Sono passati 50 anni dal debutto della Ferrari 308 GTB, che si è fissata nella storia come una delle grandi icone della casa di Maranello. A lei va il merito di aver introdotto l’architettura del motore V8 alle spalle dell’abitacolo, fra i modelli di serie del “cavallino rampante” (la Dino 308 GT/4 non fa testo, per il marchio diverso di cui faceva uso).
Oggi ci concediamo un viaggio alla scoperta delle “rosse” che, dopo il suo debutto, hanno seguito la stessa impostazione. Quasi tutte appartengono al medesimo filone produttivo ed hanno scritto le tappe della discendenza, ma c’è pure un’intrusa: la SF90 Stradale, dal posizionamento più elevato. Se di vostro gradimento, salite a bordo, per iniziare il tour delle auto del marchio emiliano con il cuore ad 8 cilindri disposto in posizione posteriore centrale, partendo proprio dalla capostipite.
1975: Ferrari 308 GTB
La sua carrozzeria ha un carisma unico, che non teme le insidie del tempo. Questa è una vettura destinata all’eternità. Incredibile il modo in cui Pininfarina ne ha plasmato i suoi tratti, conferendole uno stile unico e seducente. Qui l’eleganza si miscela alla sportività, con un’armonia visiva di sublime splendore.
A lei devono molto le Ferrari di epoca successiva, che hanno tratto spunti creativi di primo livello dalle sue alchimie estetiche e tecniche. Sotto il cofano posteriore trova accoglienza un motore V8 da 3 litri di cilindrata, disposto trasversalmente che, nella versione di punta, riesce a sviluppare una potenza massima di 255 cavalli.
La base strutturale è fornita da un telaio a traliccio di tubi di acciaio, allineata alla tradizione del marchio di quel periodo storico. Della 308 ci fu anche una versione scoperta, battezzata GTS (Gran Turismo Spider), con tettuccio rigido asportabile. Giunse sul mercato nel 1977.
1985: Ferrari 328 GTB
Evoluzione della 308, fu dotata di un motore V8 con cilindrata più alta. Qui la cubatura era di 3.2 litri. La potenza massima crebbe a quota 270 cavalli, nonostante la capacità del modello di ossequiare le più restrittive norme sulle emissioni del pianeta. Notevole l’elasticità di marcia, che si abbinava a una progressione molto vigorosa e a un’affidabilità di altissimo livello.
Con lei si raggiunse la maturazione della specie, facendo tesoro delle esperienze pregresse. L’upgrade interessò anche il look, per migliorare l’aerodinamica. Pininfarina svolse un ottimo lavoro, con riflessi positivi sul profilo laterale e sullo specchio di coda, mentre il frontale, per quanto bello, risultava appesantito rispetto a quello dell’antesignana.
Nel complesso possiamo parlare di un buon restyling. La ventata di rinnovamento riguardò anche l’abitacolo, meglio curato e più prima. Il lancio della Ferrari 328 GTB avvenne insieme a quello della versione GTS, che dominò la scena commerciale.
1989: Ferrari 348 TB
Qui siamo al cospetto di un’auto completamente nuova, che segna un cambio di passo nell’interpretazione delle V8 a motore centrale del “cavallino rampante”. Lo si vede già dall’aspetto, completamente diverso, della carrozzeria, firmata anch’essa da Pininfarina. La Ferrari 348 TB traeva ispirazione dalla Testarossa, ma se ne distingueva in modo marcato nei volumi e nelle proporzioni.
Anche il disegno seguiva logiche differenti, nonostante la parentela visiva. Il look era meno esuberante di quello della sorella maggiore, ma quasi altrettanto coinvolgente. La tela grafica risultava armonica e perfettamente calibrata nei suoi aspetti espressivi. Questo l’ha traghettata fino ai nostri giorni con modernità visiva. Diverso anche il telaio, ora in acciaio stampato, con una struttura ausiliare posteriore a traliccio, per il supporto del motore e dell’asse.
