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Crisi dei chip: in Europa si prova a rimediare col Chip Act

Tra le crisi più consistenti di questi ultimi tempi c’è sicuramente quella che coinvolge i semiconduttori, ovvero la nota crisi dei chip

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Tra le crisi più consistenti di questi ultimi tempi c’è sicuramente quella che coinvolge i semiconduttori, ovvero la ormai nota crisi dei chip. Ora l’Unione Europea, per scongiurare ulteriori problematiche dovute a questa cronica carenza di semiconduttori perlomeno nel Vecchio Continente, sta provando a correre ai ripari con un atto legislativo dedicato: il Chip Act.

La crisi dei chip è infatti intervenuta in maniera preponderante nel 2020, anche a seguito delle problematiche derivanti dalla condizione pandemica che esplodeva in quella data. L’industria ha cominciato infatti ad accusare alcune ripercussioni piuttosto pesanti, introducendo le prime avvisaglie di quella che sarebbe stata definita ben presto proprio come crisi dei chip.

Si tratta di una forte carenza in termini di semiconduttori, ma anche di microprocessori che ha colpito ogni angolo del pianeta producendo problematiche e ritardi in molteplici settori: a cominciare chiaramente dall’elettronica, ma anche appunto dal comparto legato all’automotive in generale.

In Europa la situazione legata alla crisi dei chip è piuttosto complicata

In Europa la situazione appare piuttosto critica. Il Vecchio Continente ha infatti compreso, sin da subito, di non essere capace di ragionare in maniera adeguata in merito alle derivanze di una crisi fortemente globale. Ciò anche perché la crisi dei chip ha fatto comprendere sin da subito che la dipendenza dai produttori asiatici era decisamente evidente.

Ora si vuole correre ai ripari puntando proprio sul Chip Act, un modello legislativo utile a modificare il sistema degli aiuti di Stato affinché goni Paese europeo possa essere in grado di garantire il supporto necessario alla realizzazione di industrie dedite alla lavorazione e produzione dei semiconduttori.

Ciò perché l’Europa oggi non può più sperare di dipendere esclusivamente dall’estero per la fornitura dei chip, così come sottolineato anche dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. L’Unione Europea punta quindi a raddoppiare la quota produttiva in termini di chip, passando dal 10% ad un più concreto 20% entro il 2030. L’obiettivo unico sarà quello di sviluppare il mercato dei chip provando a rivedere l’intera catena di forniture evitando condizioni che si erano verificate nel recente passato.

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