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Le 3 Alfa Romeo da poster: auto da sogno italiane

Nella galassia del “biscione” le stelle luminose sono davvero tante. Eccone alcune delle più brillanti.

Alfa Romeo 33 Stradale 10

Alfa Romeo, nel corso della sua lunga storia, ha dato vita a tanti modelli ricchi di appeal. Grazie ad essi si è alimentato il mito della casa milanese, la cui firma appare su alcune delle auto più affascinanti di tutti i tempi. Alcune di queste sono entrate nell’immaginario collettivo, come espressione di classe e bellezza. Oggi ne ho scelte 3 fra quelle più adatte per un poster da mettere in mostra, nel luogo di lavoro o in ambito domestico. Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.

Alfa Romeo 33 Stradale

Questa è forse l’auto del “biscione” che più di ogni altra merita un poster in camera o in ufficio. Stiamo parlando di una fuoriserie di straordinaria bellezza, con un apparato tecnico da corsa. Una miscela da sogno fra stile, ingegneria, emozioni racing. Il risultato del lavoro progettuale? Una vettura iconica, entrata per sempre nella leggenda.

L’Alfa Romeo 33 Stradale fece il suo debutto il 31 agosto 1967 sulla pista di Monza, alla vigilia del Gran Premio d’Italia di Formula 1. Un modo per sottolineare ulteriormente la sua relazione con l’universo agonistico. Il merito del fascino immortale della sua carrozzeria va al designer Franco Scaglione, che sul tavolo da lavoro incise linee perfette, destinate a trasformare il modello in una scultura dinamica, degna dei più prestigiosi concorsi d’eleganza internazionale. Questo nonostante l’immagine da sport prototipo strappato alla Targa Florio o alla 24 Ore di Le Mans.

Legame intimo con le corse

L’Alfa Romeo 33 Stradale fu prodotta in 18 esemplari, fra l’anno d’esordio e il 1969. Dicevamo della liaison con l’universo del motorsport. Qui non si tratta di una forzatura linguistica, perché il modello adotta realmente diverse soluzioni della Tipo 33 da gara, di cui è una sorta di versione stradale.

Il motore era lo stesso 2 litri del bolide da corsa, solo leggermente addomesticato: un V8 disposto in posizione centrale, dove si intrecciano le firme di Giuseppe Busso e Carlo Chiti. Plasmato in alluminio e magnesio, erogava 230 cavalli di potenza a 8800 giri al minuto, contro i 270 cavalli a 9600 giri al minuto del modello da gara. I suoi numeri fanno impressione anche oggi e restano straordinari per un aspirato destinato a circolare sulla normale rete viaria.

L’incredibile vigore energetico veniva scaricato sulle ruote posteriori con l’ausilio di un cambio manuale a 6 rapporti. Il compito del motore era agevolato dalla leggerezza del modello, il cui peso a vuoto era di soli 690 chilogrammi. Ne derivava un quadro prestazionale d’eccellenza, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5.6 secondi e una velocità massima di 260 km/h. In alcuni test, l’Alfa Romeo 33 Stradale fece decisamente meglio del dato dichiarato nello scatto da fermo, che comunque era al top.

Un sogno ad occhi aperti

Di questa vettura si ricorda anche un impegno cinematografico nel film “Un bellissimo novembre” del 1969, dove correva e suonava nell’entroterra siciliano, conquistando l’apparato emotivo di Gina Lollobrigida. Le sue forme, come dicevamo, sono da antologia. Pur evocando quelle dei migliori prototipi da gara, hanno un’eleganza espressiva impeccabile. I volumi, di taglio sinuoso, sono perfettamente bilanciati. Una vera opera d’arte. Molto scenografiche le portiere incernierate sul tetto, con apertura a farfalla.

Solo 12 esemplari di Alfa Romeo 33 Stradale furono configurati nella veste conosciuta da tutti. Gli altri 6 della serie presero una carrozzeria diversa, nell’ambito di un gruppo di concept car firmate dai migliori stilisti italiani. Nessuna di queste rivisitazioni della base tecnica e motoristica del modello raggiunse il suo livello di splendore stilistico. Del resto fare meglio sarebbe stata un’impresa miracolosa anche per i più grandi designer del settore.

Alfa Romeo 8C Spider

Questa è un’altra vettura della casa milanese che merita senz’altro un poster in camera o in ufficio. Non ho scelto la versione coupé, ma quella scoperta, perché la ritengo più affascinante. Il suo debutto in società avvenne al Salone dell’Auto di Ginevra, nel marzo 2008. La produzione iniziò l’anno dopo. In totale il modello prese forma in 329 esemplari. Anche in questo caso il design porta la firma del tedesco Wolfgang Egger.

L’eliminazione del padiglione ha reso ancora più sportive e snelle le sue linee, destinate a guadagnare immediatamente il consenso degli occhi. Sull’Alfa Romeo 8C Spider non si è fatto ricorso alla soluzione del tetto rigido retrattile, ma la preferenza è andata alla classica capote in tela, sicuramente più romantica e meglio intonata allo spirito del modello.

Gli interventi strutturali, necessari per irrobustire l’auto, hanno avuto dei riflessi negativi sul peso, cresciuto a 1.675 chilogrammi, contro i 1585 della versione coupé. Anche le prestazioni ne risentono, ma il piacere della guida en plein air compensa ampiamente la piccola perdita cronometrica.

