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C’è un dato allarmante sulle nostre gallerie

Un rapporto del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici ha individuato più di 200 gallerie in Italia che presentano rischi elevati per la sicurezza

Crollo Galleria A26

Il dato è di quelli che fanno riflettere: sono più di 200 le gallerie in Italia a serio rischio. È quanto emerge da un rapporto redatto circa due mesi prima del crollo all’interno della galleria Bertè sulla A26. Il rapporto è stato stilato dal Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici ed è stato sottoposto al Ministero dei Trasporti (di cui comunque fa parte), ad Autostrade per l’Italia, al Dipartimento dei Vigili del Fuoco e ai Provveditorati alle Opere Pubbliche d’Italia.

Una situazione sconfortante

Il documento che sarebbe sui tavoli del Ministero già dallo scorso novembre traccia una situazione decisamente preoccupante. All’interno di questo vengono infatti segnalate ben 105 gallerie a rischio, tutte facenti parte della rete autostradale gestita da Autostrade per l’Italia, mentre ulteriori 90 gallerie sono quelle che insistono su territori di competenza di altri concessionari. Queste ultime con molta probabilità sono anche state segnalate ai rispettivi gestori.

L’indagine segnala che all’interno dei tunnel indicati, lunghi oltre 500 metri, si hanno preoccupanti pericoli relativi a incidenti e crolli. Le strutture sono infatti prive di impermeabilizzazione e quindi sono soggetti alle infiltrazioni delle acque. Mancano anche i sistemi di sicurezza, le vie di fuga e le corsie di emergenza. Videosorveglianza e rilevamento dei fumi, oltre ai sistemi antincendio e alle luci guida per l’evacuazione, manco a parlarne. Stesso discorso per le camere a tenuta stagna.

È quindi più che lecito chiedersi se percorrere le nostre autostrade rappresenta un rischio reale. Probabilmente si, perlomeno se non si farà qualcosa per ovviare. Non è un caso che il documento citato sia stato anche acquisito dalla Guardia di Finanza, proprio a seguito dell’indagine avviata subito dopo il cedimento di 2,5 tonnellate di materiale cementizio dalla volta della galleria Bertè sulla A26 (il 30 dicembre scorso). Ma la situazione continua ad evolversi pericolosamente: proprio stanotte sulla A6 un’altra galleria ha accusato il cedimento di materiali dalla sua volta.

Attenzione a una direttiva europea sull’argomento

C’è poi una direttiva europea, la numero 54 del 2004, che configura una possibile procedura di infrazione che l’Italia in questo modo sta rischiando. Ma questo si sa già visto che ad inizio 2019 il Ministero dei Trasporti, con a capo l’allora Ministro Toninelli, aveva richiesto una possibile proroga fino al 2022 provando quindi ad evitare la citata procedura di infrazione. Tuttavia la richiesta venne ben presto respinta dall’Unione Europea.

La direttiva è stata recapitata nel 2006 nel nostro Paese (14 anni fa!) e citava le misure minime che bisogna osservare in merito alla sicurezza stradale. A quel tempo l’Italia aveva ottenuto come ultima data per l’adeguamento delle autostrade, il 30 aprile 2019. Ma è ormai evidente che le tempistiche non sono state mai rispettate. Se ne sono accorti anche gli investigatori.

L’indagine potrebbe fare affiorare altri casi

Tra le oltre 200 gallerie non sicure sparse in tutta Italia c’è ovviamente anche la Bertè interessata dal crollo il 30 dicembre scorso. Delle 105 gallerie della società Autostrade per l’Italia una decina si trovano lungo le dorsali appenniniche tra le regioni Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Inoltre fra le gallerie incriminate citiamo anche la Castello di Grottamare sulla A14 Adriatica; la galleria era stata interessata ad agosto 2018 da un grave incidente che aveva provocato un grosso incendio. Il tunnel venne riaperto soltanto sei mesi dopo.

Quindi l’indagine in corso per accertare le responsabilità che hanno condotto al crollo di elementi della volta della galleria Bertè potrebbe avere effetti non molto piacevoli sul resto delle infrastrutture. Magari potrebbe persino avere ripercussioni sulla già martoriata società concessionaria, sotto inchiesta per il crollo del Ponte Morandi e per i falsi report relativi alla sicurezza di diversi viadotti. Bisogna poi dire che in una scala di valutazione del rischio infrastrutturale che va da 10 (ottime condizioni) a 70 (rischio elevato con conseguente chiusura dell’infrastruttura e avviamento dei lavori) la galleria Bertè deteneva un buon 40. Configurando quindi un rischio molto contenuto. Eppure 2 tonnellate e mezzo di elementi in cemento sono crollati dalla sua volta, fortunatamente senza fare vittime o feriti. Ma non c’è da stare tranquilli.

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