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Lancia Beta Trevi: 45 anni di vita per la berlina torinese

Non occupa un posto centrale nel cuore dei lancisti, ma ha una certa autorevolezza visiva, che manca alla gamma attuale.

Lancia Beta Trevi
Foto archivio Lancia

La Lancia Beta Trevi non è una delle berline più belle del marchio torinese. Anzi, alcune scelte stilistiche fatte per la sua carrozzeria, per quanto originali, hanno un taglio stucchevole, almeno ad avviso dello scrivente. I numeri di mercato, però, furono abbastanza significativi, con quasi 41 mila unità prodotte. Non un vero successo, ma neppure un flop. Evidentemente, in quegli anni, aveva i suoi estimatori.

Oggi la vettura di cui ci stiamo occupando festeggia i suoi 45 anni di vita. Il mezzo secolo è ormai dietro l’angolo, ma non abbiamo certo fretta di festeggiarlo. Prodotta fino al 1984, la Lancia Beta Trevi era un’auto a tre volumi di dimensioni medio-superiori, con una lunghezza di 4.320 mm e una larghezza di 1.710 mm. Assemblata a Chivasso (TO), si offriva allo sguardo con un look classicheggiante.

Il suo debutto in società avvenne al Salone di Torino, quando le lancette del tempo segnavano il mese di maggio del 1980. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ma il modello ha saputo traghettare il suo ricordo nell’attualità. Anche se non fa strappare i capelli dei fan, questa creatura ha il suo seguito di ammiratori.

Lancia Beta Trevi
Foto archivio Lancia

Rispetto al modello a due volumi da cui deriva, la Lancia Beta Trevi differisce molto sul piano visivo nella parte laterale e in quella posteriore. Cambiano in modo evidente il padiglione e lo specchio di coda. Al momento del lancio, i clienti potevano scegliere fra 3 motorizzazioni bialbero a 4 cilindri: quella da 1.6 litri, con 102 cavalli; quella da 2.0 litri a carburatori con 115 cavalli; quella da 2.0 litri a iniezione con 122 cavalli.

Ovvio che le vette di piacere, sul piano della guidabilità e della forza dinamica giungessero da quest’ultima declinazione, specie rinunciando al cambio automatico a tre rapporti, disponibile per tutte le versioni. In tempi successivi, precisamente nel 1982, giunse anche l’allestimento Volumex, che identificava la variante spinta da un motore duemila a carburatori ma con compressore volumetrico, per una potenza massima di ben 135 cavalli e una punta velocistica di oltre 190 km/h.

A lei toccò, quindi, il primato emotivo e prestazionale della specie. Così, il modello guadagnò la grinta che mancava alle declinazioni precedenti, anche se non si trattava certo di un’auto da corsa, ma una di una berlina medio-alta votata al comfort e alla fluidità di marcia.

Nel 1993 fece il suo debutto la seconda serie della Lancia Beta Trevi, che perse in questo passaggio l’appellativo Beta, semplificando la sua sigla. Le modifiche furono molto lievi, sia sul piano estetico (per quanto riguarda la carrozzeria e l’abitacolo) che sul fronte meccanico, con l’arrivo di piccolissimi aggiornamenti. Nel passaggio, l’unità propulsiva da 2.0 litri a carburatori senza Volumex lasciò la scena. Dopo questo modello giunse la Prisma, molto più moderna ed elegante nello stile.

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