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La Fiat 500 che quasi nessuno conosce: quella gemella austriaca con motore boxer

Grazie a un accordo strategico con Fiat, fu possibile per la casa austriaca Steyr Puch produrre su licenza la celebre 500.

Steyr Puch 500

All’inizio degli anni Cinquanta, il panorama auto europeo viveva un momento di fermento e ambizione. Mentre molti costruttori inseguivano la democratizzazione della mobilità, tentando la via della motorizzazione di massa, alcuni progetti meno noti riuscivano silenziosamente a scrivere pagine importanti della storia dell’automobile. È il caso della Steyr Puch 500, piccola utilitaria austriaca dalle prestazioni sorprendenti, spesso ignorata ma fondamentale per lo sviluppo motoristico dell’Austria.

Steyr Puch 500

Ma andiamo un bel po’ indietro prima di questa “speciale” 500. Il marchio Puch nacque nel 1899 a Graz, inizialmente focalizzato sulla produzione di biciclette. In pochi anni, però, ampliò il raggio d’azione includendo motociclette, automobili e veicoli di emergenza. Parallelamente, la Daimler austriaca (poi Austro-Daimler), fondata nel 1902, si affermò rapidamente per le sue innovazioni ingegneristiche, affidando persino la direzione tecnica a un giovane Ferdinand Porsche (sì, proprio lui).

Nel 1928 arrivò la fusione con Puch. Nel frattempo, l’azienda Steyr, già attiva dal 1864 nella produzione bellica, si reinventò nel settore automotive dopo la Prima Guerra Mondiale. Con tecnici di primo piano come Hans Ledwinka e lo stesso Porsche, il marchio guadagnò prestigio e vittorie sportive, preparando il terreno alla nascita del gruppo Steyr-Daimler-Puch nel 1934.

Nel dopoguerra, la sfida era chiara, ovvero creare una vettura economica, affidabile e accessibile, capace di rilanciare la mobilità in Austria. Tuttavia, mancavano le risorse per sviluppare un’auto da zero. La soluzione arrivò grazie a un accordo strategico con Fiat, che consentì alla casa austriaca di produrre su licenza la celebre Fiat 500. Così, nel 1957, vide la luce la Steyr Puch 500: telaio, carrozzeria e interni forniti da Fiat, ma meccanica completamente rielaborata in Austria.

Steyr Puch 500

Al posto del bicilindrico in linea italiano, venne installato un motore boxer bicilindrico da 493cc in alluminio, abbinato a un cambio ZF. Il risultato era una citycar da 16 CV, capace di toccare i 100 km/h, più veloce della versione originale. Esteticamente, la “Pucherl” si distingueva per dettagli come prese d’aria maggiorate, paraurti ridisegnati, cerchi rinforzati e un tachimetro orientato al contrario rispetto a quello italiano. Neanche a dirlo, non poteva essere venduta nei mercati dove era già presente la Fiat 500, motivo per cui rimase confinata principalmente all’Austria e ad alcune nazioni limitrofe.

Nel tempo, la gamma si ampliò oltre la 500: versioni con tetto rigido, interni migliorati e trasmissioni sincronizzate fecero la loro comparsa. Ma la vera rivoluzione arrivò nel 1964 con la 650TR, una piccola sportiva da 27 CV in grado di toccare i 123 km/h, seguita dalla 650 TR2 Montecarlo, capace di oltre 140 km/h. Queste versioni conquistarono il mondo delle competizioni, culminando nella vittoria al Campionato Europeo Rally del 1966 con il pilota polacco Sobiesław Zasada.

Steyr Puch 500

Nel 1967 la Steyr Puch 500 si allineò al restyling Fiat introducendo portiere a cerniera anteriore e nuove versioni “S”, ma la sua parabola discendente era iniziata. La produzione terminò nel 1973, dopo circa 60.000 esemplari costruiti, lasciando il posto alla Fiat 126 (sempre motorizzata Steyr).