Il cuore V8 guadagnò una collocazione longitudinale, con cambio trasversale. Questa unità propulsiva, da 3.4 litri di cilindrata, segnava una potenza massima di 300 cavalli. La 348 fu declinata anche in 2 versioni a cielo aperto. Nel 1993 giunse la versione GTB da 320 cavalli, affiancata dalle sorelle GTS e Spider.
1994: Ferrari F355 Berlinetta
Nata partendo dalla 348, recuperava un look più classico e meno hi-tech. Qui spariva la connessione con gli stilemi della Testarossa, per recuperare una liaison con i modelli del passato più romantico. La carrozzeria esprimeva con sublime eleganza la sua sportività. Nessun eccesso nel corpo, ma una grandissima pulizia formale che si affidava al gioco delle proporzioni e dei dettagli per regalare un aspetto plastico e molto muscolare.
La Ferrari F355 aveva un look grintoso e moderno, che ancora oggi fa innamorare. Grande la forza seduttrice del suo stile, firmato ancora una volta da Pininfarina, che seppe evolvere con gusto il prodotto di partenza, conferendogli una nuova identità visiva. Sotto il cofano posteriore trova accoglienza un motore V8 da 3.5 litri, a cinque valvole per cilindro, in grado di sviluppare 380 cavalli a 8.250 giri al minuto.
La sua connessione con l’ingegneria da corsa è evidente. Anche l’aerodinamica fa tesoro del know-how agonistico. Il fondo carenato sigilla l’auto all’asfalto, come sulle monoposto di F1. Eccellenti le sospensioni a controllo elettronico. Declinata in versione berlinetta, GTS e Spider, questa “rossa” portò al debutto il cambio elettroattuato, offerto come opzione a fine serie.
1999: Ferrari 360 Modena
Questa vettura aprì un capitolo completamente nuovo fra le berlinette del “cavallino rampante” col motore disposto alle spalle dell’abitacolo. Alla Ferrari 360 Modena toccò il compito di traghettare la famiglia negli anni duemila. Il lancio del modello avvenne nel 1999, quando si presentò in società con la sua innovativa veste estetica, del tutto diversa da quanto visto in precedenza.
Qui l’alluminio trovò ampia applicazione, abbracciando il telaio e la carrozzeria, per regalare leggerezza al corpo vettura. La cifra registrata alla bilancia fu così inferiore a quella della F355, pur in presenza di dimensioni molto più generose. A dispetto dell’età, la 360 Modena è ancora attuale nel look. Il suo stile porta i segni dell’eleganza di Pininfarina, sempre abile nel dare un tocco di classe alla sportività dei lineamenti. Le “rosse” nate dopo di lei devono qualcosa alla sua estetica, se non altro in termini di proporzioni.
Di particolare forza attrattiva il lunotto posteriore che lascia a vista l’unità propulsiva. Guardando la sua silhouette si resta ammaliati dalla elegante muscolosità di questa Ferrari, la cui spinta giunge da un cuore da 3.5 litri, a 5 valvole per cilindro, con 400 cavalli al servizio de piacere. Le performance sono di alta gamma, grazie anche all’accurato studio aerodinamico. Unico il sound. Questa vettura fu proposta anche in versione Spider e Challenge Stradale.
2004: Ferrari F430
Evoluzione della precedente 360 Modena, questa sportiva della casa di Maranello ne ha spinto ancora più alto i contenuti tecnologici e prestazionali, sposando le soluzioni migliori del suo tempo. L’abito che ne veste la meccanica è più aggressivo di quello dell’antesignana, ma non perde un grammo della sua eleganza. Pininfarina, ancora una volta, è riuscito a fare un miracolo. Poche firme sanno rinnovare un prodotto eccellente senza rovinarlo e, magari, migliorandolo nel complesso. La mitica carrozzeria torinese è fra queste.