Propulsore di alto lignaggio

La spinta fa capo a un motore V8 da 4.7 litri proveniente da Maranello, condiviso con alcuni modelli Maserati. Questa unità propulsiva in allumino a 32 valvole eroga una potenza massima di 450 cavalli a 7.000 giri al minuto e una coppia massima di 470 Nm a 4.750 giri al minuto, l’80% della quale già disponibile dai 2.000 giri al minuto. L’energia viene scaricata a terra sulle ruote posteriori, come sulle migliori auto del “biscione”. Splendido il supporto alla guida dato dal cambio robotizzato a 6 rapporti.

Il telaio, di tipo “duale frame”, per via della mancanza del tetto, è stato adeguatamente rinforzato e irrigidito. Un aiuto alla causa della solidità giunge anche dalla particolare cornice del parabrezza, con un robustissimo ma leggero anello in fibra di carbonio costruito in un unico pezzo monolitico. La trasmissione è di tipo transaxle, con motore anteriore arretrato e cambio disposto al retrotreno in blocco col differenziale. Uno schema che ottimizza la ripartizione dei pesi.

Prestazioni ed emozioni

Questa supercar si giova di sospensioni a ruote indipendenti con quadrilateri deformabili, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici e barra stabilizzatrice. Notevole il quadro prestazionale, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.4 secondi e una velocità massima di 290 km/h. Ottime le decelerazioni, grazie ai freni carboceramici Brembo da 380 mm di diametro sulle ruote anteriori e 360 mm su quelle posteriori. Per fermare la corsa dell’auto, da 100 km/h, bastano 33 metri, in un quadro di alta resistenza al fading.

Le dinamiche del modello sono appaganti e regalano piacevoli brividi sensoriali. Goderli a cielo aperto è un valore aggiunto. Poi ci sono quelle linee mozzafiato, che lasciano a bocca aperta. Forme degne di una regina di bellezza. Non è un caso che l’Alfa Romeo 8C abbia messo in cassa diversi premi internazionali, come il prestigioso “Design Award for Concept Cars & Prototypes” guadagnato nel 2006 sulle rive del lago di Como, al mitico Concorso d’Eleganza di Villa d’Este. A questo riconoscimento, assegnato dai giurati, si aggiunse quello conferito dal pubblico presente al mitico evento sul Lago di Como.

Alfa Romeo Giulietta Spider

Tra le auto da poster del “biscione” merita un posto anche questa, perché incarna più di ogni altra lo spirito della “Dolce Vita“. Le sue forme evocano un’esistenza spensierata e votata ai piaceri mondani, in linea con l’essenza di quegli anni felici. Il debutto in società del modello avvenne nel 1955, ma il ciclo produttivo si spinse fino al 1962.

Questa vettura scoperta ha fatto sognare più di una generazione di appassionati. Non ci vuole molto a capirne le ragioni: basta guardare i tratti espressivi per restare a bocca aperta. La carrozzeria dell’Alfa Romeo Giulietta Spider è scultorea. Meriterebbe un posto in un museo d’arte. Nel disegnarne le forme, Pininfarina fu divinamente ispirato. A mio parere, dalla sua matita è uscita una delle auto scoperte più belle di sempre.

Ispirata dagli USA

Il merito della sua nascita va al coraggio e alla determinazione dell’importatore statunitense Max Hoffman, che dal suo osservatorio privilegiato di New York capì che una versione a cielo aperto della Giulietta Sprint avrebbe fatto colpo. Da qui le sue interlocuzioni coi vertici aziendali della casa milanese, per convincerli a fare il passo. Con l’obiettivo di rendere ancora più forti i suoi argomenti, Hoffman assunse l’impegno ad acquistarne immediatamente 2500 esemplari. Il colpo andò a segno.

Dal suo approccio visionario giunse un bel regalo agli appassionati. Quel modello modello iconico non faticò ad entrare nel cuore della gente. Ancora oggi l’Alfa Romeo Giulietta Spider è amata a tutte la latitudini. Il compito della spinta era affidato a un motore a quattro cilindri in linea da 1.3 litri di cilindrata. La sua potenza massima, inizialmente, era di 65 cavalli. Nel 1958 la cifra passò a quota 80 cavalli, grazie ad alcuni interventi di messa a punto.

Quel bagaglio energetico, su un peso di 852 chilogrammi, regalava nella versione più vigorosa una punta velocistica di 165 km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 14.8 secondi e da 0 a 1000 metri in 35.8 secondi. Numeri non impressionanti in senso assoluto, ma in linea con lo spirito della vettura, il cui scopo era quello di emozionare, gustando magari a cielo aperto lo splendore di una sinuosa strada affacciata sul mare.

Piacevoli brividi sensoriali

Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, ogni viaggio a bordo dell’Alfa Romeo Giulietta Spider aveva (ed ha) un sapore romantico unico, che lo consegna alla memoria con note di grande entusiasmo. La trazione posteriore è un valore aggiunto, nell’ottica del piacere di guida, qui elargito in modo copioso. Ai freni a tamburo sulle quattro ruote il compito di smorzare le danze del modello.

L’Alfa Romeo Giulietta Spider ha avuto anche una versione Veloce, con oltre 90 cavalli di potenza massima. In questo allestimento poteva raggiungere i 180 km/h di velocità di punta. I dati dell’accelerazione segnavano un netto progresso sulle versioni precedenti, con 11 secondi per il passaggio da 0 a 100 km/h e 33 secondi per raggiungere il classico traguardo dei 1000 metri con partenza da fermo. La concorrenza era costretta ad inseguire, pure su questo fronte. Ecco le dimensioni della vettura: lunghezza di 3900 millimetri, larghezza di 1550 millimetri.

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