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Stellantis: iniziano i licenziamenti, da Melfi a Cassino cresce la preoccupazione

A causa dei tagli ai servizi, iniziano i primi licenziamenti.

Stellantis
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I costi degli stabilimenti italiani sono troppo elevati e questa è stata la prima cosa che i vertici di Stellantis hanno ribadito compreso l’Amministratore delegato Carlos Tavares in visita in Italia. E non è solo in Stellantis che si usa la soluzione drastica quando in una azienda i costi sono troppo elevati. In economia aziendale bel mondo delle industrie,  costi troppo elevati vanno contenuti.

E i vertici Stellantis, con la sua proprietà francese, hanno da subito annunciato la volontà di tagliare i costi degli stabilimenti italiani. E delle parole sono passati immediatamente ai fatti, con i primi licenziamenti già avviati e con la preoccupazione che monta un po’ ovunque.

Taglio dei servizi e primi licenziamenti

Dalle parole ai fatti dicevano, e così i tagli ai servizi di cui si è già deciso e di cui tanto si parla, hanno prodotto già i primi 40 licenziamenti derivati proprio dal tagli ai servizi esterni dell’ex stabilimento FCA di Melfi.

Le prime ripercussioni della politica di contenimento dei costi imposta dalla dirigenza del colosso Automotive nato a seguito della fusione tra FCA e PSA è a carico dell’indotto. Nessun esubero diretto per il momento, ma tagli esterni. E anche la politica è in massima allerta. Per esempio il sindaco di Potenza, Mario Guarente si è detto piuttosto preoccupato.

Ed il primo cittadino del Capoluogo della Regione Basilicata ha manifestato la sua preoccupazione con una nota ufficiale.

“Mi adopererò affinché in un territorio già gravemente provato dalla crisi che ha attraversato e sta coinvolgendo tutti i settori, compreso quello industriale, ulteriori penalizzazioni non abbiano a concretizzarsi”, questo ciò che il primo cittadino ha scritto nella sua nota. Se i licenziamenti sono l’effetto immediato non poca preoccupazione lascia in campo lo scenario che si prefigura ormai da tempo.

“Sono venuto a conoscenza con vivo rammarico e grande preoccupazione delle indiscrezioni secondo le quali potrebbero verificarsi delocalizzazioni di parte della produzione del gruppo Stellantis, per quel che riguarda lo stabilimento di Melfi, la più importante realtà produttiva lucana.

Dispiace inoltre aver appreso delle difficoltà anche della Tfa (ex Firema) di Tito, con una possibile delocalizzazione della produzione e conseguente trasferimento in altra sede, fuori regione, delle decine di operai”, questa la manifestazione di angoscia dimostrata dal Sindaco e lasciata pe iscritto con la sua nota.

Ma a Melfi la preoccupazione per ciò che potrebbe accadere in località San Nicola, dove ha sede lo stabilimento ex FCA in cui si producono due tra i veicoli più popolari di FIAT Chrysler Automobiles, la Jeep Renegade e la 500 X, resta tanta.

Resta infatti viva la pista che porta alla soppressione di una intera linea produttiva a Melfi. Anche se manca qualsiasi ufficialità su questo argomento, le voci si rincorrono e se ne saprà di più il 15 aprile, con un summit tra vertici aziendali e sindacati, già calendarizzato per il 15 aprile prossimo.

Anche a Cassino e in tutta Italia non va meglio

Nessun taglio di personale nelle fabbriche Stellantis italiane. Questo ciò che ha detto Tavares aprendo però al contenimento dei troppo elevati andando a sforbiciare sui servizi esterni che significa mettere mano all’indotto.

La linea aziendale sembra essere quella di un taglio per  le spese per i fornitori esterni . Il primo passo potrebbe essere il passaggio dall’esterno all’interno di molti servizi che oggi come ieri con FCA, venivano appaltati ad aziende dell’indotto.

L’esempio è quello dei servizi di pulizia, che indiscrezioni indicano come abbia prodotto perfino la riduzione del numero dei bagni. Ma sembra che il solo taglio ai servizi di pulizia esterni abbia cagionato il licenziamento di 40 persone. SI tratta naturalmente di personale dell’impresa che forniva i servizi di pulizia.

La fabbrica di Melfi ha circa 7mila lavoratori che da tempo fanno i conti con cassa integrazione a ritmi alterni. In attesa di un nuovo piano industriale che era già atteso ai tempi di FCA e diventato urgente dopo la fusione con PSA, la questione ammortizzatori sociali non è venuta meno.

L’indotto dello stabilimento della Basilicata ha più o meno gli stessi addetti. Il rischio di creare disoccupazione è dietro l’angolo soprattutto perché lo Stato italiano a differenza di quello francese, sembra non occuparsene.

Basti pensare che da Parigi hanno già messo i puntini sulle i garantendo che l’occupazione nelle fabbriche francesi non verrà assolutamente intaccata per i prossimi 4 anni. E la partecipazione dello Stato Francese nel  gruppo pari al 6,5% è una ulteriore garanzia.

Melfi sembra la punta dell’iceberg, ma la situazione è simile in qualsiasi altro stabilimento Stellantis in Italia. Lo dimostrano per esempio, le voci che arrivano da Cassino dove il senatore Adolfo Urso, in forza a Fratelli d’Italia continua a ritenere la fusione tra PSA e FCA come una svendita del marchio Fiat (che secondo il senatore è praticamente scomparso dopo la fusione) ai francesi. Per questo sarebbe necessario che anche l’Italia entri a far parte del gruppo, con una partecipazione come ha deciso di fare l’Eliseo.

“Lo Stato italiano, tramite Cassa Depositi e Prestiti deve entrare nel capitale, come ha fatto quello francese. Deve farlo per riequilibrare i rapporti di forza e scongiurare rischi per i nostri stabilimenti”, così suggerisce il senatore.

Infatti se a Melfi il rischio è il sacrifico di una intera linea di produzione a Cassino si perderebbe altra capacità produttiva come accaduto in passato per Termini Imerese. Come detto la preoccupazione è diffusa e lo dimostrano anche le prese di posizione degli industriali.

“Non vorremmo affrontare un’altra storia come quella dell’Ilva, dove emergono tutti i limiti di una parte importante della politica italiana. Il settore dell’auto a livello nazionale vale 400 miliardi di euro di fatturato e 27 miliardi di salari, pari al 20% del Pil. Ma l’Italia non l’ha mai considerato strategico. Non discutiamo il libero mercato, un’impresa ha ragione di muoversi come vuole; la responsabilità è quella di non aver creato le condizioni affinché le aziende italiane dell’auto fossero competitive in modo strutturale. Bene gli incentivi, ma dobbiamo togliere burocrazia e rendere attrattiva l’Italia”, queste le parole preoccupate del Presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.

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