Il dibattito sugli incentivi auto elettriche 2025 in Italia si arricchisce di una nuova variabile che potrebbe incidere pesantemente sul mercato: l’eco-score. Introdotto in Francia a inizio 2024 con l’obiettivo di contenere l’arrivo massiccio di veicoli cinesi a basso costo, il sistema di valutazione ambientale rischia ora di essere adottato anche dal nostro Paese, diventando un requisito fondamentale per accedere ai bonus statali.
In teoria (appunto) l’idea appare positiva, soprattutto per chi sostiene la produzione europea e vuole favorire il made in Italy. L’eco-score si configura come un punteggio che misura l’impronta di carbonio di un’auto lungo tutto il suo ciclo di vita: dalla produzione all’assemblaggio, dal trasporto fino al riciclo finale. A ogni modello verrebbe attribuito un valore da 0 a 100 e solo quelli con punteggio superiore a 60 potrebbero beneficiare degli incentivi.

Il modello francese, da cui il sistema italiano dovrebbe prendere spunto, ha di fatto penalizzato le vetture provenienti dalla Cina, costruite con un mix energetico più inquinante, a vantaggio di quelle prodotte in stabilimenti europei. In Italia il Ministero dell’Ambiente (Mase) non ha ancora confermato ufficialmente l’adozione, ma il decreto attuativo atteso a breve sembra andare proprio in quella direzione. Non mancano però critiche e perplessità.
Unrae e Federauto hanno espresso timori concreti, sottolineando come l’eco-score rischi di diventare un ostacolo eccessivo. Secondo le associazioni, il sistema così com’è concepito risulterebbe discriminatorio perché considera soltanto produzione e trasporto, escludendo aspetti fondamentali come l’utilizzo e lo smaltimento.
Le conseguenze potrebbero essere pesanti. Almeno metà, o addirittura due terzi, delle auto elettriche oggi in vendita rischierebbero di non accedere agli incentivi, con un impatto diretto sulla concorrenza e sulla possibilità di utilizzare le risorse stanziate, quasi 600 milioni di euro.

Le stime più contenute parlano di un veicolo su due escluso dal bonus, una prospettiva che alimenta le preoccupazioni di Motus-E. L’associazione, già a settembre, aveva denunciato la necessità di regole chiare e meno restrittive per favorire davvero la crescita della mobilità elettrica in Italia.