Mentre gli ordini per la Bugatti Tourbillon, l’imminente mostro ibrido plug-in da 1.800 cavalli previsto per il 2026, sono già pieni, in casa Rimac si respira un’aria leggermente diversa. Se la Nevera R fatica a riempire il portafoglio ordini, l’azienda croata non resta certo a guardare e punta tutto sul 2030. Stiamo parlando dell’anno della prima Bugatti interamente elettrica.
Secondo Nurdin Pitarevic, COO di Rimac Group, il futuro del marchio di Molsheim sarà alimentato da batterie allo stato solido, sviluppate in una nobile collaborazione con Prologium e gli esperti di Mitsubishi. Ma i numeri trapelati non sembrano esattamente “da capogiro”. Si parla di un incremento della densità energetica del 20-30% rispetto agli ioni di litio attuali per un pacco da 100 kWh, con un risparmio di peso di miseri 30 kg. Non proprio una rivoluzione. Insomma, ci si aspettava di più per una belva e per un nome del genere. Ma c’è ancora (tanto) tempo.

BMW aveva prima annunciato, e poi mantenuto con la iX3, un aumento del 20% restando sulla tecnologia tradizionale. Così, lo “stato solido” promette miracoli ma, per ora, sembra andare a dieta decisamente stretta.
La vera magia di Rimac sembra avvenire altrove, nei motori. Pitarevic ha confermato che sono riusciti a progettare motori elettrici drasticamente più leggeri. La motorizzazione posteriore della futura supercar Bugatti peserà appena 132 kg, contro i 198 kg dell’attuale tecnologia montata sulla Nevera. Un dimagrimento notevole che compenserebbe la timidezza tecnologica delle batterie.

Certo, stiamo parlando delle primissime batterie allo stato solido sul mercato e il margine di miglioramento è enorme, ma resta il fatto che la sfida della densità energetica è appena iniziata. Mentre Bugatti si prepara a un futuro senza il rombo del motore a combustione, resta da vedere se i collezionisti accetteranno di scambiare il mito dei pistoni con una batteria che pesa quanto un elettrodomestico.
