in

Opel Agila: 25 anni per la micromonovolume tedesca

Alcune auto sono nate per accontentare i bisogni pratici quotidiani, in modo economico ed efficace. L’Agila è fra queste.

Opel Agila

Anche se non ha lasciato traccia nel mondo dei sogni, la Opel Agila prima serie è stata in grado di accontentare un buon numero di persone, con la sua versatilità. Fra i plus, il fatto di essere una city car a 5 porte, contro le 3 della stragrande maggioranza delle concorrenti di quegli anni. Come saprete, questa era un’automobile di fascia bassa, che badava al sodo. Nessun lusso, ma tanta praticità, offerta con il solito livello qualitativo tedesco: un valore aggiunto.

Il debutto del modello avvenne nel 2000. È quindi passato un quarto di secolo dal suo lancio. La nascita del progetto fu la conseguenza del più alto posizionamento della terza serie della Corsa. I manager della casa del “blitz” si resero conto che l’arrivo di quest’ultima avrebbe lasciato uno spazio libero nell’area di accesso alla line-up aziendale, privandola di una piccola utilitaria.

Per colmare il vuoto fu così assunta la decisione di sviluppare la Opel Agila, sfruttando la scocca della Suzuki Wagon R, che sposava già gli stessi concetti, elevati a target dai vertici della casa di Rüsselsheim. La sinergia fu resa possibile dalla comune appartenenza dei due marchi ad una grossa galassia automobilistica: quella della General Motors. Il risultato fu il primo mini-MPV del “blitz”, dotato di spazi interni al vertice della categoria, almeno nell’ambito delle produzioni occidentali.

Per contenere i costi, si scelse come paese di costruzione la Polonia. Una strada battuta anche da altri competitor del tempo, nell’ottica del risparmi industriali. In Europa la Opel Agila era l’unica auto del suo segmento di mercato con carrozzeria a 5 porte. A fare da base concettuale ci pensò il prototipo Concept A.

Opel Agila

Come dicevamo, è passato un quarto di secolo dal lancio della Opel Agila, che avvenne al Salone dell’Auto di Ginevra del 2000. Prima micromonovolume prodotta da una casa del Vecchio Continente, andava a scrivere quasi una nuova categoria di veicoli. Questa vettura, grazie alle 5 porte, regalava una praticità sconosciuta a quel livello dimensionale (parliamo di un’auto del segmento A). Buona l’abitabilità interna, come pure la maneggevolezza.

La felice miscela di questi elementi concorse al successo di pubblico della prima generazione di Opel Agila, nonostante l’estetica poco avvenente. Il modello nacque da un’attenta analisi del mercato. Le ragioni le abbiamo già spiegate e si connettevano all’arrivo della terza serie della Corsa, più generosamente dimensionata di prima.

Inizialmente, la nuova city car fu proposta con due motori a 4 valvole per cilindro. Quello di accesso era un 3 cilindri da 1.000 centimetri cubi da 58 cavalli di potenza massima. Più in alto si posizionava l’altra unità propulsiva: un 4 cilindri da 1.200 centimetri cubi di cilindrata, in grado di erogare 75 cavalli, per un temperamento piuttosto energico. Entrambi i cuoi meccanici erano abbinati a un cambio a 5 marce.

La trazione anteriore regalava facilità costruttiva, un migliore sfruttamento degli spazi interni, economie aziendali e affidabilità di guida, per il comportamento più prevedibile rispetto a una vettura a trazione posteriore. La Opel Agila ebbe anche una versione a gasolio, nata qualche anno dopo l’esordio del modello. Quando le lancette del tempo segnavano l’anno 2003, infatti, fu lanciata la 1.300 turbodiesel common-rail da 75 cavalli, molto incisiva sul piano caratteriale, specie in relazione al peso contenuto del mezzo. Anche questa trovò il suo bacino di sbocco.

Opel Agila

Più in generale, la Opel Agila seppe intercettare i gusti del pubblico femminile, che ne fece una scelta privilegiata. La linea giovanile e la possibilità di trasformare rapidamente gli interni da quelli di una vettura a 4 posti in quelli di una a 2 posti, con un bagagliaio della capacità di 700 litri, ne fecero subito una beniamina del gentil sesso.

Il ciclo produttivo del modello, in questa prima serie, andò avanti per sette anni, nel corso dei quali sbocciarono oltre 440 mila esemplari della specie. Molto ricettivo il mercato italiano, che coprì una parte importante dei volumi commerciali. Nel 2007 giunse la seconda generazione del modello, con una linea meno squadrata ed essenziale. L’aspetto divenne complessivamente più gradevole, ma non si poteva certo parlare di una miss.

Anche nella nuova veste emergeva la missione di auto popolare, senza vezzi e senza orpelli. Guidatore e passeggeri sedevano ancora in posizione rialzata, ma il tetto, scendendo verso la parte posteriore, dava un nuovo slancio alla linea della vettura. La Opel Agila di seconda generazione era molto diversa dalla precedente. Più lunga, più larga e più bassa, sfoggiava un aspetto più aggressivo e linee meno tese e più dinamiche.

Il frontale e la coda sposavano un linguaggio completamente diverso rispetto a prima. I gruppi ottici posteriori, a sviluppo verticale, furono posizionati sui montanti del lunotto. La produzione fu spostata nello stabilimento ungherese di Esztergom. I posti divennero 5, contro i 4 della serie iniziale. Nella nuova configurazione, la Opel Agila continuava ad offrire la buona capacità di carico che aveva concorso al suo successo, nella prima edizione.

Si passava da un minimo di 225 litri sotto il copri-bagagliaio (quanto bastava per trasportare, ad esempio, un passeggino) a un massimo di 1.050 litri, girando semplicemente la manopola che faceva ripiegare lo schienale dei sedili posteriori. La potenza dei 2 motori a benzina crebbe di livello, spingendosi rispettivamente a quota 65 cavalli e 86 cavalli. Nel mese di novembre del 2014 giunse il congedo di mercato del modello. Il suo posto fu preso dalla Opel Karl.