Ferrari Purosangue
Ferrari Purosangue (Foto da profilo Facebook Ferrari)
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Ferrari Purosangue: perché non si è rispolverato il marchio Dino?

La Ferrari Purosangue è una “rossa” a dir poco irrituale, una creatura distante anni luce dalla tradizione storica e dalla filosofia aziendale più radicata della casa di Maranello. Vedere un SUV con il “cavallino rampante” sul cofano incide con la forza di una talpa sulle certezze stratificate e getta nello sconforto gli appassionati più romantici, che hanno concorso alla nascita del mito emiliano. Ciò li rende irrequieti.

Nessuno mette in dubbio le qualità dell’auto. Sicuramente la Ferrari Purosangue sarà la migliore interpretazione della specie e nel suo ambito non avrà rivali, ponendosi sopra tutti sul fronte estetico, prestazionale, tecnologico ed emotivo.

Quel V12 vestito dalla carrozzeria, elegante e sportiva, disegnata da Flavio Manzoni, è poi un vulcano di energia e di passione, un gioiello unico e inimitabile, come temperamento e profilo sonoro, oltre che sul piano ingegneristico. Gli altri SUV, e più in generale i modelli a ruote alte e i crossover, possono soltanto sognare una cosa del genere.

Ferrari Purosangue: un prodotto di alto pregio

Fatto questo inciso, resta il problema di fondo: il concetto di Sport Utility Vehicle (anche se interpretato in chiave diversa o come FUV, acronimo di Ferrari Utility Vehicle) male si sposa con i caratteri genetici dell’azienda creata dal Commendatore. Non è questione di pregiudizi o di scarsa apertura mentale: si tratta, piuttosto, di un sano realismo, anche se alcuni per giustificare la blasfemia fanno appello all’inclinazione Ferrari verso l’innovazione, espressa però in ambiti ben diversi.

La vena creativa della casa emiliana ha sempre seguito certi canali e certi binari, molto distanti dal concetto di SUV. Addirittura Enzo Ferrari, per delle sperimentazioni molto più vicine alla tradizione, come le 206 GT, 246 GT/GTS e compagnia bella, usò il marchio Dino. Un modo per ridimensionare i rischi di immagine connessi alla nuova impostazione e all’apertura verso fasce di mercato diverse.

La stessa cosa, forse, si poteva fare per la Ferrari Purosangue. Il suo marcato stacco dalla produzione convenzionale del “cavallino rampante” avrebbe forse dovuto spingere a percorrere lo stesso sentiero.

Certo, anche il marchio Dino faceva cose sostanzialmente diverse dai SUV, quindi qualcuno potrebbe risentirsi, ma sicuramente è meno prestigioso di Ferrari, pur essendovi chiaramente connesso. Inoltre è più vocato ai test di mercato e alla salvaguardia del brand principale, esattamente come avvenuto in passato, quando sul ponto di comando dell’azienda c’era Enzo Ferrari, con Gianni Agnelli con non osava interferire con le sue dinamiche di scelta. Altri tempi, altri persone.

Bisogna dire che, con il marchio Dino, probabilmente i margini e i volumi della Purosangue sarebbero stati inferiori, ma forse non di tanto. Chi cerca un modello del genere, probabilmente, più che dalla passione è mosso dalla voglia di distinguersi, quindi anche un prodotto di lusso di fascia altissima, comunque nobile come sarebbe stato anche col marchio Dino, avrebbe esercitato una forte presa. Voi che ne pensate?

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