Nel frontale della F430 ci sono dei rimandi alla 156 F1, mentre nello specchio di coda si è voluto sottolineare il legame con la Enzo. Stupendo il lavoro eseguito nel profilo laterale, che ha guadagnato grinta con sublime grazia. Fra le novità ingegneristiche portate al debutto da questa “rossa” va citato il differenziale elettronico E-Diff, per la massima trazione in uscita dalle curve. La sua presenza rende più facile la gestione del mezzo. Il tutto in un quadro di grande piacere di guida. Al CST il compito di aggiungere note di sicurezza attiva.
Sotto il cofano posteriore pulsa un V8 da 4.3 litri, con 490 cavalli di potenza massima. Fulminei i passaggi marcia garantiti dal cambio elettroattuato F1. Il quadro prestazionale era di riferimento nel suo periodo storico. La F430 fu coniugata anche in versione Spider, Scuderia e Scuderia 16M.
2009 : Ferrari 458 Italia
Con lei è stato introdotto un nuovo approccio stilistico nel segmento delle berlinette V8 coi “buoi dietro il carro”. Pininfarina ha sposato schemi espressivi diversi ed innovativi per confezionare il suo abito, di alta sartoria. Ancora una volta possiamo parlare di un capolavoro assoluto. Il massimo dello splendore si raggiunge nello specchio di coda e nel profilo laterale, dove questa “rossa” fa ancora scuola in termini di bellezza e forza espressiva. Stupisce come dalla sua impeccabile purezza dialettica sia nato un corpo a così alto indice di sportività.
Qui la connessione fra classe e muscoli ha raggiunto il suo diapason. Impossibile non innamorarsi dei suoi tratti, davvero scultorei. Anche il trattamento dell’abitacolo rapisce i sensi, per il fascino del nuovo lessico scelto per gli interni. L’impronta è molto sportiva, ma si ha pure l’impressione di trovarsi in un raffinato salotto. Miracoli che solo i migliori sanno mettere a segno.
Sulla Ferrari 458 Italia la tecnologia è da corsa. Discende del know-how agonistico della casa di Maranello pure l’accurato studio aerodinamico. La spinta è assicurata da un motore V8 da 4.5 litri di cilindrata, che sviluppa una potenza massima di 570 cavalli a 9.000 giri al minuto. Di riferimento le sue performance, non solo in termini di metriche ma anche come handling e finezza caratteriale. Il sound è degno di tanto splendore. Potremmo definirlo orchestrale. Dalla 458 Italia sono state derivate le versioni Spider, Speciale e Speciale A.
2015: Ferrari 488 GTB
Nata per rimpiazzare la 458 Italia, questa “rossa” è riuscita ad elevarne ulteriormente il profilo prestazionale. La maggiore carica energetica trova una cartina di tornasole nel look, ancora più muscolare. Il risultato della ricerca stilistica è un’auto dall’aspetto molto incisivo, che migliora ulteriormente la presenza scenica della progenitrice, soprattutto nella parte anteriore. Anche lo specchio di coda guadagna note di fascino, mentre la presa d’aria, ampiamente dimensionata, comparsa nel profilo laterale sporca la purezza grafica dell’esecuzione dell’antesignana, ma il risultato è, comunque, di grande splendore.
Il piccolo dazio è stato il costo delle nuove esigenze funzionali connesse al trapianto di due turbine. Le stesse che hanno tolto la magia del sound dell’unità aspirata, in cambio di una scuderia più corposa. Qui il V8, ridotto a 3.9 litri ma ritemprato dall’architettura biturbo, eroga la bellezza di 670 cavalli di potenza massima, a 8.000 giri al minuto, con un picco di coppia di 760 Nm a 3.000 giri al minuto.
Le performance sono all’altezza, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.0 secondi e da 0 a 200 km/h in 8.3 secondi. Ai suoi tempi erano dati di riferimento, come la punta velocistica, di oltre 330 km/h. Pure oggi lasciano a bocca aperta, ma non quanto la finezza e l’efficienza del suo handling. La Ferrari 488 GTB ha avuto una sorella Spider e due versioni Pista, chiusa e aperta.
