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Alfa Romeo 33 Spider Cuneo: una Stradale dalle linee tese

La storia dell’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo è di quelle che segnano un’epoca, quella che comincia con gli Anni 70

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Tra gli Anni 60 e gli Anni 70 lo scenario mondiale viveva uno dei periodi più iconici nella storia delle innovazioni tecnologiche. L’America sfidava il mondo puntando alla Luna, riuscendo nell’intento diverse volte tra sconfitte e vittorie grazie alla Missione Apollo. La scena sociopolitica era quella dell’emancipazione e delle grandi lotte di piazza. Il mondo dell’auto stava subendo un cambiamento più repentino di quanto si potesse immaginare solo qualche anno prima, c’era ora la volontà di esplorare stilemi mai adoperati fino a quel momento.

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In tale contesto in casa Alfa Romeo si disponeva già di un autotelaio straordinario, unico per certi versi e rivoluzionario per altri. La 33 Stradale era uno dei prodotti più apprezzati nell’idea del marchio di allora. Si decide quindi che a cavallo tra gli Anni 60 e gli Anni 70 bisognava destinare tale vettura ai vezzeggiamenti dei più abili carrozzieri di allora. Nasce così, dalla matita di Paolo Martin in Pininfarina, una creatura iconica: l’Alfa Romeo 33 Spider che in men che non si dica, grazie alla sua evidente conformazione estetica, ad Arese ribattezzano Cuneo.

Modulo elementare con impostazione a cuneo

Guardando l’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo si percepisce subito la moderazione che investe la vettura del Biscione carrozzata da Pininfarina. È un segnale di rottura che ha lo scopo di ridimensionare i canoni stilistici caratteristici che stavano diventando preponderanti all’epoca. Il modulo estetico è elementare e la disposizione delle linee a cuneo ne è la più oggettiva caratteristica. Come si diceva la Cuneo nasceva da un progetto che disponeva di sei vetture tutte basate sullo stesso telaio Alfa Romeo 33 Stradale, la Spider immaginata da Pininfarina era una di queste e venne presentata al Salone dell’Automobile di Bruxelles del 1971.

Alfa Romeo P33 Roadster
Le carrozzerie dell’Alfa Romeo P33 Roadster vennero smantellate subito dopo la presentazione. La vettura venne utilizzata come base per la Cuneo

La genesi è particolare visto che la sua realizzazione derivava dal medesimo telaio utilizzato già per la P33 Roadster (il 108 giunto in Pininfarina nella primavera del 1968) che era stata presentata al Salone dell’Automobile di Torino proprio nel 1968 per poi essere inspiegabilmente smantellata dopo la sua unica apparizione ufficiale. La Cuneo quindi nasce nell’epoca delle dream cars che affollano i saloni di tutto il mondo. Segue quindi alla Carabo realizzata da Bertone (1968), alle P33 Roadster (1968) e 33/2 Coupé Speciale (1969) di Pininfarina e all’Iguana di Italdesign (1968). Successivamente alla Cuneo, nel 1976 sarà poi il turno della 33 Navajo ancora di Bertone. Rispetto alle compagne nate sullo stesso autotelaio la linea è caratterizzata dal bellissimo parabrezza inclinato e bombato, dal roll-bar e dal caratteristico coperchio che sormonta i tromboncini dell’aspirazione sostenuto proprio da un elemento metallico fissato allo stesso roll-bar. Ne viene realizzata soltanto una, conservata tutt’oggi presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese.

Essenziale e anticipatrice

Guardando l’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo oggi la si potrebbe definire moderna ancora oggi. La vettura rompe infatti con le linee sinuose molto utilizzate all’epoca del debutto per virare verso una conformazione stilistica fatta di linee tese ed elementi essenziali. La forma a cuneo, squadrata e lineare, viene spezzata soltanto dal parabrezza e dal roll-bar ed è una novità capace di inaugurare un nuovo corso stilistico per tutte le vetture che verranno dopo di lei. D’altronde i gloriosi telai della 33 forniti ai carrozzieri forniscono un set di prototipi di grande fascino, tra i più interessanti della storia dell’auto capaci inoltre di incarnare lo stile di un’epoca caratterizzata da un design all’avanguardia.

