A dieci anni dallo scandalo Dieselgate che ha colpito duramente Volkswagen, un nuovo capitolo si apre ora per due marchi storici del gruppo Stellantis: Peugeot e Citroën. Come riporta l’Automobile Magazine le autorità francesi sospettano che, tra il 2009 e il 2015, i due costruttori abbiano immesso sul mercato veicoli diesel Euro 5 non conformi alle normative europee sulle emissioni. Sebbene la giustizia non abbia ancora emesso un verdetto definitivo, la procura di Parigi ha richiesto l’apertura di un secondo processo dopo le incriminazioni del 9 e 10 giugno 2021.
Dieselgate: un nuovo capitolo si apre ora per due marchi storici del gruppo Stellantis: Peugeot e Citroën
All’epoca, Peugeot e Citroën facevano parte del gruppo PSA, oggi fuso in Stellantis. La tesi dell’accusa è che i veicoli siano stati intenzionalmente tarati per aggirare le regole antinquinamento. Un’accusa respinta da uno dei dirigenti del gruppo, che aveva sottolineato come le calibrazioni rispettassero le normative allora vigenti, definite “estremamente vaghe”, e tenessero conto delle condizioni reali di guida.
Ricordiamo in ogni caso che tra il 2009 e il 2015 le due case automobilistiche francesi hanno venduto quasi due milioni di veicoli conformi alla norma Euro 5, per un fatturato di 33,9 miliardi di euro, secondo i dati trasmessi dal gruppo PSA all’Agenzia per il Controllo delle Frodi (DGCCRF). Secondo le richieste di informazioni della procura del 25 giugno – di cui l’AFP è venuta a conoscenza giovedì – la principale contestazione rivolta a Peugeot e Citroën in questa vicenda è quella di aver commercializzato auto “appositamente tarate” per “garantire il rispetto della norma relativa alle emissioni di ossidi di azoto, solo nelle condizioni di guida della prova di omologazione”.
Il pubblico ministero ha evidenziato come, in condizioni di guida normali, la configurazione dei motori adottata da Peugeot e Citroën avrebbe compromesso l’efficacia dei sistemi anti-inquinamento, determinando ripetuti sforamenti dei limiti previsti per le emissioni di ossidi di azoto (NOx). Secondo quanto riferito dall’agenzia AFP, l’accusa ritiene che tale condotta abbia reso l’utilizzo di quei veicoli dannoso per la salute pubblica, contribuendo all’insorgenza di patologie respiratorie.
Questa circostanza, afferma la procura, deve essere considerata come aggravante. I giudici istruttori dovranno ora stabilire se aprire ufficialmente un processo. Nel frattempo, gli avvocati delle parti civili, Marc Barennes e Romain Boulet, hanno accolto positivamente questo sviluppo, definendolo “un passo cruciale” verso un procedimento penale. Hanno inoltre dichiarato che i loro assistiti ritengono i costruttori responsabili di aver messo in pericolo la salute collettiva, e chiedono che rispondano dei danni provocati dinanzi a un tribunale, con il riconoscimento di un risarcimento adeguato.