Un fantastico video sulla Ferrari 250 GTO è stato pubblicato nelle scorse ore sul canale YouTube di “Harry’s garage”, per regalare emozioni stellari agli appassionati di auto. L’apprezzamento è stato immediato, visto il gran numero di visualizzazioni raccolte in poco tempo. La viralità guadagnata dal cortometraggio è una cartina di tornasole dell’interesse per la vettura scelta per le riprese, che appartiene alla famiglia più nobile della storia del “cavallino rampante“. Qui si entra nel cuore del mito.
Come potete notare dalle immagini, il look non è quello della prima serie. Questo perché alla fine del 1963 l’auto fu ricarrozzata da Scaglietti con la veste di quella che divenne la Ferrari 250 GTO ’64 (o di seconda serie), sbocciata complessivamente in sette esemplari, tre dei quali nati con il nuovo abito, mentre gli altri quattro presero forma dallo step precedente. È il caso della vettura protagonista del video. Si tratta di quella con telaio 4399 GT, la cui storia è ampiamente documentata. Nel 1964, al modello in esame, fu aggiunta la presa d’aria sul cofano anteriore, per regalare più “ossigeno” all’unità propulsiva. Anche se l’abito non è bello come quello della vettura delle origini, il fascino resta stellare.
Il protagonista umano del video, con la forza della sua riconosciuta competenza, cerca di dare una (sua) risposta sulle ragioni della natura leggendaria del modello. Punta anche a valutare se sia all’altezza del suo mito. Non vi facciamo perdere tempo, dicendovi subito che la Ferrari 250 GTO gli ha regalato emozioni stellari, ribadendo la sua natura di mezzo straordinario, elevatosi a simbolo del “cavallino rampante”, quindi dell’intero universo automobilistico. Era ovvio che finisse così, vista la natura sublime, dal punto di vista motoristico, estetico, caratteriale, storico e culturale di questa opera d’arte a quattro ruote, espressione di riferimento della specie. Incredibile come ad oltre 60 anni dalla nascita, la “rossa” in esame continui ad essere in cima ai desideri di ogni appassionato.
Dicevamo in precedenza che la Ferrari 250 GTO di seconda serie è meno affascinante, sul piano stilistico, rispetto a quella della prima serie, che la supera nettamente in termini di splendore visivo, per la maggiore armonia degli elementi, molto più fluidi nelle loro alchimie linguistiche. Anche nella nuova veste, però, la coupé emiliana riuscì ad essere vincente in pista ed era questa la cosa che più interessava ad Enzo Ferrari. Le modifiche apportate sulla mitica Gran Turismo Omologata, nel model year 1964, riguardarono quasi esclusivamente la carrozzeria, più simile a quella della 250 Le Mans, specie nel padiglione e nello specchio di coda.
Come riferito in un’altra circostanza, il vento del cambiamento fu il frutto della necessità di affinarne l’aerodinamica, per proseguire la felice scia vincente del modello, considerato il più iconico della casa di Maranello. Tre esemplari presero forma in questa veste. Altri quattro, della serie precedente, vennero aggiornati con il nuovo look. Quest’ultimo cedeva meno alle lusinghe degli occhi, per concentrarsi maggiormente sugli aspetti funzionali, riducendo in parte la sua arte, ma qui non parliamo di un quadro: un’auto deve risultare anche al passo coi tempi sul piano funzionale, se vuole continuare a vincere in pista. Ecco perché le ragioni estetiche a volte vengono sacrificate sull’altare di altri bisogni.
Siamo al cospetto, in ogni caso, di un’auto meravigliosamente bella, anche se lontana anni luce dall’inarrivabile splendore della prima serie, cui l’esemplare in esame apparteneva, prima della conversione di fine 1963. Con questa nuova matrice stilistica, la Ferrari 250 GTO seppe distinguersi in pista, proseguendo la scia felice dello step precedente, come dimostra la conquista del terzo successo consecutivo nel Campionato Mondiale Marche consegnato alla casa di Maranello nel 1964. Un ulteriore sigillo nel glorioso palmares della leggendaria “rossa”, guadagnato però con un outfit diverso. Il veleno delle Cobra non riuscì, ancora una volta, a fermare la corsa vincente della creatura emiliana.
L’energia dinamica della 250 GTO model year ’64 continuava a giungere dall’unità propulsiva che animava le danze della versione precedente. Anche qui il motore V12 da 3.0 litri di cilindrata spingeva con grinta fuori dal comune. Pure le sonorità meccaniche liberate dai 300 cavalli in corsa sono della miglior specie. Regalano vibrazioni uniche al sistema emotivo, appagato in tutte le dimensioni. Harry ne è rimasto estasiato. Quella che giunge alle orecchie è una musica orchestrale, ad alto indice di adrenalina, che fa la gioia di tutti, come la fece a suo tempo per il grande maestro Herbert von Karajan.