I legami dell’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo disegnata da Paolo Martin sono quelli di una stretta parentela con la P33 Roadster. Rimane la linea cuneiforme, anche se notevolmente estremizzata adesso, e rimane anche l’accoppiamento cromatico del bianco con l’arancio mentre un tratto distintivo è sicuramente l’ampio paraurti anteriore dominato da una striscia di fari a sviluppo orizzontale che la rendeva simile ad un disegno da UFO. Ogni dettaglio della 33 Spider Cuneo richiamano ad elementi geometrici puri, compreso il logo del Biscione privato dell’elemento circolare.

Martin, dopo aver realizzato nel 1970 la straordinaria Ferrari 512S Modulo, decide che il tempo delle vetture-astronavi poteva essere già destinato alla storia. Con la 33 Spider Cuneo scende nel minimalismo senza essere troppo audace e fuori dagli schemi; meglio adoperare un design fortemente in ascesa all’epoca e proseguire su quella linea fino alla presentazione del 1971. Si può dire che rispetto alla P33 Roadster, da cui per forza di cose deriva, la Spider Cuneo è forse meno interessante ma produce un impianto stilistico maggiormente elegante.

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Non mancano poi alcuni tratti stilistici tipici della produzione di Paolo Martin, immancabili le pinne stabilizzatrici leggermente curvate che insistono sull’intera lunghezza della vettura ma anche la copertura inclinata sui tromboncini. Mancano anche le portiere secondo un’impostazione tipica da barchetta sportiva. La linea bassa del profilo anteriore fa inoltre emergere due elementi semicilindrici utili a “coprire” le ruote.

Storia di competizioni

Si può quindi ammettere che la storia delle tante versioni dell’Alfa Romeo 33 deriva da quella che lega il Biscione alle competizioni. La 33 era infatti nata appositamente per le corse grazie ad un telaio straordinario, ad H, e all’adozione di un V8 da 2 litri disposto in posizione posteriore centrale. La sua variante Stradale realizzata da Franco Scaglione nasce invece per portare su strada una delle vetture più belle mai realizzate in questo mondo: venne presentata a fine agosto del 1967.

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La medesima conformazione tecnica viene adoperata quindi anche sulla Cuneo che adotta il V8 a 90° in monoblocco con teste in lega leggera, doppio albero a camme in testa con comando a catena in posizione posteriore centrale. La cilindrata è chiaramente sempre la 2.0 che eroga 230 cavalli di potenza a 8800 giri al minuto per una velocità massima fissata in 195 km/h. Il cambio è un manuale a sei marce.

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Al posteriore l’Alfa Romeo 33 Spider Cuneo esprime una sportività senza pari. La sezione è infatti tronca con sviluppo pressoché verticale ed ospita un elemento metallico rettangolare che raggruppa tutti gli otto collettori di scarico disposti singolarmente ai quali vengono affiancati sei fanali circolari, tre per ogni lato. Anche dentro rimane tutto votato all’essenzialità con una colorazione nera di tutti gli elementi, ad eccezione dei due sedili che possiedono la seduta arancione in abbinamento al colore utilizzato per gli elementi della carrozzeria. La plancia ospita esclusivamente cinque elementi circolari per la gestione di alcuni parametri mentre il contagiri, circolare anche questo, è di dimensioni maggiori e posizionato dietro al volante con elemento orizzontale a quattro razze già visto sulla Roadster. Se può definirsi un sacrilegio il fatto di ricercare un’auto capace di superare la prova del tempo meglio della 33 Stradale di Scaglione, forse questa bellissima Cuneo potrebbe essere la vettura giusta per tale ruolo.

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