2019: Ferrari F8 Tributo
Ulteriore evoluzione della berlinetta V8 coi “buoi dietro il carro”, questa “rossa” si offre alla vista con uno stile rielaborato rispetto alla 488 GTB, di cui ha preso il posto. Davanti e dietro esprime in forma diversa lo stesso livello di splendore, ma nello specchio di coda ha perso qualche punto in termini di appeal. La carrozzeria, firmata da Flavio Manzoni, si concede alla vista con un forte tono muscolare, che non va a detrimento della bellezza. La ricerca dei migliori responsi aerodinamici e funzionali ha preservato lo stile, capace di resistere al loro assalto.
Nel nome del modello c’è un chiaro omaggio al frazionamento ad 8 cilindri, prima del passaggio al 6 cilindri della 296. Sulla Ferrari 488 GTB, l’architettura motoristica di cui ci stiamo occupando ha custodito la cilindrata precedente, da 3.9 litri, e la soluzione della doppia turbina, ma con un livello di potenza molto più alto: 720 cavalli, 50 in più della 488 “standard”. Questo vigore si traduce in una tempra prestazionale di straordinaria intensità: accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.9 secondi, da 0 a 200 km/h in 7.8 secondi, velocità massima di 340 km/h.
Incredibile il modo in cui queste cifre vengono messe sul piatto, per rendere fruibile la supercar del “cavallino rampante” anche a quanti non indossano abitualmente tuta e casco. La riduzione del peso sull’antesignana ne ha migliorato ulteriormente l’efficienza dinamica. Come riferito in un’altra circostanza, sulla Ferrari F8 Tributo le reazioni ai comandi del gas sono immediate, senza la tara del turbo lag, qui consegnato alla memoria letteraria. Notevole la dotazione tecnologica. Prevista una variante Spider.
2019: Ferrari SF90 Stradale
A lei va il merito di aver riportato il motore posteriore centrale nell’alto di gamma della casa di Maranello. Fatte salve le supercar in serie limitata, questa soluzione mancava all’appello, nella line-up superiore del “cavallino rampante”, dai tempi della F512 M, ultima discendente della stirpe Testarossa. Qui, però, a differenza che sull’altra, non c’è un cuore a 12 cilindri aspirato, ma un V8 biturbo ed ibrido ad altissimo indice energetico. Basti dire che la potenza complessiva tocca quota 1.000 cavalli: ben oltre i 440 espressi dalla già citata F512 M. La Ferrari SF90 Stradale ha creato un nuovo segmento nel listino del marchio emiliano. Questa “rossa” è un’ode al vigore e alle performance. Presto arriverà la discendente, ma i suoi contenuti sono ancora perfettamente attuali, pure sul piano tecnologico, dove ha scritto i nuovi riferimenti della specie.
La maggior parte dei purosangue di razza che alimentano le sue danze giungono dal motore endotermico V8 sovralimentato da 4.0 litri di cilindrata. Da qui arrivano anche le note sonore dell’unità propulsiva, visto che i tre cuori elettrici danno il loro apporto in silenzio. Incredibile il livello prestazionale, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 2.5 secondi e da 0 a 200 km/h in 6.7 secondi. In alcuni test eseguiti dalla stampa specializzata, addirittura ha fatto pure meglio. La velocità massima si spinge oltre la soglia dei 340 km/h. Il giro sulla pista di Fiorano viene completato in un tempo inferiore di sette decimi rispetto a LaFerrari.
Questa sportiva sfrutta la sua sinfonia ingegneristica per trasformare l’esperienza di guida in un’avventura straordinaria, che rende accessibili in sicurezza le sue performance, degne di un bolide da corsa. Purtroppo, in parte, ne risente il coinvolgimento emotivo, rispetto per esempio alla 296 GTB, più umana e comunicativa di lei. Ovviamente la ricerca dei limiti va fatta in pista e non su strada aperta al traffico. Alla sicurezza attiva della SF90 Stradale concorre la trazione integrale, che regola la distribuzione della potenza in modo preciso. Esistono anche la versione Aperta ed XX (Stradale e Aperta).
Fonte | Ferrari