ferrari Enzo
Foto Ferrari

Ferrari ha prodotto negli anni una quantità enorme di modelli da sogno, che hanno conquistato il cuore di milioni di persone. Oggi abbiamo scelto per voi alcuni modelli Made in Maranello con un’apertura spettacolare delle portiere. Uno di questi capolavori a quattro ruote non porta il marchio del “cavallino rampante” sul cofano, ma sulla sua provenienza non credo possano esserci dei dubbi. Iniziamo il viaggio alla loro scoperta. L’effetto “wow” è garantito.

Ferrari Enzo

Questa “rossa” porta il nome del fondatore della casa emiliana, quindi si fa carico di un alto livello di responsabilità, dovendo onorare la memoria dell’uomo che ha creato il mito del “cavallino rampante”. La Ferrari Enzo è riuscita al meglio nell’impresa, con le note della sua eccellenza. Del resto, il marchio automobilistico più famoso del mondo non poteva fallire l’obiettivo. Mancarlo sarebbe stato un clamoroso fallimento, che ne avrebbe ferito la nobile storia. Gli uomini di Maranello hanno svolto il compito con estremo rigore, ottenendo il massimo che si potesse desiderare in quel periodo storico. Il risultato? Un capolavoro assoluto, entrato subito nella leggenda.

Anche se sono passati già 20 anni dal suo debutto in società, questo missile ruotato non ha perso una virgola di splendore, pure sul piano dei contenuti tecnici. Innovativa la veste estetica, con scelte volumetriche ardite rispetto ai canoni abituali. La connessione della silhouette con la tradizione del marchio non nasce da richiami a particolari stilemi, ma si percepisce nel quadro d’insieme. Anche se il look sposa schemi inediti, si capisce di essere al cospetto di una Ferrari…e che Ferrari. Uno degli elementi più scenografici sono le portiere a sollevamento verticale, di taglio scultoreo, che conferiscono un tocco di magia aggiuntiva al modello. Impossibile resistere al richiamo delle sue forme, insolite ma carismatiche e fortemente identificative.

La Enzo è stata prodotta fino al 2004, in 400 esemplari, l’ultimo dei quali regalato a Papa Giovanni Paolo II, che lo mise all’asta per uno scopo benefico. Ad animare le danze di questa “rossa” speciale provvede un motore V12 aspirato da 6 litri di cilindrata, disposto in posizione posteriore centrale, che eroga una potenza massima di 660 cavalli a 7800 giri al minuto, con un picco di coppia di 657 Nm. Il tutto su un peso a vuoto di 1255 chilogrammi, reso possibile dall’ampio uso di materiali compositi. Telaio e carrozzeria sono in fibra di carbonio e anche i freni sono carboceramici. Facile intuire un quadro prestazionale votato all’eccellenza.

L’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in 3.65 secondi, per raggiungere i 200 km/h bastano meno di 10 secondi. Il chilometro con partenza da fermo viene liquidato in 19.6 secondi: roba da missile terra-terra. La velocità massima si spinge oltre la soglia dei 350 km/h. Numeri che all’inizio degli anni 2000 la ponevano al vertice del mercato. Incredibili le emozioni regalate al conducente e al suo passeggero, anche sul piano delle musicalità meccaniche. Il dodici cilindri della Ferrari Enzo suona che è una meraviglia. Davvero difficile trovare delle auto con un sound comparabile al suo. Quelle che sono in grado di esprimerlo appartengono tutte alla famiglia del “cavallino rampante“.

Ferrari LaFerrari

A lei va, probabilmente, la palma di “rossa” con le portiere più scenografiche e scultoree di sempre. Davvero magnifica la loro esecuzione stilistica, che supera, anche se di poco, quella della Enzo, cui va il posto d’onore. Più in generale, la Ferrari LaFerrari è un’auto dallo stile eccitante, che non sente il peso degli anni. Anche se la sua presentazione risale al 2013, sembra uscita ieri. Le linee di questo modello elargiscono una preziosa miscela di sportività ed eleganza. Degno di lode il modo in cui Flavio Manzoni è riuscito a conferire un’aggressività da pista alla vettura, senza turbarne la purezza espressiva.

Nessun dettaglio sembra estremo, ma il carisma dell’auto è ai massimi livelli, come l’efficienza aerodinamica, spinta al top senza sporcare i volumi con antiestetiche appendici deportanti. Miracoli che solo dalle parti di Maranello sanno fare. Si tratta di una hypercar ibrida: una novità rispetto alle precedenti realizzazioni della famiglia di cui fa parte. La GTO, la F40, la F50 e la Enzo, infatti, avevano la solo motorizzazione endotermica. Qui, a fare la differenza, è l’introduzione del sistema HY-KERS, mutuato dal mondo delle corse, che permette il recupero dell’energia in frenata e in curva, per il suo riutilizzo in chiave prestazionale.

