Sono trascorsi oltre tre decenni da quando la leggendaria Lancia Delta ha salutato il mondo dei rally. Era il 1991, e dopo aver conquistato tutto ciò che c’era da vincere, il team corse di casa Fiat capì che il “Deltone” aveva ormai raggiunto il massimo del suo potenziale. Così si chiuse un’epoca gloriosa, lasciando il posto ad altri capitoli del motorsport firmati dal gruppo torinese.
Con l’addio della Delta, si aprì il sipario su un altro gioiello italiano. Parliamo dell’Alfa Romeo 155 V6 TI DTM, un bolide da un miliardo di lire che andò a battere i tedeschi nel loro stesso campionato. Un’auto che, sotto la pelle, riprendeva in parte l’anima tecnica della Delta, rielaborata in chiave Alfa. Ci si può chiedere però cosa sarebbe successo se la Lancia Delta fosse rimasta in pista e che evoluzioni sarebbero potute arrivare anno dopo anno, competizione dopo competizione.
A immaginarlo ci ha pensato Davide Virdis, artista del rendering digitale, con una sua affascinante creazione di una sorprendente Lancia Delta Touring Car. Si tratta di un mix esplosivo di nostalgia e creatività e noi non possiamo che rimanere estasiati.
Il primo dettaglio che colpisce è il profilo a tre volumi, che fa somigliare la Delta a una Lancia Prisma da corsa. Ma è la livrea Martini Racing, simbolo indelebile della storia sportiva di Lancia, a riportare immediatamente alla mente le epiche sfide nei rally. L’auto è impreziosita da dettagli da vera race car: roll bar a vista, scarichi rialzati inseriti direttamente nel bagagliaio, e un’imponente ala posteriore con supporto verticale centrale. A rendere il tutto ancora più affascinante ci pensano i cerchi OZ bianchi multirazze, un omaggio diretto agli anni ’90, e una base rossa che strizza l’occhio all’estetica DTM.
Viene naturale chiedersi se una simile Delta Touring Car avrebbe potuto tenere testa a colossi come Mercedes e Opel nel competitivo campionato Turismo. Ma alla fine, la scelta del gruppo Fiat di investire sull’Alfa Romeo 155 si rivelò lungimirante, dato che la berlina del Biscione trionfò in Germania, Inghilterra e Italia, aprendo la strada alla fortunata 156, e portando in alto il nome di Alfa fino al ritiro dal turismo.