La potenza massima è di 963 cavalli, 800 dei quali provenienti dal motore a scoppio V12 da 6.3 litri, da cui giungono le note sonore inebrianti di questa creatura da sogno. Il resto dell’energia viene messo sul piatto dalla componente elettrica, che non va ad inficiare il romanticismo del modello. Le performance sono al top, grazie anche al peso a secco di soli 1255 chilogrammi, reso possibile dall’uso esteso su telaio e carrozzeria di materiali esotici come fibra di carbonio e kevlar. I numeri sono esplicativi della forza dinamica del modello: accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi, da 0 a 200 km/h in meno di 7 secondi, da 0 a 300 km/h in 15 secondi. La velocità massima varca la soglia dei 350 km/h. Cifre incredibili anche col metro di oggi, figuriamoci al momento della presentazione.

Le emozioni, che non è possibile raccontare in chiave contabile, sono ancora più alte di quanto i numeri lascino pensare. Degni dell’eccellenza del resto sono i freni della Brembo in materiale composito carbo-ceramico, che regalano frenate costanti e perentorie. Ottima la velocità del cambio F1 a doppia frizione a 7 marce, che accompagna il conducente nella gestione dell’immensa cavalleria. La Ferrari LaFerrari è una creatura degna della migliore tradizione del “cavallino rampante”. Ora si attende la sua erede, della quale si comincia a parlare, anche se la presentazione non è proprio dietro l’angolo. L’unica nota stonata di questa creatura è il nome, davvero difficile da digerire. Metabolizzarlo non è stato, comunque, un sacrificio, visto lo splendore del modello, che fa passare in secondo piano simili inezie.

Dino 206 S Competizione Pininfarina

Si tratta di un esercizio stilistico e non porta la firma Ferrari, ma è chiaro che la matrice è quella. Ecco perché abbiamo deciso di inserirla in questa lista. La Dino 206 S Competizione Pininfarina porta la firma del mitico carrozziere torinese. Nei suoi studi creativi, il compito di sviluppare la proposta fu assegnato a Paolo Martin, un giovane designer che seppe interpretare al meglio il compito. Il frutto del suo lavoro? Un’auto di taglio fortemente sinuoso, che veleggia fra il passato e il futuro. Le portiere ad ali di gabbiano sono uno degli elementi più scenografici della composizione, ma tutto il quadro profuma di eccellenza creativa.

Impossibile non farsi sedurre dalle sue marcate curvature, che avvolgono dolcemente la meccanica. Solo la coda tronca segue un lessico diverso, ma il suo taglio dialettico si inserisce perfettamente nella composizione, definendola in modo magistrale. Un vistoso alettone domina la sua parte alta, conferendo un’immagine racing. La sua introduzione, insieme all’appendice aerodinamica anteriore, avvenne poco prima della presentazione del modello, per ottenere livelli più alti di downforce, perché in Pininfarina anche le concept car devono essere perfettamente efficienti, su tutti i fronti legati all’estetica e alla meccanica.

La tinta gialla scelta per vestire la carrozzeria aggiunge ulteriori note di fascino all’opera. Oggi tale gioiello impreziosisce il garage del collezionista americano James Glickenhaus, che ogni torna porta in giro questa straordinaria opera d’arte dinamica. La Dino 206 S Competizione Pininfarina fu presentata al pubblico in occasione del Salone dell’Auto di Francoforte del 1967, entrando subito nel cuore di tutti, per il fascino dei suoi lineamenti. Come evidenziato in altra circostanza, per lo sviluppo della vettura fu scelto il telaio di un bolide da corsa: quello della Dino 206 S (s/n 034). Cuore pulsante del modello è un motore 6 cilindri da 2 litri di cilindrata, con angolo di 65 gradi fra le bancate, che eroga 180 cavalli di potenza massima, su un peso piuma. Il tenore delle performance è all’altezza del rango, come le musicalità sublimi liberate dal piccolo ma vigoroso cuore made in Maranello.

Questa concept car in esemplare unico si è fissata in modo indelebile nell’immaginario collettivo, oltre che nella storia dell’automobilismo. Il suo carattere è esclusivo, per segnare le note di un prodotto assolutamente inconfondibile. L’esecuzione stilistica ne fa una regina di bellezza, capace di sedurre a tutte le latitudini. Splendide, come dicevamo, le portiere ad apertura verticale (o ad ali di gabbiano), che suscitano emozioni speciali, aggiungendo un elemento esotico ad una tela espressiva dove il classico si miscela soavemente alla sperimentazione creativa. Il risultato? Un’opera d’arte a quattro ruote, con il “cavallino rampante” nel cuore. Tanto di cappello, anche in questo caso, a Pininfarina e ai suoi uomini.

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